Sicilia, anni Cinquanta del XIX secolo.
Costanza Safamita, secondogenita di una ricca famiglia di latifondisti nasce con i capelli rossi. Figlia di un matrimonio tra congiunti, chiacchierato perché nato dalla passione piuttosto che da calcoli e da opportunità.
La madre, per motivi solo a lei noti, rifiuta la piccola che tuttavia diviene la preferita del padre, il barone Domenico Safamita. La piccola Costanza cresce nelle cucine e nelle stanze della servitù: una bambina silenziosa, sensibile e ricca di immaginazione. Ad accudirla e a divenirne la madre putativa la sua balia, Amalia Cuffaro, una donna semplice e onesta, fedele alla famiglia Safamita ma coraggiosa e dotata di indipendenza di giudizio.
Costanza è timida e insicura, si vergogna del colore inverosimile dei suoi capelli, esce poco e malvolentieri ma è testardamente fedele ai suoi affetti.
I suoi fratelli, Stefano e Giacomo, tradiscono per motivi differenti la fiducia paterna e le responsabilità connesse al loro ruolo di proprietari terrieri. Stefano si innamora di una ragazza di oscuri natali e la sposa nonostante il parere contrario del padre. Generoso ma anche superficiale e impulsivo Stefano sarà vittima delle sue illusioni, nonostante l’affetto di Costanza che continuerà a frequentarlo nonostante il padre l’abbia diseredato. Giacomo sconta l’antipatia che il padre Domenico non gli nasconde, diventando avido e meschino, tanto da impedire ai figli di conoscere la sorella, la «zia marchesa».
Intorno ai Safamita si muovono decine di personaggi: campieri, servi, borghesi, nobili falliti. Invidia, calcolo, tradimento, maldicenza sono la realtà quotidiana che il barone Domenico deve affrontare. Ne sarà prosciugato e logorato, conservando vivo fino alla morte solo l’affetto per la figlia Costanza. Riuscirà, tuttavia, senza eccessive difficoltà a superare il passaggio dal regno borbone all’Italia unita, a mantenere buoni rapporti con gli emissari del nuovo governo e a resistere all’offensiva della nascente mafia grazie a un atteggiamento duramente pragmatico. La lenta, inesorabile rovina della famiglia verrà dal mutare dell’economia isolana, dal venir meno degli obblighi di fedeltà feudale come, infine, dal “tradimento” dei figli.
La sola Costanza si troverà, infine, a guidare casa Safamita fino alla sua precoce morte.
Inevitabili i confronti, i paragoni, i riferimenti incrociati con Il Gattopardo, riferimenti e paragoni che rischiano però di oscurare il valore del romanzo di Agnello Hornby. Costanza, Amalia, Caterina, madre di Costanza, sono personaggi femminili di grande rilievo che accompagnano il lettore in un romanzo che meraviglia per ricchezza di toni e accenti e per capacità di tratteggiare caratteri e vicende. Principale – purtroppo non piccolo – rilievo per il finale bruscamente affrettato. Quasi che l’autrice avesse stabilito di non superare un numero prefissato di pagine…