Perché mai un uomo di tendenze solitarie e contemplative come le mie, che può aspettarsi di disporre ancora di una porzione sostanziale della sua esistenza, dovrebbe rovinarla raddrizzando le piccole disgustose follie di mortali ostinati a rovinare la propria? […] Perché sopportare il fango e il frastuono della città quando potrei rintanarmi indisturbato in una piega di queste colline?
Estate 1902. Londra sta aspettando l’Incoronazione di Edoardo VII, re attempato, dopo la tardiva dipartita della regina Vittoria. Lo scenario politico inglese non è troppo incoraggiante: il ricordo della «nostra tutt’altro che trionfale campagna in Sud Africa» brucia ancora e i rapporti con la Germania sono gelidi a causa della politica aggressiva del Kaiser. L’Europa chiuderà di lì a poco un XIX secolo innaturalmente lungo con una guerra e rivoluzioni riuscite e sperate. Il XX secolo sarà «breve» ma, se possibile, peggiore.
Ma questo i londinesi per loro fortuna ancora non lo sanno, anche se qualcuno come Mycroft Holmes, per la sua posizione ufficiosa ma fondamentale nel governo e l‘attentissimo suo fratello fiutano la crisi in arrivo. I londinesi cercano di godersi l’estate, le lunghe serate, le colline intorno a Londra, funestate purtroppo da orme inquietanti e ululati da far accapponare la pelle. Lestrade, come sempre, ha capito tutto: il mastino dei Baskerville è giunto in città. Fortunatamente altri londinesi, stipendiati con il denaro pubblico, si dedicano a faccende più importanti, come migliorare la viabilità della capitale. E vengono anche premiati dalla sorte, con il ritrovamento di resti umani che potrebbero addirittura essere quelli di Oliver Cromwell e di due suoi fedeli, morti in maniera naturale ma impiccati da cadaveri per compiacere le smanie di vendetta di Carlo II. Il mastino e Oliver si mettono di traverso alla decisione di Holmes di ritirarsi in campagna e ai piani matrimoniali del dr. Watson, fresco fidanzato per la terza volta… Per dirla come Watson, «Cromwell era un terribile guastafeste, e una minaccia al modo di vivere britannico», e anche secoli dopo la morte riuscirà a far tremare un’altra testa (quasi) coronata.
L’indagine si snoda garbata, tra cani assassini, estremisti di buone intenzioni e spie infiltrate; la costruzione è solida, credibile e disseminata del giusto numero di indizi, sino a un finale pirotecnico ma non posticcio. Holmes e Watson secondo Hardwick rispettano i personaggi originali e il Canone e anzi, come i migliori sequel, illuminano qualche aspetto «nuovo» e credibile di Holmes e Watson. Il novum è costituito, in questo caso, dalla sensibilità politica di Holmes, dalla sua capacità di fiutare l’aria:
Non credo di esagerare», rispose Holmes, «affermando che il Paese, probabilmente, è più vicino alla rivoluzione oggi di quanto lo sia stato dal tempo delle ossa che abbiamo esaminato questo pomeriggio. Basterebbe un incidente qualsiasi per fare l’effetto di una miccia accesa accostata a un barilotto di polvere»
E anche:
… L’East End. È un terreno di cultura tradizionale della rivoluzione e dell’anarchia, e non solo rivolte contro il nostro Paese. Le nostro leggi sono così libere e tolleranti, e così estranee a ogni forma di repressione politica, che gli estremisti più violenti d’Europa e d’Asia possono organizzarsi e tessere i loro complotti praticamente nell’impunità.
Ma Watson, qui un po’ più sagace e autonomo che in altri sequel, non è da meno:
quel popolo nel suo complesso aveva finito con l’essere identificato con il suo Kaiser. Per noi, ormai, i tedeschi erano automaticamente degli «unni». Ma anche quelli di loro che s’erano stabiliti in Inghilterra, bottegai, barbieri, camerieri, musicisti, lavoratori di ogni genere, adesso venivano guardati con sospetto dai loro vicini, che magari erano stati per anni loro clienti e amici. […] C’è sempre della gente il cui il patriottismo assume forme smodate, e non mancheranno mai i disgraziati pronti a invocare qualsiasi scusa per perseguitare una minoranza innocente.
Molto condivisibile… Come diceva Samuel Johnson, «il patriottismo è l’ultimo rifugio di un briccone».
Alcune considerazioni di Watson e Holmes sono tornate di estrema attualità:
Nessuno dubitava che le recenti aggressioni ai danni di cinesi fossero state influenzate dalle parole irresponsabili del Kaiser. Lo stesso termine «pericolo giallo» era stato impiegato per la prima volta per la prima volta in un suo discorso. Etra suonato come una minaccia temibile a un mondo occidentale che si chiedeva, timoroso, quali novità radicali avrebbe portato il nuovo secolo. Quei crimini erano dimostrazioni piuttosto ovvie di questa paura.
O anche, dal momento che ogni giorno sul pianeta si combattono centinaia di guerre di ogni proporzione e che i reduci sono numerosi i proporzione:
L’uomo apparteneva alla categoria, fin troppo comune, dell’ex soldato o dell’ex marinaio che dopo aver servito il proprio Paese si trovava sa solo a combattere per se stesso, con un premio di smobilitazione da fame, in un mondo estraneo alla vita cameratesca e disciplinata che aveva conosciuto.
E l’acume di Holmes precorre letteralmente i tempi, immaginando lo strumento che, a quanto pare, gli italiani amano più di ogni altro:
Il telefono è lo strumento del futuro, per quanto riguarda il lavoro di polizia, continuò lui, vedo già il giorno in cui ogni agente avrà accesso a un apparecchio, possibilmente di un tipo che si possa portare sempre con sé. Allora potrà rivolgersi in qualsiasi momento a Scotland Yard per informazioni o aiuto. Gli basterà una chiamata per riferire di una circostanza sospetta e chiedere rinforzi da una distanza ben superiore a un semplice fischietto.
Purtroppo anche delinquenti di ogni genere hanno imparato a utilizzare questo prodigio della tecnica…
Alla fine, con l’aiuto di numerosi alleati, Holmes riesce a condurre in porto l’indagine e torna ai suoi precedenti progetti di ritiro a vita privata. Resta il solito Holmes, ben consapevole del suo genio, affascinato dalle sfide e misogino, proprio come in futuro Nero Wolfe (suo «figlio» letterario e, forse, anche naturale). Ma questa volta, a rassicurarlo che il mondo, anche quello nuovo e non facile che si prospetta, potrebbe aver ancora bisogno di lui, è una delle poche donne che hanno saputo suscitare la sua ammirazione
Michael Hardwick, Sherlock Holmes. La vendetta del mastino dei Baskerville
Alacran, 2007, ed. or 1987, pp. 323, € 16,80, Trad. C. Oliva
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