Il 29 novembre si è aggiunto alla collana degli Oscar Draghi Mondadori un nuovo volume interamente dedicato a Theodore Sturgeon. Ancora una volta, questa collana si segnala per il lodevole proposito di riportare nelle librerie i grandi autori dell’epoca d’oro della fantascienza in edizioni complete e di pregio. Per quanto riguarda questa edizione, quello che salta subito all’occhio è il cambio di titolo: l’originale The Dreaming Jewels, finora tradotto sempre come Cristalli sognanti, è qui tradotto come I gioielli sognanti. Una scelta che può non piacere ad alcuni, ma che è sicuramente più fedele all’originale. Il volume contiene sette romanzi dello scrittore statunitense: Killdozer! (traduzione di Gian Paolo Cossato e Sandro Sandrelli), I gioielli sognanti, Più che umano e Un po’ del tuo sangue (traduzioni di Norman Gobetti), I figli di Medusa (traduzione di Marzio Tosello), Venere più X (traduzione di Adriano Rossi) e Godbody (traduzione di Marina Sirka Mosur).
Nato il 26 febbraio 1918 come Edward Hamilton Waldo, nel 1927 i suoi genitori divorziarono e nel 1929 sua madre si risposò con William Sturgeon, professore di lingue moderne al Drexel Institute di Filadelfia. Adottato da Sturgeon, Edward Waldo cambiò legalmente il suo nome in Theodore Sturgeon. Uno dei maggiori autori dell’Età dell’oro della fantascienza assieme a Isaac Asimov, Robert A. Heinlein, A. E. van Vogt e altri, Sturgeon ha esercitato una notevole influenza su autori come Harlan Ellison (con cui ha scritto Runesmith) e Samuel R. Delany, che ebbe a dire al riguardo:
«Penso che il corpus delle storie di Sturgeon si classifichi al pari di quello di de Maupassant. Penso sia superiore a quello di O. Henry […] Penso sia superiore ai racconti di Hemingway […]. Nella misura in cui il racconto è un’arte, Sturgeon è lo scrittore americano di racconti. Il fatto che gli capiti di scrivere nella fantascienza è una gloriosa coincidenza».
In un articolo pubblicato sul New York Times, Carl Sagan annoverava «molte delle opere» di Theodore Sturgeon tra i «pochi rari romanzi di fantascienza [che] combinano un tipico tema fantascientifico con una profonda sensibilità umana». In un lungo saggio intitolato Theodore Sturgeon, Storyteller (1976), Paul Williams (noto per essere stato biografo ed esecutore testamentario di Philip K. Dick, ma anche curatore dei dodici volumi di The Complete Stories of Theodore Sturgeon), fornisce molti dettagli sulla vita e la carriera di Theodore Sturgeon. Oltre a definirlo più volte come «il miglior scrittore di racconti d’America», ci fornisce anche l’interessante prospettiva di Tandy, quarta dei sette figli di Ted. Tandy parla della figura del narratore (storyteller, in inglese), e dice: «Egli – Omero – è il cemento che tiene insieme la società». Ted Sturgeon è proprio questo. È innanzitutto un grande narratore, capace di infondere i suoi scritti di umanità e sensibilità (Paul Williams cita infatti le celebri parole di Terenzio: Homo sum, humani nihil a me alienum puto). Tra i suoi 120 racconti spicca La cosa (It, 1940), a metà tra fantascienza e horror, apparsa per la prima volta sulla rivista Unknown e nota per aver ispirato i mostri delle paludi dei fumetti di Man-Thing (Marvel) e Swamp Thing (DC Comics) e il personaggio di Gossamar della Warner Bros. Fu autore di oltre 400 recensioni, ma una ha certamente lasciato il segno, tanto da essere riportata dall’Oxford English Dictionary alla voce “Legge di Sturgeon”: «a quanto pare l’aforisma venne formulato per la prima volta nel 1951 o 1952 in una conferenza alla New York University (lettera all’OED da parte di Fruma Klass, moglie dello scrittore di fantascienza Phil Klass (‘William Tenn’), 5 dicembre 2001), e reso celebre alla convention di fantascienza WorldCon del 1953». L’OED cita come prima fonte di pubblicazione il numero di settembre 1957 della rivista Venture Science Fiction, in cui Theodore Sturgeon scrisse nella sua rubrica di recensioni “On Hand: A Book”:
«Sturgeon ha avuto una rivelazione. […] Gli è venuto in mente che in effetti la fs è al novanta percento spazzatura, ma anche che – Eureka! – il novanta percento di tutto è spazzatura. Tutte le cose – macchine, libri, formaggi, tagli di capelli, persone e spille sono, all’occhio esperto e attento, spazzatura, tranne che per la piccola parte passabile che a ognuno di noi capita di piacere
(Venture Science Fiction, Vol. 1, No. 5, September 1957, p. 49, trad. mia).
