Il grande curatore di antologie, David G. Hartwell, recentemente scomparso, spiega, nella succinta introduzione, i criteri di scelta che ha adottato per i venti racconti presentati: solo ed esclusivamente fantascienza, priva di contaminazioni horror, fantasy o speculative fiction. Ma se ne trova ancora di sf pura? Sì, dice il curatore, solo nell’anno 1998 sono stati pubblicati almeno un centinaio di buoni racconti, e questo è il «suo» meglio. Non posso, per ragioni di spazio, soffermarmi su tutti i racconti, quindi citerò quello che, secondo me, è il meglio del meglio, seguendo l’ordine di stampa.
Divertente L’anno del topo, di Norman Spinrad: non ci sono confini che tengano per il maledetto Topolino, nemmeno quelli dell’Impero del Sol Levante. Ma, come dice il «libretto rosso» di Mao il Panda: «Il saggio trae guadagno dall’operare il bene». Ci si può sempre mettere d’accordo…
Terribile, nella sua quotidianità, Il giorno prima del loro arrivo di Mary Soon Lee: una madre single cerca i regali per il compleanno del figlioletto e, come ogni anno, come ogni genitore, vuole qualcosa di speciale. La loro vita somiglia alla nostra, anche se Justin studia soprattutto connesso in rete e i commessi dei negozi sono automi pazienti e cortesemente impersonali. Justin attende il domani con molta impazienza, ma oggi è il giorno prima del loro arrivo… Il dodicesimo album è un delizioso omaggio di Stephen Baxter ai Quattro di Liverpool. Personalmente non ho mai nutrito un amore esclusivo per i Beatles e certamente non ne ricordo l’intera discografia, però le note del «dodicesimo album» allarmeranno i veri fan. Almeno qualcuno di loro, in qualunque (altro) universo si trovino.
Struggente ed elusivo, Storia della tua vita di Ted Chiang, è una delle più delicate esplorazione dei sentimenti materni che abbia mai letto. Per questioni di par condicio sarei tentata di dire «sentimenti genitoriali», ma qui ci sono una madre e sua figlia, in un gioco di specchi che è anche una riflessione sulla natura del tempo e sul significato delle nostre vite: materno mi sembra più giusto. Il racconto è costruito con lucida sapienza, attuando con successo un affascinante esperimento linguistico: è tutto ricordato al futuro anteriore, il tempo dell’ineluttabilità, quello di Cassandra. Vorrei averlo scritto io.

David G. Hartwell
Porte radianti di Michael Swanwick narra una delle invasioni più squallide e angosciose della storia della sf: profughi del futuro, giunti a milioni nel nostro tempo, nostri discendenti in fuga da un regime atroce. Piegati nel fisico e nell’anima, subiscono l’ennesima violenza: la reclusione nei campi profughi, in attesa che venga deciso di loro. Sgradevoli, lontani, incomprensibili, sono un monito terribile a cambiare il nostro presente per non scivolare nel loro, ma certe lezioni non si imparano mai…
Decifrare la trama di Jean-Claude Dunyach è un racconto sommesso, che spicca il volo da una bella idea. Non è un capolavoro ma vi scivolerà dentro, galleggiando a lungo, tenendo compagnia. Quella cosa lassù di Dominic Green svela il segreto di un popolo antichissimo e odiato, che divideva il mondo in Niige («Noi») e Zuiev («le bestie ammaestrate»). «Razza» autoselezionata e razzisti totali estremamente coerenti, i Niige sono stati cancellati dalla storia, almeno sino a quando alcuni biologi non ritrovano nei loro corpi perfettamente conservati alcune cellule spermatiche vitali…
Abbastanza vicino a casa è un buon esempio di ucronia nel quale l’autore, il canadese Michael Skeet, si prende la soddisfazione di ipotizzare un Nordamerica controllato dal Canada ai tempi della guerra di secessione.
Infine Stato di Natura, di Nani Kriss, buon esempio di sf schierata politicamente, che parla di un futuro non troppo lontano dove la vita è ben più dura di adesso e dove c’è ancora chi crede di poter cambiare le cose e chi, rassegnato, cerca solo di regalarsi una vita migliore. Non potrei, onestamente, dire che sia un racconto equilibrato, e forse nemmeno narrativamente riuscito, ma condivido a sufficienza l’universo e i timori dell’autrice da raccomandarvelo. Più male di un mal di stomaco non potrà farvi, e pensare a dove stiamo andiamo non è mai inutile.
Ho segnalato nove racconti su venti, un buon risultato, tanto più che anche gli altri sono di discreta qualità e che le segnalazioni riflettono gusti personali. Probabilmente il volume è ancora accessibile, quantomeno sulle bancarelle, ma se anche non lo scovaste più, tenete a mente i nomi degli autori meno noti, li risentirete, mi auguro.
A cura di David G. Hartwell, Al suono di una musica aliena. I migliori racconti dell’anno [1998], Urania, «Millemondi», Estate 2000, ed. or. 1999, 429 pp.
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