“L’invisibilità dà quindi accesso a luoghi di confine, sfumati di desiderio, attrattive e possibilità. […] l’invisibilità magica non dovrebbe mai essere un comodo potere per far procedere la storia; non va usata pigramente, come trovata da due soldi. Per questo l’Unico Anello del Signore degli Anelli costituisce un simbolo più soddisfacente, più valido dal punto di vista mitico rispetto ai mantelli dell’invisibilità della serie di Harry Potter”. L’Invisibile.
Tempo fa, ho visto su una bancarella questo ampio saggio sui tanti significati dell’invisibilità. «Che testo strano», ho pensato. La bibliografia era vastissima e l’indice analitico spaziava dalla magia al teatro, dall’antropologia alle scienze e all’illusionismo; autori e opere di fantascienza e fantastico erano molto citati. Costava poco e l’ho comprato. L’Invisibile ha dovuto attendere qualche anno, sepolto sotto libri più urgenti, ma alla fine è giunto il suo momento, ed eccoci qua a sfogliare i dieci capitoli.
1. Perché scompariamo. Ball si aggira fra miti, potere, anelli misteriosi e il punto di vista dei bambini. Sull’ultima questione porto una testimonianza personale.
Un pomeriggio molto lontano portavo a spasso mia figlia, che allora aveva circa due anni. Il sole era intenso, così tirai giù la tendina del passeggino. “E non ci sono più”, disse lei. Grazie a Ball ho finalmente scoperto che cosa voleva dire:
«L’atto di vedere una persona – cioè, di essere consapevole della sua presenza – deriva da una reciprocità di sguardi: il bambino [fra i due e i quattro anni] crede di poter essere veramente percepito solo quando gli occhi di un osservatore incrociano i suoi […] vedere è un “incontro degli occhi”».
La visibilità, quindi, richiede il consenso delle due persone coinvolte. E questo contribuisce a spiegare il rifiuto del contatto visivo, caratteristico di certe forme di autismo.
2. Forze occulte riguarda la magia e affronta una domanda che percorre l’intero saggio: che cosa significa rendere invisibile qualcosa o qualcuno? I Greci chiamavano magoi le persone capaci di accedere all’invisibile. Provenivano da Persia e Oriente e la loro magia era una mescolanza di scienza e religione, cultura intellettuale e popolare, credenze ebraiche, islamiche, orientali, cristiane e pagane.
Nel Rinascimento si affermò la magia naturale, parte pratica della scienza naturale, che forniva una base razionale a discipline come alchimia, metallurgia, astrologia, meteorologia e biologia. Le “forze occulte” con cui la magia naturale si cimentava erano il magnetismo e la proprietà elettrostatica dell’ambra. Secondo il filosofo Pierre Gassendi, tali forze si spiegavano con i principi della filosofia meccanica: «minuscoli strumenti invisibili che applicano spinte o trazioni». In futuro, queste interpretazioni avrebbero spianato la strada alla teoria atomica di Dalton e alla fisica atomica, alla chimica e alla biochimica degli enzimi. Tra i personaggi settecenteschi, Ball cita Franz Anton Mesmer, il conte di Saint Germain e il conte Cagliostro. Nell’Ottocento, questa tarda tradizione occulta continuò con Eliphas Lévi, Helena Petrovna Blavatsky, fondatrice della teosofia, e la Golden Dawn.
3. La prima parte di Paura del buio è dedicata al concetto di fantasma nelle varie religioni e culture: anime di morti, demoni o angeli, erano comunque ritenuti entità reali, anche da parte di eruditi e saggi.
I fantasmi erano anche un ingrediente importante del teatro, basta pensare ai fantasmi shakespeariani come lo spettro di Banquo, nel Macbeth, o a quello del padre di Amleto. Spesso il fantasma del re era interpretato da un uomo con il viso imbiancato e abiti fluttuanti, ma l‘attore settecentesco David Garrick decise di utilizzare solo una voce fuori campo e i propri gesti; una scelta interessante, che induceva il pubblico a chiedersi se lo spettro fosse reale o un prodotto della mente alterata del principe.
