428 pagine, 13 racconti + 1 postfazione (a cura di Carmine Treanni) e 13 autori italiani scelti e coordinati da Franco Forte. Questa in breve la fisionomia di «Coloni dell’Universo», Urania Millemondi uscito nel luglio 2023.
La domanda più ovvia e inevitabile, a questo punto, è: «Ma vale la pena di leggerla?», soprattutto tenendo conto delle sue ragguardevoli dimensioni. Senza contare che secondo alcuni lettori gli autori italiani non sono in grado di raccontare avventure ambientate nello spazio profondo, ovvero mettere insieme una vicenda degna di essere definita “space opera”, ricca di astronavi generazionali, misteriosi o temibili alieni, città costruite su pianeti sconosciuti, tecnologie avanzatissime, pianeti remoti e/o impossibili, buchi neri, quasar e altri innumerevoli prodigi raccontati dalla cosmologia contemporanea. Nel costruire questa antologia Franco Forte ha dimostrato non poco coraggio e, ammettiamolo, una conoscenza notevole degli autori di sf italiani, riuscendo a selezionarne un gruppo perfettamente in grado di destreggiarsi in una vicenda ambientata nello spazio profondo, a molti parsec dal nostro amato sole. Questa risulterà una novità e una sorpresa per i lettori ai quali accennavo prima ma non credo che desterà più che tanto stupore tra i lettori abituali di sf di autore italiano, abituati da tempo al racconto di avventure extraterrestri che non hanno nulla da invidiare a quelle di scrittori stranieri.
Recensire un’antologia è una bella grana per chiunque si preoccupi di stendere le proprie impressioni e le proprie riflessioni su un prodotto, costruito come un cristallo, e deve scegliere tra dare un giudizio sull’intero prodotto o dedicare una riflessione a ognuna delle “facce”, ovvero dei racconti pubblicati.
Ma in un’antologia di questo genere è anche possibile procedere diversamente, parlando delle curiose e inattese forme di vita e di intelligenza presentate dagli autori, sia in forma di Alieni – qualunque sia la loro natura – che di IA, a suo tempo nate dal progetto di umani ma in seguito mutate fino ad acquisire condotte e comportamenti imprevedibili.
Le IA che accompagnano i duplicati dei cosmonauti in Tra tutti gli infiniti mondi di Davide Camparsi sono un ottimo esempio di intelligenze artificiali che, come genitori o fratelli maggiori, accompagnano la missione alla ricerca di una nuova Terra, suggerendo azioni e soluzioni.
Le immani creature che trasportano i coloni umani in Altri soli, altri animali, altri alberi, un altro mondo di Lorenzo Iacobellis sono un’invenzione narrativa che potrebbe risultare assurda in qualsiasi altro contesto ma che nel racconto assume uno spessore inatteso, un modo per narrare un mondo profondamente alieno.
Gli alieni de La musa inquietante di Alessandro Montoro sono ribelli a qualunque genere di invasione e la loro difesa è quantomeno sorprendente. Peccato che il racconto risulti troppo breve per un tema profondamente suggestivo ma che risulta soltanto accennato.
L’alieno immaginato da Maico Morellini in Mimes è una forma di intelligenza planetaria, che ricorda il celeberrimo oceano di Solaris di Stanislaw Lem, ma un oceano che è anche il teatro di uno scontro finale tra l’intelligenza umana e una forma senziente inafferrabile. Racconto ottimamente condotto anche se con un finale forse un po’ troppo stringato.
La fattoria perduta di Daniela Piegai racconta di androidi destinati a replicare senza fine ambienti particolarmente suggestivi dell’Italia del Rinascimento ricreati su pianeti alieni, in una sorta di commedia a cielo aperto evidentemente dimenticata da chi ha creato il progetto. Un racconto breve ma ricco di significato.
L’altro confine della notte di Franco Ricciardiello racconta di due missioni umane giunte in tempi molto diversi sul medesimo pianeta, la prima è partita molto più tardi ma giunta prima grazie a una forma di propulsione scoperta dopo la partenza del secondo gruppo. La prima comunità umana è guidata da una IA, l’Althing, che detta le regole della convivenza e ha creato una colonia efficiente basata sulla condivisione dei beni e del lavoro, mentre la seconda spedizione fatica a comprendere il quel modo di vivere e di rapportarsi con un pianeta che ha tempi e modi molto diversi da quelli del pianeta patria. Un accordo secondo le norme dettate dalla IA è difficile ma fondamentale. Un racconto perfettamente condotto in un’ambientazione davvero particolare.
In Avery 2ΔBμ di Laura Silvestri a essere protagonista è un’androide che cerca di raggiungere un livello esistenziale maggiore, qualcosa che l’avvicini di più all’essere umano. Scoprirà che in fondo non è poi così importante e noi lettori non potremo che essere d’accordo con lei.
Le nuvole hanno occhi di Giampiero Stocco racconta di forme di creature aliene davvero particolari e inattese con il quale gli umani giunti su Calvary, satellite di Tinia, dovranno misurarsi. Ben scritto ma forse un po’ debole nel raccontare i moventi e le intenzioni degli alieni.
Collo di bottiglia di Silvia Treves mette in scena una IA sorprendente, in grado di conservare frammenti di una personalità perduta e fornita di doti fondamentali in mille circostanze, soprattutto dovendo affiancare la protagonista in uno scontro non facile. Il racconto narra di una forma di regime miope e intollerante, una vicenda in primo luogo politica.
“Loro” sono le IA de Il silenzio del cielo di Alessandro Vietti, intelligenze essenziali per la missione su Tau Ceti ma che, una volta raggiunto il sistema, taceranno definitivamente lasciando gli umani ad arrangiarsi, rimandandoli indietro al XIX secolo a reinventare la loro tecnologia, valendosi anche di una biblioteca, gentilmente trasportata fin lì da “Loro”. Racconto amarognolo e divertente.
Tre racconti: Manuel Soto Ortega, colono di Marte di Paolo Aresi, Chora di Francesca Cavallero e Colonikon Evangelion di Franci Conforti lasciano sullo sfondo alieni e IA. Il racconto di Aresi ha un sentore quotidiano, quasi fosse tratto dalla cronaca di ogni giorno e ci presenta un personaggio difficile da dimenticare, Chora è ambientato nel medesimo universo della città-stato di Morjegrad e condivide con esso la medesima ambientazione e lo stesso stile attento e puntuale. Hysso, la città morta e le due protagoniste che si alternano nel narrare creano una suggestione profonda che non abbandona il lettore. Il racconto di Franci Conforti contrappone i pionieri e i coloni, presentando questi ultimi come “uno dei volti dell’Impero”, una comunità di coloni “infervorata, per non dire agguerrita”, al contrario dei pionieri, individui solitari, anarchici e intolleranti nei confronti dei coloni. Un racconto vivace, costruito con uno stile fresco e colloquiale.
Cosa dire, in definitiva, di questa antologia estiva?
Come minimo che merita leggerla, per la varietà di temi e di ambientazioni e per la capacità degli autori di costruire universi sorprendenti e nello stesso tempo credibili e accettabili anche per il lettore più esigente. Preferisco non scegliere qui i miei preferiti, conscio che i gusti possono risultare esiziali e quantomai personali nel giudizio.
Diciamo che Coloni dell’Universo può essere un buon modo per aggiornarsi sulla sf italiana contemporanea.
AaVv, Coloni dell’Universo, a cura di Franco Forte con postfazione di Carmine Treanni, Urania Millemondi 2023, Mondadori, pp. 428, € 7,90
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