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    Magazzino · Grigio

    Immancabili Simenon

    • di Silvia Treves
    • Agosto 23, 2014 a 6:56 pm

    Senza uno o più romanzi di Simenon le mie estati sarebbero incomplete. E io sarei probabilmente più ottimista, ma forse meno «umana».
    Quest’anno è toccato a due romanzi un po’ defilati, e a un ‘inchiesta di Maigret della quale avevo visto due versioni televisive, una italiana con il grande Gino Cervi e una francese interpretata dal più che dignitoso Bruno Crémer
    I due romanzi sono meno noti di altri, ma notevoli e accomunati da personaggi che potrebbero essere versioni differenti del medesimo modello famigliare: un uomo di casa fin troppo accudito da donne formidabili, che guidano i suoi passi su sentieri obbligati, costringendolo a vivere per procura e creandogli una rete di legami inestricabili. Fra i due coniugi studiati da Maigret, invece, vittima e aguzzino sembrano facilmente riconoscibili ma più il commissario, e il lettore con lui, si avvicina più le cose si fanno sfocate…

    copertina zie

    Le zie (tit. orig. Le coup de vague – L’Ondata)
    Dintorni di Marsilly, dipartimento Charente-Maritime, costa atlantica sud occidentale della Francia.
    L’Ondata è la fattoria di due signorine di mezza età, le sorelle Hortense ed Émilie Laclau, titolari anche di un allevamento di cozze e ostriche che la famiglia Laclau si tramanda da generazioni. Attorno ai molluschi ruota la vita della gente dell’Ondata – le sorelle e il loro giovane nipote Jean – e dell’intero paese, con gesti che per tutti si ripetono giorno dopo giorno, scanditi dal ritmo delle maree, dalla raccolta e dalla spedizione dei molluschi in tutta la Francia e nell’area mediterranea: la giornata comincia prima dell’alba, con un caffè veloce e un saluto assonnato, poi si corre alla spiaggia dove l’oceano in bassa marea si ritira di oltre cento metri, consentendo ai raccoglitori di strappare i molluschi dai pali attorno a cui crescono e riempire i panieri, calcolando senza bisogno dell’orologio il tempo rimanente prima dell’alta marea.
    A Jean questa vita piace, si abbandona al suo ritmo circolare, non vuole e forse non sa immaginarne un’altra. A tutto il resto pensano le zie: Hortense, che partecipa alla raccolta e tratta con fornitori e clienti rimbeccando i vicini impiccioni, ed Émilie, che accudisce le mucche e i campi e lavora in cucina limitandosi a suggerire sottovoce ciò che dovrebbe essere fatto. Insieme, le due «arpie», come le chiamano in paese, sono una potenza: temute, rispettate, detestate da molti perché sono e vogliono restare diverse: benestanti, organizzate, con qualche pretesa di austera eleganza, vivono senza uomini, manipolando a loro favore le rigide e ipocrite regole sociali della provincia. Così Jean può vivere tranquillo, nel suo piccolo mondo che odora di mare, di cibo ben cucinato e di biancheria ben stirata, lavorando e divertendosi un po’ la sera e la domenica, quando le ragazze gli fanno gli occhi dolci perché è un bel figliolo garbato e ben vestito e rappresenta il miglior partito del paese.
    A produrre la frattura e a conquistare il tiepido ma a suo modo sentimentale cuore di Jean giunge Marthe, la figlia di Justin Sarlat, un perdigiorno eccentrico, che vive alle spalle della moglie e passa il tempo a provocare le «arpie» e a minacciare piccoli scandali, senza mai far seguire le parole ai fatti. Fragile e cagionevole di salute, Marthe è insieme una vaga promessa di amore romantico e un peso e, quando rimane incinta, Jean non sa che fare. Saranno le zie a scegliere per i due giovani, riaggiustando più volte il tiro di fronte a una situazione sociale sempre più difficile da sostenere. La gente del paese si godrà lo spettacolo aspettando passi falsi e facendo di volta in volta faccia di circostanza. Nelle 204 pagine del romanzo le «arpie», Jean e Marthe, Justin e i suoi compari daranno grande prova di tutte le umane miserie di cui sono capaci i personaggi di Simenon. E – com’è proprio di un mondo rigido, governato da regole non scritte e proprio per questo inappellabili – i peccati peggiori saranno quelli di omissione.
    La società provinciale che ha sempre ossessionato Simenon ancora una volta uscirà male dalla vicenda, ma resisterà, con tutto lo squallore e le poche, piccolissime virtù che la tengono insieme: saranno i singoli umani a trasformarsi, deformandosi e scivolando via, mentre una generazione si sostituisce all’altra e i vecchi del paese lasciano il posto a giovani destinati a diventare esattamente come loro.
    Qui e qui , il sito ufficiale di Simenon, gestito dal figlio, per vedere i luoghi dove si svolge il romanzo

