Un libro goffo e pretenzioso. Pretenzioso perché scritto con la supponenza di chi pensa che il pubblico sarà disposto a perdonargli tutto, anche le più assurde capriole logico/storiche, nel nome del credito maturato con i libri precedenti. Goffo perchè nato da impulsi contrastanti e da intenzioni divergenti, che non riesce ad essere né un buon giallo né, tantomeno, un credibile romanzo fantastico.
La vicenda: un commissario di polizia poco affidabile è inviato dal neonato governo fascista a comandare il presidio di polizia di un’isola dove si trovano alcuni confinati (siamo nel 1925…) e un robusto drappello di camice nere. Poco dopo il suo arrivo il commissario si trova alle prese con un delitto mascherato da incidente, seguito da altri. Le sue indagini, condotte con l’aiuto di un anatomopatologo confinato nell’isola (gli anatomopatologi sono una categoria professionale di gran moda), lo porteranno fatalmente a scontrarsi con i fascisti, anche se tutti saranno infine vinti dal destino e dall’isola, maledetta e satanica. Potrebbe risultare una scelta vincente aver inserito nella vicenda il gran stregone Alestair Crowley e i suoi fedeli, dediti ad esperienze di sessualità magica – presenze realmente verificatasi in quegli anni e in quei luoghi – ma il bizzarro confronto tra la sessualità libertaria di Crowley e il cupo immaginario fascista si sfarina lentamente lasciando una sensazione di vuoto e dell’ennesima occasione mancata.
Fin qui il testo, quantomeno deludente. Ma Lucarelli non si accontenta di aver messo in commercio una caricatura dei suoi romanzi precedenti. Candidamente (e con sublime faccia di bronzo) si premura di informarci che effettivamente nel 1925 non c’erano confinati nè era stata composta la canzone Ludovico, ma che, insomma, avrebbero anche potuto esserci. Poscritto che, in quanto a involontaria comicità, sta solo alla pari con l’idea di un’isola contemporaneamente flagellata dal vento e coperta di nebbia.
La cosa curiosa, tuttavia, non è tanto che Lucarelli l’abbia scritto, ma che nessuno all’Einaudi se ne sia preoccupato, anzi, che si sia udito presentare le debolezze del libro come veri e propri colpi di genio.
Spero di cuore che ciò testimoni semplicemente la condiscendenza dell’editore nei confronti dell’autore di buona vendibilità e non, piuttosto, una fatale e irrimediabile perdita di senso critico.
Carlo Lucarelli, L’isola dell’angelo caduto
Einaudi Stile Libero 2009, pp. 224, € 12,00
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