In un numero successivo della rivista, Sturgeon ebbe modo di precisare:
«È in questo senso che ripropongo la Rivelazione di Sturgeon, che ho partorito dopo venti anni di stancante difesa della fantascienza dagli attacchi di chi ha usato i peggiori esempi del campo come argomenti, e la cui conclusione è stata che il novanta percento della fs è spazzatura. La Rivelazione:
Il novanta percento di tutto è spazzatura.
Corollario 1: L’esistenza di immense quantità di ciarpame nella fantascienza è ammesso ed è deplorevole; ma non è più innaturale dell’esistenza di ciarpame da altre parti.
Corollario 2: La migliore fantascienza è buona tanto quanto la migliore narrativa (fiction) di qualunque campo».
(Th. Sturgeon, “On Hand: A Book”, Venture Science Fiction Magazine, Vol. 2, No. 2, marzo 1958, pp. 66-67, trad. mia)
Come ghostwriter Sturgeon ha scritto il romanzo giallo The Player on the Other Side (1963) per conto di Ellery Queen, come sceneggiatore è autore di due episodi di Star Trek, Licenza di sbarco (Shore Leave, 1966) e Il duello (Amok Time, 1967). Fu inoltre membro del club dei Trap Door Spiders – di cui facevano parte gli scrittori di fantascienza Isaac Asimov, Lin Carter, L. Sprague de Camp, Lester Del Rey e Fletcher Pratt e altri ancora. Il club sarà la fonte di ispirazione per la serie di racconti gialli con protagonisti i Vedovi Neri scritta da Asimov. Kurt Vonnegut, jr., collega e vicino di casa di Sturgeon a Cape Cod, si ispirerà a lui per la creazione di un personaggio presente in molte sue opere: lo squattrinato scrittore di fantascienza Kilgore Trout. “Kilgore”, infatti, ricorda il nome “Theodore”, mentre “Trout” (“trota”, in inglese) richiama ironicamente l’origine ittica del cognome Sturgeon (“storione”, in inglese).
A undici anni Sturgeon viene deriso dai suoi compagni per la sua gracilità, ma all’età di tredici anni si dimostra un formidabile atleta: la Temple University gli offre una borsa di studio, Ted sogna di unirsi al Barnum & Bailey Circus e di diventare un trapezista. Ma il suo sogno viene presto stroncato, perché a quindici anni si ammala di febbre reumatica. Lascia il liceo qualche settimana prima di diplomarsi ed entra nella marina mercantile. Come nota Nicoletta Vallorani nella sua introduzione, Sturgeon «conserva il sogno del circo, per poi sublimarlo nella storia di Horton Bluett, figlio adottivo brutalizzato da un padre crudele e da una madre imbelle, costretto alla fuga dopo l’ennesimo pestaggio e accolto appunto nel circo di Monetre, per assonanza e per indole soprannominato Maneater (Mangiauomini), e dai suoi “mostri”» (p. xii). Questo ci porta al primo romanzo di Theodore Sturgeon, The Dreaming Jewels, pubblicato per la prima volta nel 1950 e ristampato nel 1957 con il titolo di The Synthetic Man.
In Italia fu pubblicato per la prima volta nel 1953, sull’undicesimo numero della neonata collana Urania, tradotto da Giorgio Monicelli (sotto lo pseudonimo di Tom Arno). Il romanzo compariva assieme a Oltre l’invisibile (Time and Again, 1951) di Clifford D. Simak in un volume dalla sgargiante copertina di Kurt Caesar. Le edizioni Libra (1973) e Nord (1984) presentavano la traduzione di Ugo Malaguti, mentre la traduzione dei Cristalli sognanti presente nel volume dei Massimi della Fantascienza dedicato a Sturgeon era di Nicoletta Vallorani. L’edizione Adelphi (1997), infine, è stata tradotta dal regista e sceneggiatore Gian Pietro Calasso, fratello di Roberto, il fondatore della casa editrice.
Nella sua Encyclopedia of Science Fiction, John Clute definisce I gioielli sognanti «un piacevole e raffinato racconto young adult». Tuttavia, credo che la scelta di far rientrare questo romanzo del 1950 nella definizione di young adult sia quanto meno inappropriata, soprattutto vista la dubbia qualità degli young adults di oggi. Il fatto che il romanzo segua la crescita di Horty da bambino emarginato a vero e proprio “superuomo” non lo qualifica come letteratura per ragazzi.