     

    signorine

    Le signorine di Concarneau
    A prima vista le «Signorine» Guérec, di Concarneau, sembrano parenti strette delle «arpie» di Coup de Vague: anche loro sorelle (tre, ma una è sposata e resta ai margini del cerchio famigliare), anche loro di mezz’età, forti e in grado di badare alla casa (Francoise) e all’impresa di famiglia (Celine), anche loro tirannicamente devote all’unico maschio di famiglia; e Jules, il loro unico fratello, pare una copia invecchiata e un po’ più imbranata di Jean. Tutti quanti vivono in una casa agiata che, al piano terreno, ospita anche un grande negozio di forniture per imbarcazioni dove si trova letteralmente di tutto, dal catrame, alle provviste ai cordami. In più i Guérec possiedono anche un paio di imbarcazioni da pesca con un equipaggio esperto e affiatato cui spesso si aggiunge con piacere Jules, per il piacere di vivere in un ambiente solo maschile, ben lontano dal complesso spettacolo di efficienza, regole sociali e ricatti affettivi messo quotidianamente in scena dalle sorelle.
    Le signorine, infatti, tengono costantemente d’occhio il fratello, timorose (e non a torto) che non sappia cavarsela da solo. Quando il fratello si mette nei pasticci, le sorelle intervengono con terrificante efficienza, anzi, per prevenire le emergenze pretendono di conoscere ogni suo passo, gli lasciano la briglia cortissima e pochissimo denaro, qualsiasi spesa extra deve essere rendicontata.
    Naturalmente corpo e anima di Jules hanno le loro esigenze… ma come spiegare alle sorelle le poche decine di franchi spese con una donnina compiacente? È proprio pensando a come giustificarsi che, rientrando a casa una sera, fresco di patente e pessimo guidatore, il poveretto compie l’irrimediabile, investendo un bambino nel buio e senza testimoni. Invece di affrontare le conseguenze, Jules fugge, ma è costretto a inventare storie sempre più arzigogolate per giustificare la somma spesa e le azioni di quella maledetta serata. Fortunato nella sciagura, Guérec non viene mai sospettato dalla polizia e potrebbe starsene al sicuro a casa propria aspettando la fine della tempesta. Ma la coscienza non lo perdona, anzi lo spinge a fare qualcosa per rimediare senza esporsi.
    Le dinamiche che si creano da una parte tra le sorelle, che fiutano il guaio senza riuscire a immaginarlo, e dall’altra tra Jules e la madre del piccolo morto, distruggeranno letteralmente il mondo chiuso e arroccato che le signorine di Concarneau difendono con le unghie e con i denti.
    Il tema, con le dovute differenze, è simile a quello del romanzo precedente, ma qui il cerchio magico delle tre sorelle non reggerà e i Guérec saranno costretti a uscirne; il cambiamento radicale costerà loro un prezzo altissimo ma avrà, almeno per qualcuno, il sapore stranito di un briciolo di trasgressione.

     

    cartina_francia_bretagna
    Linea rossa inferiore: a sin. è  visibile Concarneau; al centroLa Rochelle nei cui dintorni si svolge Le Zie.
    Come sempre, nei microcosmi di Simenon non vi sono veri carnefici né vittime innocenti; sono le «regole» della comunità e l’inerzia profonda dei protagonisti a trascinare tutti. Il sapore predominante di Le zie e di Le Signorine di Concarneau, romanzi forse meno noti e celebrati di altri, è quello di altri ottimi romanzi dell’autore, da L’Uomo di Arcangelo, a Il treno, a Luci della notte: la vita provinciale è piena di regole non scritte, i vicini che sanno – o sospettano, o immaginano –  tutto di tutti, divisi tra la solidarietà e l’astio verso chi vive loro accanto, gli uomini che possono perdere la testa per una donna ma non sapranno mai amarla alla pari, perché se la guardano da vicino, come fa ad esempio Jean, la sentono troppo estranea, diversa, «femminile» per sopportarla. E le donne, che o sono troppo deboli, come Marthe, o sono troppo forti e consapevoli di sé, e hanno imparato a vivere da sole, come le sorelle Laclau e Gerec, oppure – come tante donne infelici dei libri di Simenon – si ostinano invano a chiedere ai loro compagni ciò che non sono capaci di dare.

