Come scrive Lawrence Sutin nella biografia Divine invasioni. La vita di Philip K. Dick, tra tutte le trame dei romanzi di Philip K. Dick quella de I simulacri è forse la più complessa e la più ricca di personaggi1. Pubblicato nel 1964, The Simulacra nasce come ampliamento della novelette Novelty Act (tr. it. “Uno show originale”), scritta nel marzo 1963 e uscita sulla rivista Fantastic nel febbraio 1964. La trama può essere riassunta così. Ci troviamo nel XXI secolo e a seguito di una Terza Guerra Mondiale l’assetto mondiale è cambiato: gli Stati Uniti d’Europa e d’America – una fusione tra la Germania Ovest e gli USA – sono governati dal Presidente (chiamato der Alte, “il vecchio”), ma il vero potere è nelle mani della bellissima First Lady, Nicole Thibodeaux. Mentre i die Alten si susseguono uno dopo l’altro ogni quattro anni, la First Lady non cambia mai; mentre i Presidenti sono tutti tedeschi e in età avanzata, Nicole Thibodeaux rimane eternamente (e inspiegabilmente) giovane. In questa parodia della distopia orwelliana, la società americana ha subito diversi mutamenti sociopolitici: è divenuta una società dominata da grandi monopoli industriali e pesantemente germanizzata (anche nella lingua); il potere è esercitato dai mass media (in primis la televisione) e dalla National Police. Un altro importante elemento è la stratificazione della società in due classi gerarchicamente ordinate: i Ge (da Geheimnisträger “portatori del segreto”), una ristretta élite oligarchica che è a conoscenza dei segreti di stato, e i Be (da Befehlsträger “portatori degli ordini”), che rappresentano la maggioranza della popolazione. I segreti custoditi dai Ge sono due, e sono rivelati rispettivamente nel terzo e nel nono capitolo del romanzo. Il primo segreto (Geheimnis) è che il der Alte in carica – Rudolf Kalbfleisch (“carne di vitello”) – così come tutti i suoi predecessori sono in realtà dei simulacri, androidi costruiti artificialmente; l’unicoin carne e ossa fu il primo der Alte, Konrad Adenauer, il primo cancelliere federale della Germania Ovest. È interessante notare che «un’analoga distinzione tra élite e massa basata sulla conoscenza della verità si verifica anche in Il sognatore d’armi [scritto 1964; pubblicato 1967] e La penultima verità [1964]»2. Quest’ultimo romanzo, tra l’altro, presenta molti punti di contatto con I simulacri (uscito lo stesso anno): in entrambe le storie corali troviamo USA e Germania uniti assieme (ne I simulacri costituiscono gli USEA, ne La penultima verità il fronte delle Democrazie Occidentali) a seguito della Terza Guerra Mondiale, la presenza del pericolo delle radiazioni, della macchina del tempo, dei presidenti-fantoccio e delle menzogne del governo. Tornando a I simulacri, come in ogni regime totalitario che si rispetti, esiste un partito unico, in questo caso il Partito Democratico-Repubblicano:
Adesso c’era un solo partito che governava una società stabile e pacifica, e tutti, per legge, ne facevano parte. Tutti pagavano le quote, partecipavano alle riunioni e votavano, ogni quattro anni, per un nuovo der Alte… per l’uomo che a loro giudizio Nicole avrebbe preferito come compagno. (p. 26)
Poiché il Presidente è un androide ed esiste un solo partito, le elezioni sono ridotte a una farsa che ha come unico scopo quello di scegliere il decrepito compagno della First Lady – solo nella finzione televisiva, ovviamente. I due principali oppositori del regime, le due principali forze anti-sistema sono Bertold Goltz, leader dei Figli di Giobbe, un’organizzazione paramilitare accusata di neonazismo (benché lo stesso Goltz riveli nel sesto capitolo di essere ebreo), e Loony Luke, venditore di astronavi che permettono agli insoddisfatti di emigrare su Marte (torna, ancora una volta, il tema delle colonie marziane). I principali monopoli industriali sono la casa psicofarmaceutica A.G. Chemie (che mettendo pressione sul governo degli USEA