In Occidente il concetto che si ha dell’attuale sistema politico cinese è colpevolmente vago. Negli anni successivi al massacro di piazza Tienanmen la realtà politica cinese è passata in seconda linea rispetto al miracolo economico di un capitalismo suscitato e favorito dal potere statale, erede del comunismo marxista-leninista statalista e burocratico degli anni sessanta e settanta.
La mancanza di garanzie democratiche minime nella Cina dell’ultimo ventennio si è rivelato un acceleratore del suo sviluppo. Manodopera a basso costo, pace sociale, un giusto grado di corruzione sono elementi vincenti nel mondo globalizzato, potenti calamite per gli investimenti di un capitalismo che, per continuare a lucrare utili anche in tempi di saturazione, deve produrre a costi sempre più bassi.
La misteriosa morte della compagna Guan, di Qiu Xialong, Marsilio ed., un poliziesco scritto nel 2000, si rivela così un’intelligente e interessante guida alla Cina degli anni novanta.
Qiu Xiaolong, originario di Shangai, dal 1989 vive e lavora negli Stati Uniti e il suo romanzo è stato scritto in inglese. D’altro canto, come spiegherò, i pregi del libro non sono nella forma innovativa o nello stile o nel rapporto con la cultura tradizionale, ma nascono proprio dalla sua natura di poliziesco, un genere che permette all’autore di percorrere, raccontandola, organizzazione e psicologia sociale.
La Cina del protagonista, l’ispettore capo Chen Cao, è un paese sovraffollato, dove si è costretti a vivere in spazi ridotti, in condizioni igieniche e abitative intollerabili. Non esistono case a sufficienza per i nati grazie alla politica demografica del Presidente Mao. In questa situazione Chen Cao, poeta di un certo valore e amico di un potente burocrate di partito, con il suo monolocale dove vive solo è indiscutibilmente un privilegiato. Ma l’Ispettore capo non è un colluso, uno sciocco raccomandato. È invece abile e intelligente, tanto da arrivare alla soluzione del misterioso assassinio della compagna Guan, arcinota lavoratrice modello.
Ma il possibile colpevole gode di potenti appoggi. Chen Cao diventa una minaccia e il caso gli viene sottratto. Almeno finché un ulteriore terremoto politico non rimette in moto la situazione. Epilogo amaro, non lontano dalla tradizione del giallo hard-boiled.

Qiu Xiaolong
Chen Cao è candido, curioso e sincero. E questo lo rende un personaggio ideale nella Cina profondamente e ipocritamente moralista nella quale deve svolgere le sue indagini. La sua passione per la poesia, d’altro canto, lo rende impermeabile alle lusinghe del consumismo filo-occidentale che galvanizza i nuovi ricchi e gli eredi del regime. A collaborare con lui l’investigatore Yu, un uomo dotato di abbastanza rispetto per se stesso da risultare un soggetto ben poco malleabile per il potere.
Una volta definita la traccia del giallo, non troppo diversa da quella – classica – dell’investigatore che finisce per pestare i piedi a qualche grossa proprietà, al lettore non resta che seguire con attenta curiosità le indagini di Chen Cao e di Yu. Grazie a loro Qiu Xiaolong ci presenta la Cina della gente comune, della fede politica colpevolmente ingenua, della nuova malavita e della prostituzione, delle liturgie di partito che coprono e legittimano gli scontri tra interessi divergenti, dell’arbitrio e della corruzione.
Qiu Xiaolong, La misteriosa morte della compagna Guan. Le inchieste del commissario Chen vol. 1, Marsilio / Feltrinelli Universale Economica, 2018 (ed.or. 2000) pp. 544, € 12,00, trad. Paolo Vertuani.
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