Ben noto per la Trilogia dell’Area X, https://librinuovi.net/6423/trilogia-dellarea-x-di-jeff-vandermeer Nel 2021 Jeff VanderMeer firma il suo tredicesimo romanzo, Colibrí Salamandra, un eco-thriller complesso ed enigmatico, narrato in prima persona da una protagonista decisamente particolare.
«Se mi stai leggendo fa’ conto che sia già morta».
Così inizia il romanzo. Un buon modo per agganciare chi legge, e che si conclude un paio di pagine dopo, con:
«Chi sono? Non te lo dirò. Non di preciso. Ma chiamami pure Jane. Jane Smith. Se ti viene comodo».
Ho pagato ciò che ora so di Jane Smith leggendo 382 pagine di grande ritmo e scene quasi cinematografiche – ma anche sconcertanti e non di rado violente –, un finale sospeso, numerosi interrogativi e l’impressione di aver toccato molti temi attuali, proprio mentre la narrazione mi proiettava in un futuro dietro l’angolo.
Jane è un’abile consulente di quella sicurezza digitale che la sua azienda vende alle persone ricche e ad altre aziende, regalando loro un’illusione di affidabilità. L’ambiente di lavoro è sottilmente maschilista:
«Non ho mai capito bene che senso avesse il mondo dei maschi. Si sbranano a vicenda. Si motivano l’un l’altro. Cioè, capivo a che cosa serviva, ma era un mondo che esploravo come un astronauta in un paesaggio alieno. Cercavo di non respirare la stessa aria. Ovviamente, era impossibile».
ma Jane è, e lo spiega, una persona peculiare:
«Sono alta uno e ottanta, cento chili di peso; è più facile che una montagna passi per vallata, un pugile per un ginnasta, che io per una donnina indifesa».
Lei, che al liceo ha fatto wrestling ed è stata body builder, vive in una bella casa situata in ambiente suburbano sulla costa ovest degli Stati Uniti. Rispetto al 2021, anno di uscita del libro, il suo mondo è ciò che viene definito “dieci secondi nel futuro”: la vita in Occidente pare ancora lontana dal disastro, anche se la china verso la catastrofe ecologica è sempre più ripida.
Jane ha un marito e una figlia adolescente, e di loro racconta parchi dettagli. Anche della sua famiglia d’origine dice poco, quel che basta a evocare un passato difficile: madre malata, padre incapace di comunicare con i figli, nonno violento, fratello molto amato e ucciso da giovane. La sua esistenza, di per sé non troppo salda, viene scardinata una mattina, quando il barista le consegna un messaggio con un indirizzo e una chiave. Nel deposito dove si reca, in una cassetta di sicurezza, troverà un colibrí imbalsamato e due righe
«Colibrí . . . . . . Salamandra Silvina»
che invece di spiegare la (e ci) confondono.
Autrice del messaggio è Silvina, erede di una grande catena di aziende inquinanti ma ambientalista rigorosa, una visionaria che, sognando un futuro ecologico, si mette nei guai e viene accusata – e poi assolta – di eco-terrorismo. Forse, è morta. Ciò che a poco a poco Jane scopre di lei, e che legge nel suo diario, la affascina e le prospetta un modo diverso di vedere il mondo.
«Nella storia del mondo, sarebbe accaduto solo un numero finito di volte che un colibrí naiade si posasse in terra a bere. Poi avrebbero smesso di esistere».
Questo incontro di Silvina con un colibrí naiade continuerà a ossessionare Jane:
«Anche solo leggerlo è bastato a distruggere me. A rifare Jane».
Se prima la donna si concedeva piccole scappatelle, ora ha un segreto da difendere, un compito che le è stato affidato perché lo porti avanti. Che la motivazione sia una nuova visione del mondo o anche il bisogno di scuotersi di dosso una vita che le sta stretta, non importa: Jane si butta nell’indagine, scava a fondo nel commercio illegale di fauna selvatica e viene presa in mezzo tra il padre senza scrupoli dell’ambientalista e due suoi competitori. E non si ferma nemmeno per risparmiare rischi alla famiglia e ai colleghi di lavoro. Mano a mano che la sua indagine prosegue emergono in lei tratti paranoici e violenti, ma anche astuzia, forza e capacità di salvarsi.
Il ritorno momentaneo alla casa della sua infanzia le svelerà aspetti della vita che Jane aveva rimosso e, almeno in parte, spiegherà i misteri del romanzo.
Il mondo, intanto, è travolto dalla pandemia e dal collasso sociale ma, naturalmente, c’è chi riesce a cavarsela:
«Le multinazionali mantenevano i monopoli, sacrificavano posti di lavoro, o anche la propria identità, ma perlopiù restavano a galla. I governi, di norma, si facevano più autocratici».
Poi, in Europa, una tempesta invernale uccide migliaia di persone e il futuro astratto del collasso ecologico piomba sul pianeta.
Riflettendo a libro chiuso, mi sono resa conto di alcuni meccanismi narrativi decisamente interessanti:
– per quanto più volte abbia desiderato una pausa tra le scene violente, e provato fastidio per l’ossessione di Jane, il ritmo quasi cinematografico delle descrizioni mi ha indotta a continuare a leggere. VanderMeer usa alcuni stilemi del noir: tanta azione e nessun distacco da ciò che capita, ogni piccola scoperta è un segno, significa qualcos’altro. Una scrittura molto efficace che impedisce ai lettori di sganciarsi.
– Il personaggio di Silvina, sempre presente nonostante – o forse proprio per – la sua assenza, è il centro del romanzo: è lei ad affrontare il tema ambientalista, dando voce al punto di vista dell’autore. Vale la pena segnalare lo scrupolo con il quale VanderMeer ha affrontato la parte biologica del suo romanzo, tanto da richiedere una consulenza scientifica alla biologa Meghan Brown1. E Brown ha creato le specie di uccelli e anfibi immaginari, ma biologicamente plausibili, le cui identità Jane insegue nel corso della storia.
– Il romanzo tocca numerosi temi, pare quasi che, nel medesimo volume, siano confluite storie diverse: quella attuale di Jane, e quella della sua famiglia di origine; le vicende di Silvina, ricostruite in parte da Jane, e il collasso ambientale. Thriller, spy story, vicenda interiore a tratti paranoica, e testo ambientalista che pone il difficile discrimine tra le morti individuali (viste o evocate) e quelle su larga scala dovute alla pandemia, alla catastrofe ambientale e alla disgregazione sociale. Sono le più importanti ma, e lo sappiamo bene, sono difficili da immaginare perché troppo numerose e lontane. È un libro difficile da definire, che non appartiene a una categoria precisa.
– Infine, la scelta della narrazione in prima persona è perfetta: spinge i lettori a parteggiare sempre per Jane, senza dar loro il tempo di coltivare il dubbio. Questa scelta è una delle strategie del fantastico, perché la prima persona è la più coinvolgente e la meno affidabile.
1. Meghan Brown lavora allo Hobart and William Smith College nello stato di New York. Vedi l’articolo di Anna Funk in Can Climate Fiction Writers Reach People in Ways That Scientists Can’t?
Jeff VanderMeer, Colibrí Salamandra, Einaudi, 2022, pp. 386, € 21,00, Trad. Vincenzo Latronico
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