Il romanzo racconta la storia di Horty Bluett, un bambino con lo strano vizio di mangiare formiche che viene maltrattato dal padre adottivo, il giudice Bluett, e schernito dai suoi coetanei. Emerge qui la predilezione di Sturgeon per personaggi emarginati, “diversi”: tanto è vero che Horty, fuggito di casa, viene accolto senza problemi da un gruppo di nani del circo di Pierre Monetre, detto il Mangiauomini. Da questo momento in poi a prendersi cura di lui sarà la nana Zena, che ha intuito che Horty non è un bambino come gli altri. Per citare nuovamente l’introduzione, quelli di Zena, Havana e Bunny e degli altri freaks sono «profili struggenti di disadattati» (p. xii), di «creature aliene per genesi, ma fin troppo umane per sensibilità» (p. xiii), come il mostruoso uomo serpente Solum.
Il personaggio del Mangiauomini è molto interessante: uno scienziato geniale che odia profondamente l’umanità che non lo ha compreso. Monetre è anche l’unico ad aver scoperto l’esistenza silenziosa di una forma di vita completamente diversa – “aliena”, per l’appunto – dalla nostra, quella dei cristalli, e vorrebbe sfruttare il loro potere per scopi abietti. L’elemento fantascientifico di questo romanzo è rappresentato proprio dai cristalli: forme di vita misteriose e indifferenti.
La vicenda è curiosa e insolita anche per via dei personaggi (un bambino con poteri più grandi di quanto possa immaginare, un gruppo di freaks e uno scienziato misantropo), l’ambientazione realistica sa essere al tempo stesso fiabesca e grottesca (la carovana di saltimbanchi potrebbe rimandare ad alcuni racconti di Bradbury), lo stile limpido e fresco. La storia alterna momenti di memorabile liricità o dinamismo (come la prima parte e la storia di Kay) a parti meno interessanti e più lente, come il capitolo dedicato alla descrizione delle scoperte di Pierre Monetre o un finale da cui ci si aspetterebbe qualcosa di più.
Nel 1938, a venti anni, Sturgeon abbandona la marina mercantile per dedicarsi a tempo pieno alla scrittura e dopo alcune storie di successo trova lavoro prima come direttore di un hotel in Giamaica, poi come operatore di bulldozer e mezzi pesanti a Porto Rico per ritornare infine alla professione di scrittore. Nel 1943 scrisse – in nove giorni – il romanzo breve Killdozer!, da cui è stato tratto un film del 1974 sceneggiato dallo stesso Sturgeon. Lavorò anche come copywriter nel settore della pubblicità, in particolare per una ditta che al tempo della guerra produceva cristalli di quarzo (esperienza che potrebbe essere fonte di ispirazione per il romanzo del 1950).
Un altro famoso romanzo di Sturgeon è More than Human (1953), tradotto in italiano come Nascita del superuomo e Più che umano. La genesi di questo romanzo, nato come fix-up di tre racconti (Baby Is Three, The Fabulous Idiot e Morality), sembra anticiparne il contenuto. È la storia di cinque bambini dotati di poteri psichici in grado di fondersi assieme (Sturgeon chiama questa fusione con un neologismo, «blesh») in un unico organismo, l’Homo gestalt, ovvero il prossimo gradino evolutivo dell’umanità. Ma quella di Sturgeon è anche una storia di occasioni mancate, di contratti non rispettati: al successo di Più che umano seguì un contratto per quello che sarebbe diventato The Cosmic Rape (tr. it. I figli di Medusa). Sturgeon avrebbe dovuto consegnare il romanzo nell’ottobre del 1954 ma lo completò solo quattro anni dopo, agli inizi del 1958. I suoi ultimi tre romanzi sono Venus Plux X (1960; tr. it. Venere più X), utopia ambientata a Ledom, un mondo abitato da androgini; Some of Your Blood (1961), un horror con protagonista un vampiro inserito nel contesto dell’esercito americano, e l’incompleto Godbody, pubblicato postumo nel 1986, un anno dopo la morte dell’autore.
Nota: si ringrazia l’Ufficio Stampa Oscar Mondadori per aver gentilmente inviato una copia del libro al recensore.
Theodore Sturgeon, I gioielli sognanti e altri gioielli, Oscar Mondadori 2022, 902 pp., € 28,00
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