ha ottenuto la Legge McPhearson, con cui si mette al bando la pratica della psicoanalisi), e la Karp und Söhne Werke, la corporation incaricata fino a quel momento di produrre i simulacri presidenziali, cui ben presto subentra la piccola azienda a conduzione familiare Frauenzimmer Associates. Il proprietario della Frauenzimmer Associates, Maury Frauenzimmer, porta il cognome di Pris Frauenzimmer, protagonista del romanzo L’androide Abramo Lincoln, scritto nel 1962 e pubblicato nel 1969. È in questo scenario di storia alternativa che si affaccia una galleria di personaggi allucinati e grotteschi che popolano questo romanzo corale e polifonico di Philip K. Dick. Ogni capitolo fornisce diversi punti di vista per ciascun personaggio sviluppando le relative sotto-trame che si intrecciano sempre più le une con le altre con il progredire della storia. Ecco alcuni di questi personaggi: Richard Kongrosian, pianista sovietico di eccezionale bravura e protégé di Nicole, capace di suonare senza toccare i tasti grazie alle sue straordinarie capacità psicocinetiche, ma anche personalità schizofrenica ed estremamente disturbata; il dottor Egon Superb (nome iperbolico e ironico per quello che è forse il personaggio più passivo del romanzo), unico psicoanalista praticante negli USEA; Vince e Chic Strikerock, due fratelli che si contendono la stessa donna; Al Miller (personaggio che compare anche nel romanzo mainstream Lo stravagante mondo di Mr. Fergesson)e Ian Duncan, due suonatori di jug che aspirano a esibirsi alla Casa Bianca – il più alto riconoscimento cui un cittadino degli USEA può ambire. Come nota Carlo Pagetti,
«[i]l motivo della finzione e dell’inganno, ossessivamente ribadito in The Simulacra (1964), si traduce in una narrazione frammentata, poco lineare, in cui non è possibile individuare né un personaggio né una trama centrali, mentre gli eventi sembrano succedersi a zig-zag»3.
A ben guardare, i motivi tematici del romanzo sono tutti elementi-chiave all’interno della produzione dickiana, a cominciare dal nazismo.
Nel 1961 PKD «rimase affascinato dal processo di un celebre nazista, Adolf Eichmann, un alto ufficiale delle SS che era stato fra gli artefici dell’olocausto e che, negli ultimi mesi della Seconda guerra mondiale, era riuscito a sfuggire alla giustizia scappando in Argentina. Ma lì era stato sequestrato dagli agenti del Mossad, l’intelligence israeliana, e condotto in Israele per essere giudicato per crimini di guerra e crimini contro l’umanità. Il processo ebbe inizio l’11 aprile»4. Fu proprio in quell’anno che Dick scrisse L’uomo nell’alto castello / La svastica sul sole, pubblicato nel 1962, la celebre ucronia che gli valse il Premio Hugo nel 1963. È interessante notare che i termini tedeschi con cui vengono chiamate le due classi sociali del romanzo I simulacri non sono invenzione di Dick, ma derivano dalla lettura del saggio sul processo di Eichmann La banalità del male (1963) di Hannah Arendt, in cui leggiamo: «i nazisti avevano infatti cambiato il vecchio termine Befehlsmpfänger, “colui che riceve ordini”, in Befehlsträger “colui che porta gli ordini,” cioè il depositario di ordini che ne sostiene il peso ed ha la responsabilità di eseguirli; e ancora: Eichmann, come tutti coloro che lavoravano alla “soluzione finale,” era ufficialmente un Geheimnisträger, cioè “depositario di segreti,” un titolo fatto apposta per lusingare la vanità»5. Questa terminologia quasi di tipo iniziatico, che richiama alla divisione tra conoscenza esoterica ed essoterica, si riferiva a coloro che eseguivano meccanicamente gli ordini (i soldati semplici) e coloro invece (i gerarchi) che erano a conoscenza dell’Endlösung, lo sterminio sistematico degli ebrei, degli oppositori politici e di altre minoranze. Il 12 aprile 1961, giorno successivo all’inizio del processo a Eichmann, «ricorreva il centenario dello scoppio della guerra civile americana. Anne [terza moglie