Da questo noir – scritto in coppia da due autori noti anche per La donna che visse due volte – H.G.Clouzot ha tratto il film omonimo con Simone Signoret, Charles Vanel, Vera Clouzot e Paul Meurisse.
Confinati fino al penultimo capitolo nella mente di Ferdinand Ravinel, rappresentante di commercio, seguiamo passo passo l’elaborata attuazione di un omicidio. La vittima è la moglie di Fernand, gli assassini lui stesso e l’amante Lucienne, fredda e padrona di sé. Il piano, accuratamente predisposto per incassare un’assicurazione sulla vita, ovviamente non va a buon fine, ma la vicenda ha un andamento originale e un buon finale, che non va assolutamente sbirciato, non tanto per serbare la sorpresa, quanto per consentire agli autori di tessere completamente la loro rete. Diversamente dalla stragrande maggioranza dei libri del genere, infatti, I diabolici è godibile anche per le suggestioni d’ambiente, l’attenzione ai pensieri di Ferdinand, al malessere, male di vita, che gli cresce in fondo all’anima, riecheggiato all’esterno dal novembre nebbioso, dalla luce lattea delle giornate, dal silenzio delle strade notturne, dai treni che passano. Boileau e Narcejac – classe 1908 – se anche non sono artisti sono indiscutibilmente artigiani di talento.
Pierre Boileau, Thomas Narcejac, I diabolici, Adelphi 2014, pp. 173, € 16,00, trad. Federica Di Lella, Giuseppe Girimonti Greco
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