Nel 2020, anno del centenario della nascita di Ray Bradbury, la casa editrice americana Hard Case Crime ha pubblicato un’antologia di venti racconti intitolata Killer, come back to me, contenenteil meglio della produzione poliziesca del grande Ray Bradbury, un vero maestro della short story e uno dei miei scrittori preferiti. Il 22 marzo è uscita la traduzione italiana, Assassino, torna da me!, nella collana Oscar Moderni Mondadori, che qui recensiamo.
Un’occasione per scoprire uno degli aspetti meno familiari della produzione di «un autorevole esploratore del noir fantastico» (p. VII). Quelli di Bradbury sono «racconti thriller pieni di suspense, narrati con inattesi colpi di scena e metafore decisamente cupe» (p. V), come li definisce il curatore. Un’incursione nel «pulp poliziesco», dunque. Prima di essere conosciuto per le sue opere di fantascienza, dark fantasy e weird, Bradbury si è fatto le ossa come scrittore di racconti gialli e noir. Nella postfazione dell’autore (in realtà una introduzione alla raccolta Omicidi d’annata), Bradbury racconta la sua routine di scrittura (gli aspiranti scrittori prendano nota), che consisteva nello scrivere un racconto a settimana in modo da perfezionare lo stile.
Ray Bradbury mosse i primi passi nel campo della scrittura durante l’epoca d’oro dei pulp magazines, sotto la guida della scrittrice Leigh Brackett: «una delle mie eroine dell’epoca» (p. 326) e «la mia amorevole maestra» (p. 327), ricorda Bradbury. Leigh Brackett, la “regina della space opera”, fu autrice di quel Ciclo marziano con protagonista Eric John Stark che ha influenzato fortemente Le cronache marziane dello stesso Bradbury e di racconti hard-boiled alla maniera di Raymond Chandler o Dashiell Hammett, tanto da scrivere la sceneggiatura di ben due film tratti dai romanzi di Chandler: Il grande sonno (con William Faulkner) e Il lungo addio.
A conferma della collaborazione tra i due, nel 1946 uscì sul numero estivo di Planet Stories la novella scritta a quattro mani da Ray Bradbury e Leigh Brackett, intitolata Lorelei of the Red Mist (tr. it. Loreley delle Rosse Brume). La potete trovare nell’ottavo volume de Le grandi storie della fantascienza, curato da Isaac Asimov e Martin H. Greenberg.
In Siamo noi i marziani, un volume edito da Bietti che raccoglie dodici interviste dell’autore, Ray Bradbury cita i suoi maestri nel campo della fantascienza:
«Leigh Brackett, Henry Hasse, Ross Rocklynne, Jack Williamson, Edmond Hamilton, Robert Heinlein ed Henry Kuttner. Hanno letto e criticato moltissimi miei racconti nell’arco di sette anni, incoraggiandomi a continuare. Senza la loro amicizia non avrei perseverato, come ho fatto, malgrado i costanti rifiuti» (p. 62).
Come scrive Jonathan Robert Eller nella sua introduzione, l’antologia riunisce «le più belle storie degli esordi e della tarda maturità che rappresentano la migliore produzione di narrativa thriller di Bradbury nel periodo che va dagli anni Cinquanta agli inizi degli anni Sessanta» (p. VIII). Racconti come I morti non risorgono, Il circo dei morti e Il piccolo assassino («uno dei racconti migliori che abbia scritto in qualsiasi campo», secondo Bradbury) appartengono al sottogenere shudder pulp, pubblicato su riviste della Popular Publications come Dime Detective e Dime Mystery Magazine; altri racconti meno macabri vennero pubblicati su Detective Tales, New Detective, Flynn’s Detective Fiction.
Nell’antologia le storie sono raggruppate una di seguito all’altra per unità tematiche. Fanno la loro comparsa automi, marionette, manichini, ventriloqui, viaggiatori nel tempo, gemelli siamesi, freaks… Ci sono racconti dark, dalle atmosfere cupe, notturne (Tutta la città dorme, I morti non risorgono, La Donna nel Baule, Dove tutto finisce) e gotiche (I sorridenti). Racconti sulla malavita di Los Angeles, tra boss e gangster (Assassino, torna da me!, I morti non risorgono): un Bradbury diverso dal solito, ma che mantiene la sua cifra stilistica. Non manca la vecchia fantascienza, quella che lui definiva “delle marionette”, unita a idee noir e thriller: esempi di questa contaminazione sono Marionette S.p.A. e Castigo senza delitto, tra i più apprezzabili della raccolta. Le marionette di Bradbury sono «automi senza fili», lontani dai robot positronici di Asimov. Sono presenti anche Tutta la città dorme, «forse il racconto di suspense più famoso di Bradbury» (p. VII) e il suo seguito A mezzanotte, nel mese di giugno, e classiche detective stories come Ieri ero viva e“Non sono scemo, io!”.
Sono quasi tutte storie di tensione, giocate su suspense e finali a sorpresa, storie di morti misteriose e di inquietudini notturne. Tra quelle che mi sono piaciute di più vale la pena di citare:“Non sono scemo, io!”, Assassino, torna da me!, Il circo dei morti, La città dove nessuno scendeva, Il piccolo assassino, Marionette S.p.A. e Castigo senza delitto. In questa variegata selezione si possono ritrovare i temi tipici della poetica di Bradbury: la fine dell’estate, il crepuscolo, città addormentate (soprattutto le small towns del Midwest) e atmosfere malinconiche venate di lirismo (esemplari sono Certi vivono come Lazzaro e Delitto senza castigo).
Due dei racconti presenti nell’antologia, Così morì Riabouchinska e Marionette S.p.A., fecero da soggetto per episodi di “Alfred Hitchcock presenta” scritti dallo stesso Bradbury, autore di «almeno dodici» (Siamo noi i marziani, p. 136) episodi scritti per Hitchcock.
Ray Bradbury, Assassino, torna da me!, Mondadori, Milano 2022, pp. 352, € 14,00, trad. Lia Tomasich
Si ringrazia l’Ufficio Stampa Mondadori per aver gentilmente fornito una copia del libro al recensore.
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.