di PKD] si mostrò interessata ai preparativi per la commemorazione, e PKD, da tempo appassionato della guerra civile, le suggerì di leggere il libro dello scrittore di fantascienza Ward Moore, Anniversario fatale. Anne scovò una copia di questo classico del 1953 nella biblioteca locale. Nel romanzo, il Sud vince la guerra, in seguito alla vittoria decisiva nella battaglia di Gettysburg. Secondo questa ricostruzione alternativa, le forze della Confederazione invadono il Messico e conquistano l’intera America Latina. Successivamente “l’Unione tedesca” sconfigge Francia e Gran Bretagna nel corso di una versione ridotta della Prima guerra mondiale e di conseguenza, nel periodo in cui si svolge la storia, il mondo risulta in pratica diviso in due sfere d’influenza, quella tedesca e quella confederata americana»6. Il romanzo ucronico di Ward Moore, unitamente all’interesse per la Germania nazista suscitato dal processo a Eichmann, confluirono nella stesura de L’uomo nell’alto castello / La svastica sul sole (1962). In questo celebre romanzo si racconta la storia alternativa della vittoria delle Potenze dell’Asse durante la Seconda Guerra Mondiale e la conseguente suddivisione degli Stati Uniti d’America in due sfere d’influenza: quella giapponese a est e quella tedesca a ovest. Per scrivere L’uomo nell’alto castello, PKD si documentò approfonditamente leggendo saggi storici come The Rise and Fall of the Third Reich di William L. Shirer o i Diari di Joseph Goebbels. Parte dell’interesse di Dick per la storia del nazismo si ritrova anche ne I simulacri, in cui gli Stati Uniti d’Europa e d’America non solo sono diventati una sorta di Quarto Reich che ha introiettato «l’autoritarismo tedesco e la spettacolarizzazione a stelle e strisce»7, ma possono essere visti anche come una proiezione degli Stati Uniti del 1963, l’anno in cui PKD scrisse il romanzo. Come scrive il critico dickiano Pagetti, nel romanzo troviamo
«l’America che è diventata addirittura erede della cultura nazista, tanto da trattare direttamente con un Goering redivivo e da invocarne i metodi criminali di lotta politica. L’America del futuro è l’America del passato, un’immagine metaforica (certo, appunto, non “realistica”, dal momento che questo termine non significa più nulla per lo scrittore) dell’America del presente e della società del presente»8.
Ma c’è di più: l’élite Ge vorrebbe infatti mutare il corso della storia per cancellare la parentesi più buia della storia tedesca: lo sterminio degli ebrei da parte della Germania nazista. Per fare questo, la classe dirigente si serve del principio di von Lessinger (una non meglio specificata macchina del tempo) per portare nel presente il Reichsmarschall Hermann Göring, presentato da Dick più come un grigio burocrate che come un brutale gerarca. Gli USEA propongono uno scambio a Göring: armi avanzate che assicurerebbero la vittoria della Germania nazista nella Seconda Guerra Mondiale in cambio della vita degli ebrei imprigionati nei campi di sterminio. L’unico a opporsi a questo piano è Goltz per via delle sue origini israeliane, convinto che i nazisti si macchieranno lo stesso dell’olocausto. Tuttavia, quando gli USEA sono sull’orlo della guerra civile è proprio Goltz a ordinare una purga di tutti gli oppositori politici. Anche la stessa Nicole nutre dei dubbi quando afferma che «nessuno dovrebbe avvicinarsi al Terzo Reich. Quando hai a che fare con gli psicopatici è difficile non lasciarsi coinvolgere: rischi di perdere la testa anche tu» (p. 59). Eppure è lei a trattare con Göring, salvo poi farlo uccidere quando si rende conto che l’accordo non porterà a nulla: «il contatto con il Terzo Reich scatena qualcosa di irrazionale e brutale nella mente dei potenti degli Usea e innesca un disastro politico inarrestabile»9. Proprio come avvenuto al Terzo Reich nell’Età della Barbarie, anche gli USEA collassano su stessi, contaminati dallo stesso male.
