A causa della completa dissoluzione dello strato di ozono che circonda la Terra, sempre meno regioni del pianeta sono abitabili e nascono città sottomarine. Nella guerra per le risorse sempre più scarse, la yakuza ha trovato il suo spazio allevando e commerciando illegalmente sirene. Fuori dalle zone protette si muore per cancro nero, un tumore alla pelle che si è trasformato in un’epidemia che non lascia scampo all’umanità. Samuel è l’addetto alla sorveglianza delle vasche di allevamento in cui le sirene vengono nutrite, cresciute e fatte accoppiare.
“Se Samuel avesse voluto distruggere tutto, poteva farlo. Questo pensiero gli era di grande conforto.”
In realtà il pensiero di Samuel rimane del tutto astratto, e il motivo è che Samuel stesso è talmente sprofondato nel contesto sociale e culturale di Underwater da non riuscire a immaginare uno scenario migliore o almeno diverso. Per questo, quando si rende conto di aver concepito una piccola sirena, anche la minima spinta di protezione nei confronti della figlia si trasforma subito in un sentimento di possesso, tanto che la piccola viene chiamata con un nome che riassume e rende esplicito il suo essere oggetto di proprietà del ragazzo: Mia.
La narrazione in Sirene è minimale e asettica, viene usato un linguaggio che fa ampio riferimento ai termini tecnici dell’allevamento e i fatti vengono raccontati così come accadono, senza alcun commento o alcuna nota che possa scavare nei sentimenti dai personaggi. Anzi, rimangono inconoscibili i pensieri, se ci sono, e le emozioni provate dalle sirene, il cui linguaggio è inaccessibile agli esseri umani non solo dal punto di vista interpretativo, ma anche rispetto alle facoltà sensoriali della nostra specie:
“Voraci come la loro fama, domate e addomesticate, le sirene non cantavano per l’orecchio umano. A volte emettevano un verso stridulo di gabbiano o di foca, ma il loro canto vero era un richiamo ultrasonico che faceva impazzire i cani, e forse, per quanto impercettibile all’udito, anche gli uomini”.
Questa barriera tra ciò che possiamo e non possiamo capire amplifica le oscillazioni di significato presenti nel romanzo e lo rende al contempo potente nell’impatto ed estremamente affascinante.
Sirene è infatti un romanzo dalle grandi oscillazioni, da quella che incontriamo in Samuel tra “amare” e possedere, prima Sadako e poi Mia, a quella tra la figura mitologica che conosciamo e la realtà meramente bruta e bestiale (lo è?) descritta dal romanzo.
Potentissima, ancora, l’oscillazione del significato di «carne». La sirena è un ibrido allevato per produrre carne e latte e per rifornire i bordelli. Proprio questo collasso delle due espressioni del consumo in un unico oggetto rappresenta l’aspetto più perturbante del romanzo e crea un senso di profondissimo disagio che obbliga a riconsiderare il confine, spesso dato per scontato, tra umano e animale. La labilità di questo confine si fa ancora più evidente nell’epilogo del romanzo, ma ci torneremo.
Inoltre, l’impossibilità di giudicare se effettivamente le sirene siano o meno per metà umane genera un’ulteriore oscillazione tra antropocentrismo e maschilismo, due facce della stessa medaglia, che possiamo immaginare abbiano concorso per portare il mondo alla devastazione in cui si trova. Le donne presenti nel romanzo, anche quando agiscono in modo apparentemente libero, si trovano in realtà intrappolate in ruoli che le sessualizzano o le pongono in condizioni di subalternità. In altri casi sono dichiaratamente proprietà degli uomini: Sadako, della cui mancanza Samuel soffre con tutto sé stesso, era legata a lui da un rapporto di proprietà, rapporto che il protagonista tenta di replicare con Mia, senza riuscire a darsi pace fino all’ultimo. Mia sostituisce Sadako perché in fondo, nella percezione di Samuel, non c’è differenza tra le due.
Oscilla infine la conclusione del romanzo: forse un seme di umanità potrà sopravvivere alla apocalisse del cancro nero. Uno stupro dà luce a una speranza per la nostra specie. Ma si tratta di una speranza solo apparente: non sappiamo cosa degli esseri umani sopravviva nelle sirene, se non che individui di una specie erbivora, contaminati dai geni umani, si siano trasformati in carnivori. Resta da chiederci, allora, se ci sia effettivamente un superamento delle mostruosità umane o se la storia di sopraffazione di una specie sulle altre sia destinata a ripetersi.
Laura Pugno, Sirene, Marsilio 2007*, pp. 134, € 14,00
Idem in Feltrinelli Universale economica, 2022, pp. 144, € 10,00
*L’edizione Marsilio (alla quale fa riferimento la scheda) è del 2017, nel 2007 il romanzo era stato pubblicato da Einaudi
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