Già uscito in rilegato (Frassinelli, 2000), ricompare in tascabile la traduzione italiana di Azazel, titolo francamente molto più adeguato al romanzo. Akunin, saggista e traduttore, oltre che narratore, confeziona con abilità un giallo piacevole e intrigante, con un tocco di umorismo, nel quale debutta un giovanissimo investigatore, Erast Fandorin, orfano di buona famiglia impoverita e impiegato neo assunto all’ufficio investigativo. Entusiasta e intelligente, Erast si getta anima e corpo a indagare su una morte idiota dove il pacioso superiore vede soltanto gli effetti nefasti dell’ennuy e dei capricci della jeunesse dorée moscovita. L’indagine lo porterà ad attraversare in treno l’Europa fino a una Londra dove si mescolano atmosfere alla Conan Doyle e alla Dickens, e a tornare, per risolvere finalmente il caso, al punto di partenza.
Il libro ha avuto un buon successo di pubblico già nell’edizione rilegata e sarebbe superfluo riparlarne se non fosse un’operazione molto più raffinata di quanto possa sembrare a una prima lettura. Azazel, infatti, è un vero crocevia di generi contigui e non al giallo tradizionale che di solito i lettori appassionati non sono abituati a frequentare. I riferimenti sono molti ed eterogenei: la passione positivista di Verne per le applicazioni scientifiche e le invenzioni – il lungo viaggio in treno di Fandorin ricorda sia il “giro” di Phileas Fogg, sia la missione di Michele Strogoff, altro “agente” moscovita” e il primo stupefacente telefono di Mosca è intestato a un superiore del ragazzo; il misterioso complotto internazionale ricorda, tra l’altro, le storie di spionaggio di Fleming, con i loro “cattivi” geniali, la dark lady di turno e la tecnologia al servizio dell’agente Bond; lo spunto della società segreta rimanda ad autori decisamente anteriori a Fleming, come Wallace o Wilton o Futrelle; la bellissima Amalia non sarebbe fuori luogo nella parte di Milady, nemica dei tre moschettieri… E il romanzo ricorda vagamente la veneranda serie televisiva Usa che ha ispirato il “Wild, Wild West” degli anni Novanta.
Azazel è, insomma, un cocktail, azzeccato nelle dosi e non gratuito, che ricorda molto più da vicino lo steampunk che non la detective story, e e che ha come “novum” proprio la grandiosa concezione dell’Umanità e del Progresso dei complottatori e del loro ineffabile capo.
Se non l’avete ancora letto dovreste provvedere, se invece lo avete già fatto potreste riprenderlo in mano…