Oltre a spettri, demoni e spiriti divini, anche il piccolo popolo aveva a che fare con l’invisibilità. Folletti, elfi, gnomi e fate erano creature della tradizione gaelica denominate anche fatati o sidhe. Ombrosi e dispettosi, gli sidhe interferivano con le faccende domestiche e, talvolta, vivevano fra gli umani prendendo il posto dei neonati. Queste creature – come le tante streghe, masche, gnare, strïe, bagiue, janare e stiare della tradizione italiana – erano suggestive, e di certo molto diverse dalle fatine che, nel primo Novecento, qualcuno pensò di fotografare frodando i creduloni.
La seconda parte è dedicata allo spettacolo: il progressivo perfezionamento delle lanterne magiche seicentesche espanse il confine fra teatro, necromanzia e magia naturale. Nelle fantasmagorie,le immagini proiettate e sovrapposte, davano l’illusione del movimento e i fantasmi, riflessi sul palco, contro grandi lastre di vetro inclinate, entusiasmavano il pubblico. In Francia, i fratelli Lumière, invece, utilizzavano una lanterna magica portatile, incantando Georges Méliès. Suggestivo il commento di Maksim Gor’kij alla visione del film dei Lumière, La partie de cartes:
«sembra che queste persone siano morte e le loro ombre siano state condannate a giocare a carte in silenzio per l’eternità».
4. Raggi che collegano i mondi esamina nuove forze occulte.
L’Ottocento e l’inizio del Novecento furono anni di grandi scoperte per la fisica, la chimica e la biologia. Tra gli argomenti di grande interesse vi era la natura dell’etere: secondo Maxwell l’etere elettromagnetico era il veicolo di tutte le forze elettriche e magnetiche, anche delle onde luminose. Altri studiosi, però, erano convinti che l’etere collegasse il mondo fisico a quello spirituale, la scienza al soprannaturale. All’epoca, il fascino del paranormale era ancora molto forte. Una delle sue emanazioni fu lo spiritismo, portato alla ribalta dalle sorelle Fox (1848), che comunicavano con gli spiriti battendo colpi, dandone volentieri dimostrazioni a pagamento in casa loro. In poco tempo fiorirono spiriti loquaci e medium dispostissime a collaborare. Ma perché tutto accadde in quel periodo?
Nel 1844, l’americano Samuel Morse mostrò il funzionamento del suo telegrafo elettrico; forse fu l’alfabeto morse a fornire l’idea dei colpi. Trecento anni prima, questo strumento sarebbe parso scuramente un fenomeno occulto. Qui entra in scena Williams Crookes, imprenditore, chimico, editore e spiritista. Ball ne segue la vicenda personale, mettendo in luce gli entusiasmi e le debolezze del personaggio, la frequentazione di ambienti scientifici e gli interessanti risultati, come la scoperta di un nuovo elemento chimico, il tallio, la costruzione del radiometro e del tubo a raggi catodici. Tuttavia, Crookes mantenne un forte – e sempre meno critico – interesse per lo spiritismo, fino a prendere le parti di Florence Cook, una giovane e affascinante medium, smascherata definitivamente nel 1880.
Nel frattempo, molte persone morivano lavorando con i raggi x e con la radioattività: Marie Sklodowska Curie morì di anemia aplastica e la figlia Irène di leucemia indotte dalle radiazioni, così come Frédéric Joliot, marito di Irène. Altre morti sono da addebitarsi a pretese “cure” a base di raggi x e di radio. I controlli su queste ignobili truffe, purtroppo, arrivarono tardi anche per salvare le operaie avvelenate dal radio che applicavano sui quadranti di orologi da polso e sveglie per renderli luminosi.
5. Mondi senza fine, racconta della Society for Phychical Research (Spr) fondata nel 1882 da William Barrett – un docente di fisica interessato a fenomeni psichici come la telepatia – con lo scopo di condurre studi scientifici su tali temi. Prevedibilmente, Crookes si iscrisse, entrò nel direttivo e ne divenne presidente nel 1897.
