Culti svedesi di Anders Fager (edizioni Hypnos, 2019, trad. di Fulvio Ferrari) presenta, come dice la quarta di copertina, «nove squarci nell’Universo di H.P. Lovecraft»: cinque racconti connessi tra loro da quattro frammenti numerati, lunghi qualche pagina. La struttura è insieme rigorosa e sorprendente: ogni racconto è una storia compiuta ma anche la tessera di un puzzle che rappresenta un quadro più grande; ogni frammento illumina storie e personaggi da altri punti di vista. Ambientate nella Svezia attuale le narrazioni di Fager (attualmente tre volumi antologici) costituiscono il «Mondo dei Culti», una diramazione moderna dei miti di Cthulhu. Tra i racconti uno spicca per l’ambientazione storica, una scelta curiosa, che l’autore ripeterà anche negli altri volumi della trilogia e che mostra la sua visione ricca e sorprendente.
Le furie di Boräs racconta la serata di alcune adolescenti nel grande locale da ballo di Underryd, al crocevia fra tre cittadine. Le ragazze hanno l’occhio sempre al cellulare, chiacchierano di impegni scolastici, fanno gossip e commenti sui ragazzi assenti e presenti: quello nuovo non è niente male, un vero Manzo. Il ritmo accelera, il narratore salta da un personaggio all’altro, il bar delle ragazze è saturo di ormoni e di alcoolici, girano un po’ di pasticche, Kari e il Manzo si esibiscono senza ritegno… Comunità autonoma di sorelle, le «furie» vivono come se non avessero futuro, ma sanno che presto diventeranno rispettabili professioniste e madri. Insieme cercano di avere entrambe le cose: libertà e vite felici.
Il viaggio della nonna è una storia on the road nella quale Zami e Janoch, due ragazzi curiosamente privi di esperienza, viaggiano in auto dalla Svezia alla Romania per andare a recuperare una nonna piuttosto speciale. Le loro particolarità li rendono degli emarginati in giro per un’Europa popolata di gente malavitosa, perché chi non è ben accetto alla società civile deve arrangiarsi per sopravvivere… Costruito come una lunga filastrocca, un incantesimo condito di terribili violenze, il racconto riesce a suscitare in chi legge una sorta di affezione, una solidarietà involontaria verso gli strani personaggi.
La vicenda a sfondo storico, Il desiderio di un uomo distrutto, è ambientata nello Jämtland, durante la Guerra del Nord, combattuta ai tempi di re Carlo XXII. Decimato da fame, gelo e malattie, l’esercito svedese raggiunge Tydal durante quella che sarà ricordata come «la marcia della Morte», seminando morte e devastazione fra i poveri contadini della zona. Derubato di tutti i pochi beni, dopo aver visto trucidare i famigliari, Bjarne ha un’unica desiderio: la vendetta.
La quarta storia, Per sempre felici a Östermalm, narra di una giovane coppia di ceto modesto che, grazie a un favorevolissimo accordo col ricco padrone di casa, può vivere in uno degli splendidi appartamenti del quartiere più agiato ed esclusivo di Stoccolma. Troppo fortunati? Nadine non se lo vuole chiedere, l’infanzia in un povero villaggio della Macedonia l’ha resa lucidamente realista: occasioni simili si presentano soltanto una volta e per restare in cima è disposta a tutto. Quasi. Vissuto nell’appartamento che pagina dopo pagina diventa una gabbia, un luogo sempre più alieno, è una vicenda davvero inquietante.
Anche Il capolavoro della signorina Witt mette in scena una donna intelligente e ambiziosa. My Witt è una giovane artista contemporanea che, per acchiappare la gloria, punta sulla provocazione estrema. Porn Star, la sua ultima creazione, consiste di una ventina di fotografie curatissime e molto hard che hanno già suscitato ogni sorta di polemiche sui media. Ben decisa a sfruttare il successo, My vive per giorni declamando il proprio verbo artistico davanti a critici, blogger, giornalisti, intellettuali e curiosi di ogni sorta. Quando un misterioso gruppo di collezionisti d’arte moderna la sfida a produrre qualcosa di «meno innocente», l’artista decide ci accettare…
Fager narra le sue storie con uno stile fluido e diretto, descrivendo le situazioni con una precisione chirurgica, senza tabù e senza compiacimenti: la violenza, il sesso, la paura fanno parte del mondo reale e l’autore non si tira indietro. Volendo fare confronti stilistici non necessari con Lovecraft, qui la scrittura è modernizzata, privata delle ripetizioni e delle ridondanze che pure, in passato, l’avevano resa suggestiva. L’orrore che Fager ci racconta appartiene al xxi secolo, è più famigliare e più inquietante; quando gli chiedono quali autori lo abbiano influenzato indica (oltre al molto citato Ellroy) Clive Barker, David Cronenberg e William Hjortsberg.
Nonostante la loro dimensione soprannaturale, i racconti di Culti svedesi sono esperimenti in vitro, nei quali l’autore mette i personaggi di fronte a tematiche sociali ed etiche molto concrete: si parla di potere, di cupidigia, di desiderio di dominare e/o di essere dominati, del senso e della legittimazione dell’arte, dell’opera banalizzante che conducono i media, del diritto a essere diversi e della fatica di mascherare la diversità. Tutti temi sui quali il grande genere fantastico, nelle sue innumerevoli contaminazioni, ci interroga da sempre.
In conclusione Culti svedesi è un esempio di weird molto stimolante, ricco di domande e di ambiguità, narrato in modo acceso e non privo di ironia. Una lettura da non perdere.
Aspetto il secondo volume della trilogia, che sarà pubblicato da Edizioni Hypnos nel 2020.
Qui per l’intervista rilasciata da Fager a Horror Magazine
https://www.gottick.com/ è il sito dell’autore
Anders Fager, Culti svedesi, Ed. Hypnos, coll. Modern Weird 9, (ed. or. Svenska Kulter, 2009), pp. 266, € 16,90, trad. Fulvio Ferrari
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.