[…] Com’è possibile che un feroce predatore si sia tramutato in un animale da compagnia?
Dmitrij Beljaev e Ljudmila Trut nel corso degli anni Cinquanta avviarono un esperimento che, nel periodo della dittatura genetica neolamarckista di Lysenko, avrebbe potuto costare loro la carriera se non il lavoro e la prigione. L’esperimento consisteva nell’addomesticamento della volpe argentata, un canide dalle abitudini e dalla sopravvivenza diversa dai consimili come cani e lupi ma che, in alcuni esemplari, dimostrava una familiarità con gli umani inattesa e insospettabile.
«Poiché la volpe è geneticamente molto simile al lupo, sembrava verosimile che le volpi argentate allevate per la loro pelliccia in tutta l’Unione Sovietica condividessero coi lupi i geni, quali che fossero, implicati nella trasformazione in cane».
Beljaev e Trut per quindici anni hanno selezionato – in un allevamento di volpi argentate, animali destinati a divenire pellicce per l’esportazione – gli esemplari più docili e disponibili a rapporti stretti con gli umani, cercando di capire se il rapporto degli umani con i cani, evolutosi in migliaia di anni, fosse replicabile con le volpi e potesse emergere rapidamente com’era accaduto a Ljudmilla con la sua volpe addomesticata, Pušinka.
L’esperimento era nato nel 1952 da un’idea di Beljaev, responsabile scientifico del Laboratorio Centrale di Ricerca sugli animali da pelliccia. Lo studioso si era poi rivolto a Nina Sorokin, responsabile di un allevamento di volpi a Tallinn.
«Tra loro c’era un’ottima intesa: Dmitrj era certo di potersi fidare di lei e sapeva che la sua fiducia era ricambiata».
Nina iniziò con un’idea semplice: i ricercatori avrebbero dovuto offrire del cibo alle volpi chiuse in gabbia. Sulla base delle loro reazioni – aggressive, timorose, diffidenti o incuriosite – la Sorokin scelse una dozzina di volpi tra le più disponibili per dare origine a una generazione successiva. Senza essere in qualche modo definitivi, i risultati furono comunque promettenti.
La morte di Stalin segnò l’inizio del tramonto dell’influenza di Lysenko e favorirono l’apertura di un centro di ricerca di Genetica evoluzionistica a Akademgorodok, nelle vicinanze di Novosibirsk. Lysenko ne ordinò l’ispezione, con Chruščēv primo segretario del Partito Comunista dell’URSS, ma nonostante il parere negativo dei suoi inviati, il centro non fu chiuso e Beljaev ne divenne il direttore.
Libero di proseguire i suoi studi Beljaev arruolò Ljudmilla Trut con la quale iniziò la parte più avanzata dei suoi esperimenti. L’elemento centrale del loro lavoro era quello di riuscire a definire il rapporto tra le caratteristiche innate e l’apprendimento nelle volpi finora addomesticate. Attraverso numerosi esperimenti che continuarono negli anni seguenti, i due studiosi giunsero alla conclusione che entrambi gli elementi – l’ambiente e il corredo genetico – avevano un loro peso nella domesticazione delle volpi. Il loro lavoro continuò concentrandosi sul genoma delle volpi per arrivare a individuare i geni responsabili del processo di domesticazione.
«Dando il via all’esperimento sulle volpi Dmitrij aveva ipotizzato che la selezione sulla base della docilità fosse il processo fondamentale della domesticazione di tutte le specie animali. […] La domesticazione della volpe e del lupo sono state accompagnate da cambiamenti simili del genoma e dell’espressione genica».
Dal 2010 Ljudmila ha cominciato a esplorare la possibilità che le volpi venissero acquistate come animali da compagnia e un certo numero di volpi sono state adottate in Russia, in Europa e in Nord America. Le “avventure” delle sue volpi, che le vengono raccontate per lettera, la divertono e la commuovono.
«L’esperimento sulle volpi […] dura da una sessantina d’anni, che, per un esperimento scientifico, è un’eternità. Da un punto di vista evolutivo, però, sessant’anni non sono che un batter di ciglia. Cosa succederebbe se continuasse per cento generazioni? O per cinquecento?»
A giudicare dalla quantità di video presenti on line, la domesticazione delle volpi sembra procedere secondo le ipotesi di Beljaev e Trut: animali affettuosi, giocherelloni, vivaci e socievoli, per certi aspetti simili ai cani ma sottilmente diversi, solitari come i gatti ma disponibili al gioco e alla compagnia. A poco meno di un secolo di distanza si può dare una valutazione positiva dell’esperimento dei due scienziati russi, tenendo conto che la domesticazione è comunque un processo complesso, né facile né rapido. Ultima nota: le foto inserite al centro del volume che riprendono le volpi sia adulte che cucciole, riescono a rendere perfettamente il grado di familiarità creatosi tra i ricercatori e i loro animali.
Lee Alan Dugatkin, Ljudmila Trut, Come addomesticare una volpe, Adelphi Animalia 8 [2022], pp. 252 + Note, ill., ed.or. 2017, € 24,00, trad. Valentina Marconi.
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