
L’assassinio del commendatore, di Murakami Haruki [Einaudi], è un corposo romanzo in due volumi, uscito per la prima volta in edizione rilegata nel 2018 e seguito dall’edizione economica nel 2019. «Commendatore» è una parola che non ha praticamente traduzione in giapponese, come Murakami ci fa sapere, e il protagonista deve tradurlo in qualche modo, utilizzando una forma cortese risalente al medioevo nipponico. Il commendatore del titolo è la persona trucidata in duello da Don Giovanni nel corso della vicenda narrata da Da Ponte e musicata da Mozart e che appare in un quadro ritrovato dal protagonista nel sottotetto della casa appartenuta a un grande pittore giapponese: Amada Tokohito. Curioso che Amada abbia impacchettato il quadro senza averlo distrutto, ma facendo in modo che nessuno potesse ritrovarlo, curioso e inspiegabile come il fatto che il grande pittore dopo un periodo nel quale di era dedicato alla pittura moderna, dopo il ritorno da Vienna si sia interamente rivolto al Nihongo la pittura tradizionale nipponica. Ma è solo il primo dei misteri che dovrà affrontare il protagonista dei due volumi e narratore in prima persona – mai citato con nome e cognome, a ribadire il legame profondo tra l’autore e il suo personaggio.
Tra i personaggi appare un certo Menshiki (il cui nome significa «colori scomparsi», e che richiama inevitabilmente alla mente «L’incolore Tazaki Tsukuru» del romanzo precedente) un vicino ricchissimo e che ama vivere appartato, che sarà il testimone del mistero che gradualmente avvolge il protagonista e la sua strana casa. Il flebile suono di una campanella che suona nel folto del bosco è il primo elemento che lo spingerà a indagare sulla vita di Amada e sulla rottura che lo spinse ad abbandonare Vienna e la pittura moderna, giungendo a dipingere il quadro, carico di insensata ed esibita violenza e di un mistero inspiegabile.

Il commendatore e la sua morte sono il vero centro della narrazione, il piccolo commendatore – letteralmente “estratto” dal quadro e che soltanto il protagonista riesce a vedere e a parlargli mentre vive nella sua casa – costituisce un contrasto paradossale con l’esagerata violenza della scena alla quale appartiene ed è il viatico al mondo sospeso tra la realtà e il sogno nel quale sono ambientate le vicende narrate.
La sensazione del lettore, al di là della viva simpatia per Murakami, è di avere a che fare con un romanzo volutamente ambiguo, un ricco dono nascosto da un’imbottitura ricca ma a tratti ridondante, un romanzo nel quale l’autore non riesce – o più probabilmente non vuole – decidere tra il reale e il fantastico, facendo del suo abituale esercizio di equilibrio una pericolosa esibizione sulla corda. Il libro si lascia leggere volentieri, intendiamoci, ma lascia comunque la sensazione di molte idee spese – il protagonista capace di comporre ritratti nel quale coglie le caratteristiche essenziali dell’io del modello, l’imperturbabile Menshiki, individuo «molto, molto, molto interessante», come lo etichetta il protagonista, ma fin troppo enigmatico, la giovane Akikawa Marie, capace, attraverso l’esercizio del disegno, di creare un legame profondo con il protagonista, e il fantasma del Commendatore:
La faccia, i vestiti, tutto era esattamente uguale. Anche l’altezza, sessanta centimetri. Una persona in scala ridotta, insomma, E parlava in modo un po’ strano. Per qualche motivo, era visibile solo a me. Diceva di essere un’idea. Di essere sempre stato chiuso in quella buca. Siamo stati il signor Menshiki e io a liberarlo, insomma.

– ma senza voler giungere a un climax definito. Si leggono le 850 pagine de L’assassinio del commendatore senza individuare un filo rosso che unisca, se non debolmente, i diversi elementi via via narrati e in sostanza è la presenza del protagonista/autore a fungere da collante, rendendo il tutto non solo digeribile ma anche gradevole. Comunque la sottile sensazione che manchi “qualcosa” si acuisce verso la fine del testo, facendo nascere il dubbio che il romanzo avrebbe anche potuto raggiungere le 10.000 pagine senza che l’autore vincesse la sua ambiguità e concludesse il libro con una nota definitiva. Tutto ciò detto, penso che comprerò e leggerò anche il prossimo libro di Murakami Haruki.

Murakami Haruki, L’assassinio del commendatore, Libro primo, Idee che affiorano + Libro Secondo, Metafore che si trasformano, Supercoralli Einaudi 2018 [ed.or. 2017 ], pp. 418 + pp. 434, € 20,00 + € 20,00, trad. Antonietta Pastore.
Idem ed. in Einaudi Super ET [vol. unico, 2019], pp. 856, € 16,00
Idem in e-book, € 8,99 + € 8,99
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