     

    ombra

    L’ombra cinese

    Il terzo romanzo è un’inchiesta di Jules Maigret. Il mondo visto dal punto di vista del commissario è di solito più sfumato di quello disegnato nei romanzi «maggiori» di Simenon, forse perché è proprio del genere poliziesco , anche nel momento in cui l’autore studia e ci permette di immedesimarci con vittime e carnefici, porre una specie di filtro, di barriera psicologica tra «loro» e «noi». E questo permette ai lettori di provar almeno pietà, anche per i carnefici del momento, senza essere costretti a chiedersi continuamente: «ma io, da che parte starei? Che cosa avrei fatto al posto suo?».
    Se accosto L’ombra cinese ai due romanzi precedenti è per due motivi: prima di tutto perché, come l’Ondata e la casa negozio delle sorelle Gérec, anche lo stabile dove avviene il crimine è un universo chiuso, nel quale le vite degli inquilini si intrecciano e si stratificano impregnandolo di umanità, il secondo è che, anche qui, il rapporto di potere sbilanciato fra le donne e gli uomini è il perno della vicenda.
    Un ricco imprenditore viene assassinato negli uffici della sua ditta, situata nel grande cortile di un palazzo di Place des Vosges. Nel corso dell’indagine, come sempre, Maigret cerca di conoscere la personalità e la storia del defunto, un uomo di mezz’età che si è fatto da sé e che, dopo un divorzio, si è sposato nuovamente con una donna più giovane e di famiglia signorile. Scopre poi che la prima moglie del defunto vive proprio nel palazzo, insieme al secondo marito. Con la solita, lenta avvedutezza, Maigret entra nella vita della vittima, conosce le due mogli e il figlio di primo letto del morto, un ragazzo infelice che si rifugia nelle droghe con il denaro del padre. Incontra poi la giovane amante della vittima, una donna simpatica, di origini popolane, che a suo modo gli è stata molto devota. L’indagine sarà lunga e non priva di episodi drammatici, e Maigret potrà contare sul proprio fiuto, la propria capacità di mimetizzarsi con lo sfondo, assistendo a un singolare spettacolo di miserie umane, avidità, desiderio di vendetta. Più che in altre inchieste i lettori avranno la sensazione di spiare ogni vita dal buco della serratura e, spesso il desiderio di distogliere lo sguardo dalla squallida disperazione che vedono.
    L’inchiesta è stata trasporta per la televisione più volte. Io ne ricordo due, ugualmente ben condotte: quella – splendidamente recitata – con Gino Cervi, Antonio Battistella e una grandissima Anna Miserocchi e quella francese, con Bruno Cremer nella parte di Maigret. Entrambe da vedere. Io preferisco la prima, perché il mio Maigret resta quello intepretato da Cervi, visto da bambina la domenica sera e per la canzone di Tenco, Un giorno dopo l’altro   , che chiudeva la puntata e la domenica sera versando nel cuore degli spettatori un’inquietante malinconia.
    Ma anche Cremer è un vero Maigret. Scegliete voi.

    Qui la versione francese con Bruno Cremer.
    Qui  la versione italiana con Gino Cervi

    Georges Simenon:

    Le zie
    Oscar M. 1969, pp 204,
    trad. F. Rigamonti
    solo su ebay, mai ristampato

    Le signorine di Concarneau
    Adelphi, pp. 136 € 16,00
    Trad. Laura Frausin Guarino

    L’ombra cinese
    Adelphi, pp. 114 o 143 € 10.00
    trad R. de Letteriis
    .

    paul_signac_016_Evening_Calm_Concarneau_1891x
    Paul Signac, Evening Calm Concarneau

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