Gruppo eterogeneo, formato da accademici e spiritisti, la Spr
«Da una parte scruta in modo scettico i fenomeni paranormali, accettando che possano essere puramente psicologici, e offre un punto d’incontro per studi storici sull’argomento. Dall’altra, è pronta ad ascoltare teorie e resoconti strani, vaghi, congetturali e sicuramente ai margini della scienza».
Tra i membri della Spr vi furono William James, J. J. Thomson (lo scopritore dell’elettrone), Lewis Carroll, Alfred Tennyson, John Ruskin e, recentemente, l’astrofisico Bernard Carr. Sigmund Freud ne fu «socio corrispondente». La Spr coglieva la differenza fra l’essere scettici nei confronti del paranormale e l’essere pronti a mettere in dubbio il proprio scetticismo. La società esiste ancora oggi, basta cercarla in rete.
Ball sposta poi l’attenzione sulle sfaccettature più complesse della scienza moderna: la materia oscura, l’energia oscura, la teoria delle stringhe e l’interpretazione a molti mondi della meccanica quantistica.
6. In È tutto nella mente. Ball esamina un tipo di «invisibilità psicologica» approfondita da Christopher Priest nell’inquietante romanzo The Glamour [l’Incanto]: nella storia vi sono persone che entrano ed escono a piacimento dallo stato di invisibilità e altre che non vengono mai notate, anche se lo desiderano. Ognuno interpreta a modo proprio questa situazione: le famiglie descrivono i congiunti in maniera stranamente spoglia – come se non ricordassero nulla di significativo su di loro – gli Invisibili, invece, si costringono a svelarsi per avere conferma di se stessi. Una sorta di pratica opposta al disvedere di cui narra China Miéville in La città e la città.
7. Anche Le persone che non si possono vedere si occupa di narrativa.
L’uomo invisibile di H. G. Wells è, per me, il personaggio più odioso di tutta la sua opera. Nel romanzo (1897) l’autore esclude l’occulto attenendosi solo alla scienza. Da allora in poi, l’invisibilità sarà considerata una rovina e non un potere, una sorta di alienazione sociale e di impotenza. Benché considerasse la scienza una forza positiva, capace di creare un futuro migliore, Wells aveva già esplorato la possibilità di un suo cattivo uso (L’isola del dottor Moreau, 1896); e proprio la scienza aveva permesso a un altro suo protagonista di visitare il futuro in quella potente metafora sociale che è La macchina del tempo (1895).
Cinquant’anni dopo, lo scrittore afroamericano Ralph Ellison scrisse un romanzo con un titolo quasi identico, Uomo invisibile:
«viaggio di un giovane nero da una posizione promettente in un college apparentemente progressista del Sud fino a diventare un rivoluzionario emarginato a New York».
L’invisibilità di Ellison è una metafora efficacissima: il giovane universitario nero è troppo anomalo, non si adegua né alla visione razzista della maggioranza né a quella progressista degli intellettuali della Confraternita. Come osserva Ball, il giovane vive liminalmente.
8. Sul punto di sparire affronta il tema del mondo invisibile nel quale siamo immersi.
Nel 1676 Antoni Van Leeuwenhoek (1676) osservò per la prima volta una goccia d’acqua con il suo microscopio scoprendo un micromondo pieno di vita. In quegli anni la scienza fu vicinissima a comprendere il senso profondo del contagio, anche Francesco Redi, negli stessi anni, aveva tolto credibilità alla generazione spontanea; purtroppo, i microscopi dell’epoca erano così grossolani che si dovettero attendere duecento anni perché Louis Pasteur e Robert Koch la liquidassero definitivamente.
Sempre nella seconda metà dell’Ottocento vennero studiate entità molto più piccole: le molecole, gli atomi, la struttura subatomica e, sul fronte biologico, i virus, dapprima solo dedotti (1892), infine rilevati dai microscopi elettronici.
