La difficile arte dell’investigazione dev’essere nata insieme ai crimini, ossia insieme all’umanità, e gli scrittori continuano a retrodatarne la comparsa, divertendosi a raccontare pastiche storici dove a fare i detective sono frati come Fratello Cadfael o Guglielmo da Baskerville o senatori romani come Publio Aurelio Stazio.
Margaret Doody, docente di inglese e letteratura comparata, risale ancora più indietro, presentandoci nientemeno che Aristotele detective, filosofo sì, ma anche degno predecessore di Sherlock Holmes e Nero Wolfe. Come Holmes, infatti, questo Aristotele anzianotto e un po’ vanitoso («mi sembra un buffo vecchietto» dice un personaggio) nota anche le minime caratteristiche delle persone, i tic, i modi di parlare e di muoversi, e non si aggira per il Pireo travestito da mendicante o da contadino soltanto per rispetto al proprio rango. Di solito attende, come Nero Wolfe, che i fatti entrino nel suo studio ma, quando è necessario, va loro incontro.
L’indagine prende il via dall’omicidio di Boutades, eminente membro di uno dei clan più in vista e più ricchi di Atene. La vittima era ricca, potente, in affari non sempre limpidi con molte persone, e tutta la gente che conta in Atene è ansiosa di trovare un colpevole. L’accusato è Filemone, un giovane scavezzacollo, già esiliato per la brutta abitudine di risolvere le contese con i pugni e le armi. Suo cugino Stefanos, non sapendo da che parte cominciare per difendere l’onore di famiglia, si rivolge all’antico maestro e lo trova ben disposto, anzi impaziente di aiutarlo. Applicando logica e capacità deduttiva (metodi che, a quanto pare, gli investigatori hanno copiato dai filosofi), ma anche buon senso e comprensione per le passioni e le debolezze degli altri, Aristotele risolverà l’enigma, salverà Stefanos, gli insegnerà come si mette insieme un’arringa degna di un vero retore e, soprattutto, si divertirà a «giocare» con un avversario pericoloso ma ingegnoso, raffinato e degno di lui.
Aristotele detective è una lettura divertente, a cui si torna volentieri la sera prima di dormire, un vero giallo, che ha anche il pregio di illuminare gli aspetti quotidiani di un’Atene impegnata con le campagne militari di Alessandro, con gli intrallazzi dei ricchi e le astuzie dei poveri per sopravvivere.
La nota di Emanuele Ronchetti contiene alcune osservazioni interessanti, oltre a informazioni sull’autrice. Mi sfugge un po’ il senso, invece, della postfazione di Beppe Benvenuto: che senso ha offrire al lettore un riassunto puntuale del libro che ha appena terminato di leggere?
Il romanzo è del 1978 ed è già stato pubblicato nel 1980 nei Gialli Mondadori. Doody, nel frattempo, ne ha scritti più o meno una dozzina con Aristotele come protagonista, che non ho nessuna intenzione di perdermi.

Margaret Doody
Margaret Doody, Aristotele detective, Sellerio, La Memoria 442, 1999, pp. 462, € 14,00, Trad. Rosalia Coci, Nota di Emanuele Ronchetti, Postfazione di Beppe Benvenuto
Idem ediz. in e-book 9,99 euro
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