Un altro tema che emerge con particolare preponderanza all’interno del romanzo è quello della psicologia. Pensiamo per esempio a Nicole, la leader del paese: questa donna bella, colta e carismatica è l’indiscussa star televisiva degli USEA. Pur essendo in carica da settantatré anni appare eternamente giovane, dando l’impressione di essere una sorta di Donna Eterna, come la Ayesha di Henry Rider Haggard. Quasi tutti i personaggi maschili del romanzo ne sono più o meno consciamente innamorati (si pensi in primis a Kongrosian e a Chic Strikerock). Nel corso del romanzo veniamo a sapere che la First Lady incarna un archetipo ben preciso, quello della «Madre Cattiva. […] Cosmica e schiacciante» (p. 128) – come il dottor Superb spiega a Chic Strikerock –, quindi possiamo dire che i personaggi maschili soffrono del complesso di Edipo. Nel dialogo con lo psicoanalista, Chic Strikerock continua così: «Io ho paura di Julie, la moglie di mio fratello, anzi la sua ex moglie, insomma la chiami come vuole. E so anche il perché. Ha a che fare con Nicole. […] io sono terrorizzato da lei, ed è per questo che ho paura di Julie, posso dire anzi di ogni donna. […] È per colpa degli uomini smidollati come me che Nicole può governare […]. È colpa mia se abbiamo una società matriarcale. Sono come un bambino di sei anni» (pp. 127-28). Superb spiega poi che si tratta di un fenomeno diffuso, «la nevrosi nazionale, il fardello psicologico dei nostri tempi» (p. 128). Più avanti ancora nel romanzo, ecco che il dottor Superb afferma che «Per lui [Kongrosian], rappresenta la figura della Magna Mater. Così come per tutti noi. […] La grande madre primordiale» (p. 235). Questo passaggio è molto interessante, perché qui Dick – da appassionato lettore di psicologia qual era – cita l’archetipo junghiano della Magna Mater, ovvero la personificazione di Cibele, l’antica Dea Madre del culto romano e preellenico, divinità della maternità e della fecondità che in questo caso rappresenta la madre castratrice. Come nota Umberto Rossi, se la figura del Führer doveva simboleggiare l’autorità paterna e virile, Nicole è invece il vertice di una società matriarcale in cui «la svirilizzazione morale e spirituale era un prerequisito indispensabile, a questo punto, per entrare a far parte della classe Ge» (p. 47). Secondo un’altra chiave di lettura, il romanzo potrebbe essere una parodia della presidenza Kennedy, e dunque il personaggio di Nicole Thibodeaux, una «figura televisiva osannata dai cittadini inconsapevoli dei trucchi del potere»10, sarebbe ispirata alla First Lady di quel momento, Jacqueline Bouvier Kennedy.
O ancora, la presenza dei mutanti. Già comparsi nel romanzo mainstream L’uomo dai denti tutti uguali (scritto nel 1960; pubblicato postumo nel 1984), i chupper sono esseri deformi che dimorano nelle umide e piovose foreste della California settentrionale nelle vicinanze della casa di Kongrosian. Hanno subito mutazioni genetiche a seguito di un fall-outatomico avvenuto negli anni ‘90 del XX secolo e sono regrediti allo stadio di uomini di Neanderthal. Il loro nome ricorda il chopper, l’utensile di ciottolo scheggiato adoperato dall’Homo habilis. Allo scoppio della guerra civile, gli unici a essere contenti della piega degli eventi sono proprio i chupper, perché la catastrofe in atto e la conseguente autodistruzione dell’Homo sapiens volge in loro favore e permetterà loro di tornare a prendere il sopravvento. Come scrive Umberto Rossi:
I chupper sono il ritorno di un passato immemore, o piuttosto una forma della “supremazia del passato” che è il significato nascosto dell’intero romanzo. L’ultima evoluzione della società umana collassa, e i pre-umani, i Neanderthal, sono pronti a ritornare, tanto che nelle ultime pagine i pochi sopravvissuti non sono in grado di dire se si tratta di “progenitori” o “progenie”; quello che è certo è che i chupper “danzano monotoni”. Questo è il loro modo di celebrare l’autodistruzione degli USEA, la società più avanzata ed evoluta sulla Terra; un’autodistruzione che, nel finale del romanzo dickiano, ricorda una catastrofe mondiale, l’apocalisse dell’umanità.11
Lo stato totalitario delineato da Dick ne I simulacri è un chiaro esempio di distopia. Ma come ha giustamente rilevato Carlo Pagetti, l’autore si ricollega «alla tradizione antiutopica di Orwell, recuperata parodicamente»12: al posto del Big Brother è centrale la figura archetipica della Big Mother, la Gran Madre Nicole, tanto è vero che il titolo originario del romanzo, nelle intenzioni dell’autore, doveva essere The First Lady of Earth. Ma la parodia della distopia orwelliana non si ferma qui; si pensi per esempio a questo dialogo:
“Cosa succede?” domandò l’uomo accanto a Ian. “Non credevo che volessero davvero far chiudere le Cataste di Catorci. Non ancora. Ero convinto che…”
“Devono aver cambiato la polgov” disse la donna a sinistra di Ian.
“Polgov?” ripeté l’uomo, perplesso.
“È un termine Ge” spiegò la donna, con aria di superiorità. “Sta per politica governativa.”