Negli anni Ottanta e Novanta dello scorso secolo, giunge l’epoca dei nanobot, ancora più temibili di tutti i robot fuori controllo della fantascienza, perché invisibili. I nostri cellulari, ormai, comunicano per noi ai registratori di cassa, pagano all’entrata della metropolitana, parlano della nostra salute, caricano intere biblioteche sul nostro cellulare. E noi, incautamente, non facciamo alcuna attenzione a tutte le informazioni su di noi che spargiamo in giro.
9. Abbagliati e confusi affronta il problema dell’invisibilità sia naturale – camaleonti, zebre, pesci di fondo ecc. – sia frutto di procedimenti tecnologici. Mi occuperò della seconda categoria.
Il meccanismo tecnologico si basa sulla fusione con lo sfondo fino a diventare indistinguibile da esso. L’esempio più interessante in proposito è la Tower Infinity di Seoul, semplice progetto all’epoca in cui Ball scrisse L’invisibile, ora realizzata grazie a un meccanismo di elaborazione digitale con telecamere ottiche sistemate su sei lati, a varie altezze1. Una parte notevole del capitolo è dedicata alla questione dell’occultamento di truppe, carri armati, trasporti e navi, affrontata nel xx secolo da esercito e marina di un gran numero di Paesi. Considerato che navi, truppe e trasporti non potevano sparire, fu suggerito di distorcerne vistosamente la sagoma tramite forti contrasti di colore e forma. Il camuffamento dazzle confonde l’osservatore rendendo difficile stimare distanza, velocità e grandezza dell’oggetto. Negli ultimi anni si è inoltre perfezionato il ricorso a metodi simili a quelli della Tower Infinity e l’uso di mezzi dotati di pannelli raffreddanti e riscaldanti per confondere l’emissione di raggi IR. In ogni caso, leggere di questo argomento in anni nei quali la guerra è diventata un argomento quotidiano fa riflettere sull’incapacità umana di anteporre la vita e la sua qualità a una soluzione bellica che non serve a nulla.
10. Finalmente invisibili? Nel 2006, un gruppo di studiosi annunciò il primo “scudo di invisibilità” sperimentale. La disciplina scientifica che si occupa di simili temi è detta ottica delle trasformazioni. Un oggetto risulta invisibile se la luce lo attraversa come se fosse trasparente, altrimenti devierebbe i fasci di luce rivelando la propria esistenza. Questo “scudo”, quindi, dovrebbe riuscire a riportare i raggi di luce sulla strada che avrebbero compiuto se non avessero incontrato ostacoli. Ball usa una metafora illuminante per spiegare il movimento dei fasci di luce:
«passano attraverso l’oggetto nascosto come un fiume attorno a un masso, a valle del quale l’acqua si riunisce in modo omogeneo».
Insomma, i raggi di luce compiono un percorso curvo. Eppure, a differenza dei materiali che hanno un indice di rifrazione < di 1, ad esempio acqua e vetro, nel vuoto (e approssimativamente nell’aria) la luce dovrebbe viaggiare in linea retta. O forse potrebbe curvare? Sì, se fosse lo spazio, anzi lo spaziotempo a essere curvo… È proprio ciò che fa la gravità, secondo la teoria della relatività generale di Einstein.
L’argomento è complesso e qualche illustrazione sarebbe utile. Proprio per questo vi consiglio un articolo di Mario Russo2, apprezzabile sia per la chiarezza sia per la sensibilità, come dimostrano i due periodi finali.
1. https://metamodernarchitect.com/project/tower-infinity-korea/
2. https://www.improntanimale.it/invisibilita-nella-realta/
Philip Ball, L’invisibile. Il fascino pericoloso di quel che non si vede, Einaudi «Saggi», 2016, pp. XVI – 352, € 32,00, Trad. G. A. Gewurz
Philip Ball, L’invisibile. Il fascino pericoloso di quel che non si vede, Le Scienze «Frontiere», 2019, Rist. all. a Le Scienze
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