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    Magazzino

    E. Naters – Mau Mau

    • di Silvia Treves
    • Dicembre 29, 2004 a 11:21 pm

    Elke Naters
    Mau Mau
    (Bollati Boringhieri)

    Elke Naters (della quale Bollati Boringhieri ha già pubblicato Regine e Bugie) è tedesca e tedeschi sono i quattro personaggi di questa novella raccontata a due voci; la storia, però, si svolge altrove, in un non precisato luogo di vacanza, forse una piccola isola mediterranea.
    Costituito da due lunghi capitoli, Mau Mau è una partita a quattro fra Mika, Frank, Susanne e Carlsten, narrata prima da Ida, nuova del gruppo ma veterana dell’albergo in riva al mare dove tutti alloggiano, poi da Mika, la personalità più appariscente del gruppo. Ida osserva i quattro amici con curiosità scientifica, ne scopre le gerarchie e le segrete rivalità, le manie e le ossessioni. E annota la propria ambiguità nei loro confronti, il desiderio che se ne vadano presto, lasciandola libera di scivolare nella consuetudine solitaria delle solite vacanze e, contemporaneamente, l’assuefazione alla loro presenza, la convinzione che “dopo”, le vacanze non potranno mai più essere come prima.
    Mika è una perfezionista abituata a controllare tutto e tutti e a occupare il centro della scena; dimenticarsi di lei è impossibile, Mika è bravissima a richiamare all’ordine gli amici. Frank, il giovane con cui vive da due anni, è ipocondriaco, taciturno e opaco da sobrio ma scintillante e spassoso nell’ora di grazia dopo la sbronza serale; continuando a bere, Frank diventa odioso, sboccato e insultante, ma Mika sopporta indifferente e lo ama per quell’ora di grandezza. Carlsten è un salutista ossessionato dal proprio corpo, che parla sempre a voce troppo alta e che soltanto la gentilezza e l’umorismo rendono tollerabile. Con Carlsten si può soltanto scherzare, a meno di non essere Frank: tra loro i due sanno parlare a bassa voce di cose profonde. Susanne – che è amica fraterna di Carlsten e non la sua ragazza – è la meno appariscente del gruppo, bella di una bellezza dignitosa e non esibita, capace di godere i rari momenti di silenzio che scivolano sul gruppo.
    I quattro, coinvolgendo anche Ida, fanno di tutto per divertirsi e soprattutto per apparire divertiti, ridono forte, spesso alle spalle degli altri ospiti, comunicano fra loro con codici collaudati in lunghi anni di frequentazione, si fotografano in continuazione, immortalando ogni attimo, anche le serate meno riuscite, le ore di noia, e di schermaglie astiose. Esaminando le foto a qualche giorno di distanza, si convincono di essere stati davvero felici come appaiono. La vacanza potrebbe continuare così all’infinito, ennesima variazione di un copione che tutti, tranne Ida, hanno già recitato cento volte. Tutto cambia quando Frank, invece di avere una delle sue solite crisi di ipocondria e rimbalzare inutilmente tra farmacia, medico e pronto soccorso, si ammala davvero…
    Raccontata da Mika nel secondo capitolo, la medesima vicenda osservata da Ida è sottilmente diversa, perché Mika è «dentro», compensa con la conoscenza diretta ciò che le manca in obiettività, sa di Frank cose che nemmeno lui, egocentrico ma scarsamente introspettivo, conosce. Ne vede i difetti e le miserie, lo giudica per ciò che vale ma è legata a lui da quella rara e assurda specie d’amore nella quale convivono senza difficoltà affetto, completa accettazione e disprezzo, un amore che diventa destino.

    Ottima prova di una narratrice capace di affondare il bisturi nei propri personaggi senza sezionarli come cadaveri, senza trasformarli in manichini, Mau Mau raggiunge dalle prime pagine un equilibrio sobrio e scabro e lo mantiene fin quasi alle ultime. Osservando i quattro con gli occhi di Ida non si può fare a meno di rivivere analoghe esperienze, sabati e domenica trascorse in gruppo, e noi condannati a divertirci a tutti i costi, mentre le ore scivolano troppo lente verso la fine del week-end e il lunedì… E, peggio di tutto, gli amici (in ogni gruppo ce n’è almeno un paio) che, mentre gli altri cercano di distogliere lo sguardo dalla noia che provano, si affannano a rievocare all’infinito qualche altra serata «terribilmente divertente».
    Soltanto nelle ultime pagine la presa sicura di Elke Naters sembra allentarsi un po’, scivolando verso un finale giusto ma non completamente preparato e netto come il resto. Ma si tratta di sfumature, Mau Mau è un buon romanzo, inquietante e coerente a sufficienza da invogliare a leggere anche gli altri dell’autrice.

    tratto da LN-LibriNuovi 29 – primavera 2004

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