“Oh” esclamò l’uomo, e annuì con umiltà.
Ian gli disse: “Adesso conosce conosce un termine Ge.”
“Già” concordò l’altro, rianimandosi. “È vero.”
“Una volta anch’io conoscevo un termine Ge” disse Ian. […] Il termine che conoscevo” mormorò “eratutterduto.”
“E che significa tutterduto?” chiese l’uomo.
“Tutto è perduto” rispose Ian.
(pp. 185-86)
“Polgov” (govpol) e “tutterduto” (allost) sembrano termini usciti dal vocabolario Newspeak orwelliano, la neolingua espressione della società totalitaria di 1984. Un ulteriore punto di contatto si può trovare nella vicenda di Al Miller e Ian Duncan, i due suonatori di jug che, giunti finalmente al cospetto dell’idolatrata e temuta Nicole, si trovano immischiati in un attentato fallito alla First Lady (che come Jackie Kennedy resta indenne) macchinato da Loony Luke e scoprono un altro segreto di Stato gelosamente custodito dall’establishmentGe: la vera Nicole Thibodeaux è morta da tempo ed è impersonata da una giovane attrice di nome Kate Rupert (un po’ come in Ma gli androidi sognano pecore elettriche? la figura Christi Wilbur Mercer è in realtà un attore di nome Al Jarry), mentre tutte le decisioni vengono prese da un consiglio segreto presieduto da Bertold Goltz. Ma Al e Ian non ricorderanno nulla di quell’incontro, perché le loro memorie verranno cancellate in una sorta di grottesca e farsesca rivisitazione del finale di 1984, con l’impiego dell’amnesia artificiale (presente in altri romanzi come Tempo fuor di sesto e Labirinto di morte)al posto del lavaggio del cervello.
Philip Kindred Dick
Immancabili sono poi i riferimenti alla musica, con una varietà di strumenti musicali e stili che non si limita alla musica classica tanto amata da Dick. Lo schizoide Kongrosian è un apprezzato e talentuoso pianista classico che suona senza toccare mai i tasti. Al Miller e Ian Duncan suonano il jug (letteralmente “brocca”, reso da Roberta Rambelli e Maurizio Nati con “anfora”), uno strumento musicale a fiato di origine africana formato da un recipiente di terracotta dentro cui si soffia per produrre un suono simile al trombone; fu particolarmente impiegato all’inizio del Novecento nelle cosiddette jug bands e nei complessi di musica popolare afroamericana ejazz del Sud degli Stati Uniti. L’impianto di registrazione di Nat Flieger (il primo personaggi citato nel romanzo) ha incorporato un protoplasma vivente ganimediano, un po’ come in Dottor Futuro, dove il cervello di topo viene usato come sistema di alimentazione del computer di bordo.
Altre tematiche affrontate sono l’uso di psicofarmaci e le malattie mentali (si veda ancora una volta la figura di Kongrosian, che nelle scene finali del romanzo ci regala un momento di body horror), il viaggio nel tempo «utilizzato con finalità politiche e massimo esempio di un processo di manipolazione storica»13, la manipolazione dei mass-media e il ruolo della televisione, i poteri psichici (si pensi al papoola, simulacro creato artificialmente a imitazione di una creatura marziana, ma dotato di autentici poteri telepatici). Niente in questo romanzo è come appare: i continui colpi di scena nella migliore tradizione di A.E. van Vogt (uno dei maestri di Dick) rivelano una serie di imposture e smascheramenti che fanno pensare anche all’incubo chestertoniano L’uomo che fu Giovedì (1908). Lo studioso dickiano Umberto Rossi, nel suo fondamentale saggio The Great National Disaster: The Destruction of Imperial America in Philip K. Dick’s The Simulacra, ha scritto che I simulacri può essere letto come una decostruzione postmoderna del disaster novel della tradizione letteraria americana. Certo è che troviamo una ulteriore riproposizione della dicotomia che innerva tutta la poetica dickiana, quella tra realtà e apparenza, oggettivo e soggettivo, verità e menzogna, umano e artificiale.
Philip K. Dick, I simulacri, Mondadori, Milano 2023, traduzione di Maurizio Nati, 288 pp., €14,50.
Nota: si ringrazia l’Ufficio Stampa Oscar Mondadori per aver gentilmente inviato una copia del libro al recensore.
Note:
1Cfr. L. Sutin, Divine invasioni. La vita di Philip K. Dick,Fanucci, Roma 2001, p. 396
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