«La fantascienza e il fantastico sono modi per mandare messaggi, creare domande e fare un viaggio: entri e vivi nelle storie, ma poi prendi la vita di quelle storie e la riporti indietro con te, nel mondo».
Giulia Abbate, dall’introduzione.
Questa antologia è stata pubblicata nel 2016. Io l’ho scoperta da poco, l’ho letta tutta d’un fiato e finalmente la recensisco, in cronico ritardo perché – come dice Mafalda, il personaggio del grande Quino – «troppe volte l’urgente non lascia spazio all’importante».
I racconti di Stelle umane provengonoda otto antologie pubblicate tra il 2013 e il 2016, solo l’ultimo è inedito. Tra le ricchezze della raccolta ci sono le prefazioni ai racconti scritte da chi, curatore, scrittore o editore, li ha letti per primo.
Un’avvertenza prima di passare ai testi: conoscendo l’autrice da anni, non posso – e comunque non vorrei – fare una recensione “distaccata”, ma sono pronta a scommettere che, durante la lettura, anche voi vi sentirete coinvoltǝ: talvolta, chi scrive si rivela con maggiore intensità, ci parla direttamente e nel profondo, si mette in gioco davvero. È proprio ciò che ha fatto Giulia.
In Nove anni (2013), il settantenne albanese Bashkim racconta ai figli la propria vita, dall’infanzia durante il crollo della dittatura comunista, nel 1991, a un tempo futuro che dista da noi una trentina d’anni.
Intelligente e temerario, il giovane si fa strada con «un’ascesa delinquenziale che sembrava non potesse avere fine». Gli anni passano: dopo il disastro del Kosovo si trasferisce in Italia, dove conosce la donna della sua vita e mette su famiglia. Poi, tutto pare ricominciare con la crisi politica ed economica in cui versa l’Europa nel secondo decennio del secolo… L’autrice dipinge un futuro possibile, gli errori che si compiono credendo di fare bene, i rimpianti e le perdite subite, i dubbi e qualche residuo di speranza.
Il nostro seme inquieto (2014) si svolge in un futuro distante almeno ottant’anni, teso a uscire dalla crescita folle e dallo sperpero di risorse dei secoli precedenti. Tre generazioni si confrontano, molto ravvicinate perché le scelte del Nuovo Progresso impongono un solo figlio, da avere entro i vent’anni. I nonni ricordano troppo bene il passato che li ha preceduti, i genitori difendono la propria vita spartana, i figli vogliono la libertà di scegliere e sperano di trovare alternative sostenibili alla Decrescita. Quasi un decennio fa, Abbate già ci proponeva un conflitto sociopolitico che ora diviene impellente, e un conflitto famigliare dolceamaro.
Aspetta, mare nero (2014) è un’opera di narrativa fantastica, suggestiva, ansiogena e scritta con grandissima cura. Non c’è una parola di troppo, tutte contribuiscono a creare la visione e a trascinare chi legge con il loro suono ipnotico.
«La nostra tradizione sulla poesia aliena contemporanea non potrebbe dirsi completa senza comprendervi anche i frammenti o le composizioni isolate appartenenti alle civiltà marginali».
Frammento n. 83 – al quale appartiene questa citazione – è un racconto davvero audace, che ruota attorno a un sonetto alieno. Narra di un popolo umanoide mite e ascetico, scoperto dai terrestri pochi decenni prima. Mentre illumina sfumature insospettate della civiltà in evoluzione degli Esseni, lo studio poetico e linguistico del frammento n. 83 svela anche gli unici valori che, anche a distanza di tre secoli da ora, la nostra specie continuerà, purtroppo, a considerare importanti.
Calendario della semina (2015) è un racconto doloroso e irrinunciabile.
Nell’Italia di un futuro imminente, la potentissima multinazionale Malimir produce semi «geneticamente perfezionati», che «si spengono dopo una semina» e vanno ricomprati ogni anno. A niente servono le proteste degli ambientalisti in difesa della biodiversità e del diritto dei contadini a utilizzare sementi sperimentate da innumerevoli generazioni. La storia è vissuta da Cecilia, coltivatrice di orzo che chiede di usare le sementi di famiglia, e da sua sorella Delia, che l’assiste dal punto di vista legale. Un racconto crudo e sfaccettato, che ci interroga direttamente, ricordandoci la necessità di difendere le libertà civili di ognuno e di tutti.
Il titolo di Mi basta il mirto (2015) è preso da un epigramma di Orazio. Lo sfondo del racconto, però, è tutt’altro che sereno: somiglia alle nostre peggiori periferie, dove gente stanca e male in arnese attende la sera davanti a un chioschetto, a poca distanza da spaccia e individui pericolosi. Ma le cose non sono mai soltanto ciò che sembrano: violenti, vittime e brave persone si mescolano, i loro ruoli sono fluidi… Una storia venata di horror che ispira angoscia e pietà.
Ne Il gestionale (2016), Nina e Fabio, coppia nel lavoro e nella vita, non riescono più a gestire il magazzino e i libri contabili. Il software adeguato è molto caro, ma il fratello di Nina accetta di confezionare per loro una semplice base dati in grado di aiutarli. Un racconto paradossale, che si interroga sulla relazione fra la vita reale e la sua rappresentazione virtuale.
Uno & trifasico (2016) è un racconto nel quale la fantascienza si mescola a una punta di fantastico. La storia ci parla di ciò che il potere può fare alle creature senzienti, della fondamentale uguaglianza che le unisce – al di là della loro natura biologica o tecnologica – e delle manipolazioni alle quali il potere le sottopone. Uno & trifasico rivela la mancanza di fantasia dei potenti, convinti che la forza e l’indifferenza siano sempre la ricetta giusta, tanto da non essere più capaci di capire che esistono anche la dignità e la speranza.
Stelle meravigliose, unico racconto inedito, è la vicenda di Icaro, un politico impegnato a dare la scalata al potere. È preparato, ha dalla sua molti voti, è certo di farcela. Il racconto illumina senza pietà i suoi antagonisti: il vecchio premier, gli scafati cortigiani che lo sostengono campando alle sue spalle, i giornalisti buoni per tutte le stagioni… Abbate pone una domanda fondamentale: in politica, si può vincere soltanto prestandosi al medesimo gioco di chi ha vinto tanto tempo fa?
In conclusione Stelle umane non ci offre soltanto belle storie scritte benissimo e spunti di riflessione. Anticipa temi che l’autrice ha esplorato e vissuto in molte altre opere e, soprattutto, ci offre emozioni, sentimenti e quella solidarietà verso i/le personaggi/e che tutti noi ci auguriamo di trovare, quando cominciamo a leggere un nuovo racconto.
Come lei stessa spiega nell’introduzione:
«E poi scrivo. Mi metto nei panni di chi subisce, di chi reagisce, di chi è in mezzo al casino più nero e lotta per un bene più grande».
Ecco, Giulia è così, e non soltanto quando scrive.
Giulia Abbate, Stelle Umane, Antologia di racconti, 2016, e-pub, € 2,99
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