Una famiglia nucleare – titolo originale Dad’s nuke – di Marc Laidlaw è stato pubblicato in lingua originale nel 1985 e solo dieci anni dopo tradotto per la prima volta dalla Bompiani nella collana economica «Gli Squali».
Marc Laidlaw, americano, anzi californiano, è stato uno degli autori di punta del Cyberpunk, fenomeno culturale sopravvissuto a lungo nonostante Gibson e Sterling ne avessero a suo tempo decretato la morte.
L’ipotesi fondamentale di Laidlaw (geniale se si tiene conto dell’anno di pubblicazione originale) è che la tendenza xenofoba in atto che prescrive di limitare l’universo dei propri rapporti e contatti ai propri connazionali, avrà sviluppi imprevedibili, limitando sempre di più il campo alla regione, alla città, al borgo, al vicinato fino a giungere alla famiglia (nucleare).
Negli USA immaginati da Laidlaw, divisi in minuscole enclave ostili e paranoidi, Papà Johnson, capofamiglia e direttore della Famiglia Johnson, decide di installare un impianto nucleare nel proprio garage, allo scopo di raggiungere la piena indipendenza energetica.

Marc Laidlaw
Fin qui il tema, evidentemente paradossale, rimarrebbe nell’ambito delle coordinate della sf “sociologica” anni ‘50, quella delle feroci parodie di Pohl & Kornbluth, Sheckley, Vonnegut, Lafferty, Bester ed altri. Ma Laidlaw si spinge decisamente oltre. Nel suo universo la crescita come l’invecchiamento sono predeterminati: la pubertà, indotta chimicamente, viene portata a termine in poche ore, la vecchiaia giunge all’improvviso, la morte è un dovere sociale. La TV è divenuta l’occhio aperto della minuscola comunità locale sulla propria vita familiare. A sera, a tavola, si guarda un programma intitolato “Stasera dalla famiglia Johnson” (o Douglass, o Lynx ecc. ecc.) dove si spia quello che accade in casa dei vicini. Vacanze e lavoro sono possibili solo nella realtà virtuale, con esiti talvolta allucinatori o deliranti come nelle vacanze al parco naturale (virtuale) di Yosemite della famiglia Johnson.
I figli, cresciuti e e partoriti da un utero automatico, vengono programmati anche nel temperamento, gusti e scelte. Può quindi capitare, come a P.J. Johnson, di essere decretato omosessuale alla maggiore età in base alla programmazione prenatale.
Laidlaw si dedica con scrupolo e passione a devastare, a rovesciare in assurdo, oscena pantomima e delirio, i valori più tipicamente yankee come la fiducia acritica nella democrazia, il timor di Dio, l’amor di Patria, la passione per le armi da fuoco.
Il romanzo conduce il lettore attraverso gradi crescenti di assurdo, definisce poco alla volta, con crudele divertimento, le coordinate del sistema sociale dell’America del nuovo millennio. Laidlaw non lascia speranze, ma conduce il gioco con scintillante allegria, con un tono che non scade mai nel puro grottesco ed evita i moralismi.
Marc Laidlaw, Una famiglia nucleare, Bompiani, gli Squali 1995, pp. 270, trad. Antonio Caronia, disp. esclusivamente come usato.
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