
Il catalogo Adelphi ha una selezione di letteratura fantastica di pochi titoli ma di indubbia qualità: da Lo Hobbit di Tolkien alle opere perturbanti di Shirley Jackson, dalla Trilogia dello Spazio di C.S. Lewis alle incursioni fantascientifiche di William S. Burroughs, dalla trilogia di Gormenghast di Mervyn Peake all’ucronico Il richiamo del corno di Sarban. A maggio di quest’anno si è aggiunto un romanzo che torna finalmente nelle librerie dopo anni di assenza dal mercato: si tratta di Attraverso la notte (To Walk the Night, 1937) di William Sloane, tradotto da Gianni Pannofino ed edito con una splendida illustrazione di copertina dell’artista canadese Nina Bunjevac che ricorda moltissimo le atmosfere pulp di Virgil Finlay. Non avrei mai pensato che questo titolo venisse ristampato, meno che mai da Adelphi, perciò si tratta di una iniziativa editoriale tanto lodevole quanto inaspettata. La sua prima pubblicazione italiana risale al 1961, quando uscì per Longanesi con il titolo di Tu sei una malattia, per poi essere riedito come Selena nel 1990 nella collana Oscar Horror Mondadori curata da Giuseppe Lippi.
L’autore, all’anagrafe William M. Sloane III (1906-1974), ha pubblicato solo due romanzi – To Walk the Night e The Edge of Running Water (1939), di prossima pubblicazione per Adelphi – e ha lavorato per diverse case editrici sino a fondarne una sua, la William Sloane Associates. Oltre ad aver scritto diverse opere teatrali di argomento fantastico e soprannaturale, negli anni ‘50 ha curato due antologie di fantascienza, Space, Space, Space: Stories About the Time When Men Will Be Adventuring to the Stars (1953) e Stories for Tomorrow (1954), che raccoglievano storie di autori del calibro di Ray Bradbury, Clifford D. Simak, James Blish e Arthur C. Clarke.

L’edizione Adelphi si apre con un’introduzione di Stephen King scritta per il volume The Rim of Morning. Two Tales of Cosmic Horror (New York Review Books 2015) che contiene sia To Walk the Night che The Edge of Running Water. Tuttavia, come avverte l’autore stesso in una nota, l’introduzione contiene qualche spoiler, per cui si consiglia di leggerla una volta terminato il romanzo. (È lecito domandarsi perché non sia stata inserita come postfazione, ma forse l’editore ha voluto mantenere l’impostazione originale dello scritto e non relegare il nome di King alle pagine finali del volume).
Il romanzo è narrato in prima persona da Berkeley “Bark” Jones, amico fraterno di Jeremiah “Jerry” Lister. Ci troviamo nel 1936 e Bark, di ritorno dal New Mexico, va a trovare il padre di Jerry, il dottor Lister, nella sua casa di Long Island per raccontare in retrospettiva le vicende che hanno portato al drammatico suicidio dell’amico. Tutto ha avuto inizio con il ritorno di Bark e Jerry alla loro ex università e con la visita al professor LeNormand, mentore di Jerry nonché brillante astronomo che stava compiendo studi che avrebbero messo in discussione la relatività di Einstein. Giunti nell’osservatorio i due giovani assistono a una scena raccapricciante: trovano il corpo del professore avvolto dalle fiamme.
«Non sembrava il fuoco prodotto da un ciocco di legno. Emanava un baluginio giallo e debole. Non avevo mai visto niente di simile. Chiaro, bianco, silenzioso, scattava come la lingua di un serpente e si contorceva come un pennacchio di alghe nella corrente, avviluppandosi sopra, intorno e dentro il corpo del professore. Sembrava un parassita che lo possedeva e consumava, apparentemente dotato di vita propria e alimentato dall’organismo ospite: LeNormand» (p. 61)
La causa della morte del famoso astronomo resta ignota; Jerry e Bark, in qualità di unici testimoni del fatto, sono ascoltati dalla polizia ma le indagini non sembrano portare a nulla. Nel frattempo vengono invitati dalla vedova del professor Le Normand, Selena. Bellissima e algida, intelligentissima e inquietante al tempo stesso, comparsa dal nulla e senza un passato, Selena si rivela sin da subito il vero mistero della storia. Tra questa donna enigmatica e Jerry è amore a prima vista, tanto che la sposerà di lì a poco, mentre Bark nutre nei suoi confronti una malcelata e istintiva avversione. Selena è infatti la figura dietro la morte di LeNormand (un incidente, all’apparenza) e il suicidio di Jerry nel deserto del New Mexico in cui si è ritirato insieme a lei per mettere mano alle carte del professore.

Sono molti gli elementi che compongono questo romanzo, sapientemente miscelati da Sloane. Su tutti i personaggi campeggia la figura affascinante e indecifrabile di Selena, nomen omen di una entità extraterrestre giunta dallo spazio o di una intelligenza umana proveniente da un’altra dimensione che abita il corpo di una minorata mentale. Pur rientrando a pieno titolo nella fisionomia della femme fatale di tradizione noir al pari di figure analoghe presenti anche ne Il Figlio della Notte di Jack Williamson e in Ghost Story di Peter Straub, Selena è descritta in maniera originale e approfondita, non cioè attraverso un ritratto completamente negativo o superficiale ma in modo tale da trasmettere a chi a legge un senso di incomunicabilità e di impotenza di fronte agli enigmi del cosmo. La sua figura sembra inoltre incarnare un archetipo ben preciso, quello della «mente itinerante», come individuato dallo stesso Carl Gustav Jung, che durante un pranzo di gala nel 1937 incontrò Sloane e gli disse di aver letto e apprezzato Attraverso la notte. Se gli esperimenti del professor LeNormand sembrano alludere alle teorie di J.W. Dunne (1875-1949), autore di An Experiment With Time (1927), la sua morte per autocombustione potrebbe trovare ispirazione nelle opere di Charles Fort (1874-1932), ricercatore del paranormale citato anche da King nella sua introduzione: «Attraverso la notte deve molto più a Charles Fort (Il libro dei dannati, Super poteri e Lo!) che agli scrittori di mystery e horror suoi contemporanei» (p. 13).

Lo stile è limpido ed elegante, a tratti ironico; i dialoghi sono freschi e vivaci; la narrazione riesce a tenere avvinto il lettore dalla prima all’ultima pagina. Si tratta in definitiva di un mystery dalle tinte fantascientifiche. La storia ruota attorno alla risoluzione di un delitto della stanza chiusa ma nessuna spiegazione razionale può svelare il mistero dell’identità di Selena, la mente dietro la morte di LeNormand e del suo allievo Jerry Lister. Benché non manchino elementi weird, siamo ben lontani dalle atmosfere che potremmo incontrare in un racconto di Lovecraft, sia per stile che per contenuti. Tuttavia, ad accomunare entrambi gli autori è la presenza di scienziati che si tolgono la vita o muoiono in circostanze misteriose a seguito di una scoperta di portata cosmica, anche se a mio avviso Attraverso la notte non è propriamente un romanzo horror o una storia di orrore cosmico, perché in questo caso l’autore – come nota anche King – trascende le distinzioni di genere e crea un’opera «a tutto tondo» (p. 14).
William Sloane, Attraverso la notte, Adelphi 2024, pp. 279,€19,00, traduzione di Gianni Pannofino.
Nota: si ringrazia l’Ufficio Stampa Adelphi per aver gentilmente inviato una copia del libro al recensore.
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