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    Magazzino · In primo piano

    La casa rossa di Mark Haddon

    • di Silvia Treves
    • Marzo 21, 2024 a 6:07 pm

    Due famiglie inglesi imparentate fra loro trascorrono una settimana di vacanza in campagna. Sono otto persone molto variegate, di diversa estrazione sociale, età e gusti.

    L’intero soggiorno è a carico di Richard, consulente ospedaliero benestante che si è appena risposato dopo un lungo matrimonio fallito. Gli scopi della sua generosità sono molteplici: presentare alla famiglia della sorella Angela la nuova moglie Louisa e la figliastra Melissa; ricompensare Angela che ha sempre badato alla loro madre; far tacere il proprio senso di colpa, perché, pur essendosi accollato per anni tutte le spese di mantenimento della madre, Richard non è mai più passato a trovarla.

    Angela ha una famiglia molto meno abbiente. Il marito Dominic è un libraio che ha perso più volte il lavoro; i tre figli sono molto diversi fra loro, ma affiatati: il diciassettenne Alex è un ragazzone pieno di energia e di ormoni, che già pregusta il soggiorno con la bella Melissa; la sedicenne Daisy, insicura ma destinata a sbocciare, trova sicurezza nel frequentare riunioni religiose; Benjy ha otto anni ed è ricco di sogni e di empatia.

    La casa rossa, dove abiteranno, si trova in uno scenario bellissimo:

    “Raggiunsero la cima di una collina e di colpo il panorama si fece immenso. – Offa’s Dyke [Il vallo di Offa], – disse Richard. Un crinale scuro che si alzava fino a metà del cielo. Si inoltrarono nella valle per una strada strettissima sprofondata tra due sponde erbose come una pista da bob”

    …

    “Ma era una meraviglia, a pensarci, questo enorme anfiteatro verde, le nuvole che muovendosi cambiavano forma, l’odore del fumo di legna.”

    Durante la settimana emergono rivelazioni, colpi di scena e nascono complesse dinamiche fra le persone. Una delle più evidenti è l’incapacità di ascolto di quasi tutti gli adulti: hanno la mente piena dei loro problemi e di se stessi; amano i loro figli, naturalmente, ma di un amore egocentrico, che passa sempre e solo attraverso la loro esperienza: cosa provo IO nei loro confronti?

    “[Dominic] rivolse lo sguardo a Daisy, che sorrise un istante prima di tornare al suo libro… era molto più calma adesso, nemmeno l’ombra di quelle lacrime imprevedibili che erano sgorgate l’anno prima e l’avevano fatto sentire impacciato e inutile. Erano tutte cazzate, naturalmente, roba religiosa… Eppure era stranamente orgoglioso: la forza della sua convinzione, il modo in cui nuotava così caparbiamente controcorrente. Se solo i suoi veri amici non si fossero allontanati”

    “[Daisy] si guardò allo specchio e vide l’animale in cui era intrappolata, quell’animale che cresceva e divorava e bramava. Più di tutto avrebbe voluto essere insignificante, che gli occhi degli altri le scivolassero addosso. Perché la mamma si sbagliava. Non era questione di credere una cosa o l’altra, non era questione di bene e male o di giusto e sbagliato, era questione di trovare la forza di sopportare l’angoscia di essere al mondo”.

    “– La preghiera, – rispose Daisy. – Stavo per dire la preghiera.

    Di colpo fu come se la stanza venisse messa a fuoco […] Melissa aprì comicamente la bocca.

    – Fuori il rospo, – disse Richard che era abituato a situazioni in cui gli altri si sentivano a disagio.

    – Oh Signore […] e di vegliare su coloro che non hanno la famiglia.

    – Amen e Panem, – disse Benjy.

    – Ottimo –. Richard si fregò le mani, Melissa disse «Occazzo» sottovoce”

    …

    “Louisa era atterrita all’idea di parlare con Daisy. Non conosceva dei veri cristiani. Ma Daisy disse: – Mi piace il tuo maglione, – e improvvisamente non fu più un grosso problema, dopo tutto”

    Mark Haddon

    Mano a mano che i giorni passano, ricordi ed emozioni vengono a galla: la volta in cui Daisy e un amico avevano quasi fatto sesso, i sentimenti confusi che Alex prova verso i parenti, la paura di Benjy di staccarsi dalla famiglia. Nel romanzo si mescolano rancori, verità mai dette, manipolazioni, difficoltà di sopportarsi. La parola scusa, variamente declinata, è una delle più utilizzate: “scusami”, “devo farti delle scuse”, “non c’è bisogno di scusarsi”… Al punto che il coraggioso che chiede: “che ne dici se nessuno si scusa?” pare quasi provocatorio.

    Haddon è abile nel mostrare le fragilità delle varie persone, che sono anche le nostre: il rancore di Angela verso il fratello, il fastidio di Alex verso il padre che se ne sta “sempre lì in casa a piangersi addosso”, l’imprudenza di Richard che decide di esibirsi in una lunga camminata nonostante il brutto tempo e deve essere salvato da Alex.

    Alla fine della settimana, La casa rossa termina in maniera molto aperta, con pochi chiarimenti importanti, e i lettori si domandano se tutta quella gente avrà la voglia, o il coraggio, di ripetere l’esperimento.

    Gli adolescenti e il piccolo Benjy sono i personaggi più interessanti. Fra gli adulti, Louisa, donna intelligente che sa badare a se stessa, è la più lucida e onesta.

    Con questo romanzo polifonico Haddon, che esordì – con grande successo di critica e di lettori – nel 2003 con Il caso del cane ucciso a mezzanotte, si è regalato un’occasione di riscatto dopo il flop di A Spot of Bother. A suo tempo, il testo fu molto molto apprezzato da Michiko Kakutani, allora critica letteraria del New York Times:

    «Con quanta umanità scrive il signor Haddon, con quanta comprensione».

    Tra i difetti segnalo almeno cinquanta pagine di troppo e il continuo rimuginare di Angela sulla figlia Karen, nata morta diciotto anni prima; questa deriva narrativa è un di più che non aggiunge aspetti significativi alla narrazione, anzi la indebolisce. Inoltre, sul conto di Dominic, la penso esattamente come Alex.

    Raccomando, invece, la struttura narrativa affascinante del romanzo, che ne fa un testo meritevole di lettura anche dopo dodici anni: Haddon scivola da un personaggio all’altro senza mai segnalare i cambiamenti: niente virgolette, niente “disse Tizio”, o “pensò Caia”. I lettori sono chiamati a riconoscere le voci e gli stili dei personaggi, a partecipare davvero, a stare al gioco.

    Non tutti la pensano così, comunque: ho letto letto commenti seccatissimi di persone che si costringevano a tornare indietro di molte pagine per scoprire chi aveva pronunciato una certa frase.

    Mark Haddon, La casa rossa, Einaudi, supercoralli, 2012, pp. 288, Trad. M. Pareschi, Cartaceo € 19,50, eBook € 9,99

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