Quando si avvicina Halloween le edizioni Adelphi ci hanno abituato ad attendere una nuova pubblicazione di Shirley Jackson. Così è stato anche quest’anno, che ha visto l’uscita – il 31 ottobre – di un libriccino di circa sessanta pagine, La strega.
Questo volume della Piccola Biblioteca Adelphi, splendidamente tradotto da Silvia Pareschi, contiene quattro racconti brevi tratti dalla raccolta The Lottery, or, The Adventures of James Harris (1949), ovvero: La strega (The Witch, già tradotto in due antologie Mondadori), L’ubriaco (The Intoxicated), Charles (pubblicato per la prima volta sul numero di luglio 1948 sulla rivista femminile Mademoiselle) e Il dente (The Tooth; pubblicato per la prima volta sul numero dell’inverno 1949 della rivista letteraria Hudson Review).
A scanso di equivoci, premettiamo subito che non si tratta di racconti del brivido né tanto meno dell’orrore, bensì di storie del quotidiano con sottilissimi risvolti perturbanti. La storia che dà il titolo alla raccolta, La strega, è una variazione sul tema “non parlare mai con gli sconosciuti”: su un treno curiosamente deserto viaggia un bambino (accompagnato dalla madre e dalla sorellina) che dice di vedere streghe ovunque; un uomo si siede accanto a lui raccontandogli una storia che non sembra sconvolgerlo molto, ma che spaventa terribilmente la madre. Ne L’ubriaco, un uomo che ha alzato un po’ il gomito intrattiene una conversazione apocalittica con una ragazza che ha perso le speranze per il futuro, mentre nella stanza accanto gli invitati a una festa parlano del destino del mondo:
«Continuo a immaginare come sarà». La ragazza parlava molto piano, molto chiaramente, rivolgendosi a un punto sulla parete dietro di lui. «Non so perché, ma penso che cominceranno a sparire le chiese, prima ancora dell’Empire State Building. E poi tutti i grandi condomini lungo il fiume scivoleranno lentamente nell’acqua con la gente dentro. E le scuole, magari durante l’ora di latino, mentre leggiamo Cesare». Spostò lo sguardo su di lui fissandolo con torpida esaltazione. «Ogni volta che iniziamo un capitolo di Cesare, mi domando se sarà quello che non riusciremo a finire. Forse saremo gli ultimi a leggere Cesare». (p. 23)
Il racconto più riuscito del quartetto è a mio avviso Charles, storia di un ragazzino di nome Laurie che inizia la scuola e racconta a due genitori alquanto distratti le malefatte di un suo compagno di classe, un certo Charles. La preoccupazione dei genitori aumenterà sempre più, fino ad arrivare a un finale venato di quell’ironia maliziosamente sardonica tipica di Shirley Jackson.
Infine, il racconto più lungo è Il dente, che racconta le peripezie di una donna che deve compiere un viaggio in autobus per farsi estrarre un molare. Il disorientamento della donna, drogata dagli anestetici, condurrà il lettore in un’atmosfera onirica e allucinata fino alla perdita di identità della protagonista e a curiose apparizioni che incontrerà durante il tragitto.
Anche se alcuni racconti, come L’ubriaco o Il dente, non lasciano particolarmente il segno sul lettore e non sono esemplificativi della fase più ispirata della produzione di Shirley Jackson, si può sempre contare sullo stile ammaliante e impeccabile dell’autrice. Il bambino del treno ha visto veramente una strega? La fine del mondo è davvero imminente? Chi è Charles? Le visioni della protagonista de Il dente sono frutto di allucinazioni? Questi sono gli interrogativi sollevati dalla lettura delle quattro brevissime storie presenti ne La strega, che sembrano tutte percorse da un unico filo rosso: il sottile confine tra sogno e realtà.
Shirley Jackson, La strega, Adelphi Piccola Biblioteca, 2023, traduzione di Silvia Pareschi, pp. 66, €10,00
Nota: si ringrazia l’Ufficio Stampa Adelphi per aver gentilmente inviato una copia del libro al recensore.
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