Una delusione, particolarmente seccante dal momento che conoscevo l’autrice ed ero convinto meritasse leggere anche il suo ultimo libro, Le donne perdonano tutto tranne il silenzio, di Rosa Matteucci, Giunti editore.La vicenda è relativamente semplice da raccontare. Due donne, un’attrice in cerca di parte e una giornalista free lance, si rendono lentamente conto che i loro rispettivi amanti, un regista fallito e un produttore sfigato, sono troppo attaccati al loro borghesissimo menagé familiare per arrivare a distruggerlo pur di vivere con loro. Poco dopo metà del libro le due donne giungono (faticosamente) a solidarizzare e il lettore attende finalmente che la vicenda prenda il volo, mostrando a tutti di che cosa sono capaci due donne medie giunte alla decisione di vendicare i mille momenti d’amore vissuti in solitudine, nell’attesa di una telefonata, di un appuntamento, di un breve incontro. E invece no. Nulla di tutto ciò. Dopo un capitolo di raffinata predica condotta dal Cristo dimenticato sulla croce del film al quale lavorano regista e produttore, seguono un paio di capitoli stracchi, scritti come da contratto che chiudono il romanzo senza vincitori né vinti.
«Non c’è un finale autentico per [questa] vicenda» avvisa l’editore nella seconda di copertina e si tratta, per una volta, di un’affermazione sincera e onesta. Ciò che rimane al lettore di una storia sgangherata e inconclusa è l’ottimo, raffinatissimo stile, carico di uno houmour dissacrante rabbioso e impaziente, ma sinceramento troppo poco per un romanzo che meriti leggere.
Rosa Matteucci, Le donne perdonano tutto tranne il silenzio
Giunti Narrativa 2012, pp. 144, € 12,00
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