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    Il Lettore Spaventoso 2018 (prima puntata)

    • di Franco Pezzini
    • Ottobre 22, 2018 a 7:38 pm

    Nei giorni 10-14 Ottobre 2018 a Torino si è tenuta la XVIII Edizione del TOHorror Film Fest, Festival Internazionale di Cinema e Cultura del Fantastico. L’autore di questo pezzo vi è intervenuto da ospite, nei panni augusti della Libera Università dell’Immaginario, a gestire lo spazio Il Lettore Spaventoso: una sorta di rubrica di segnalazioni bibliografiche giunta ormai alla terza edizione. Si articola qui, in due puntate, il contenuto dell’intervento.

    Se dovessimo presentare un repertorio con qualche pretesa di completezza delle uscite d’interesse di quest’anno per lettori di horror dovremmo occupare tutto il tempo della presente manifestazione solo per questa rubrica, o limitarci a un lungo elenco un po’ arido. Per questo val la pena fare qualche scelta – senza con ciò voler sminuire in alcun modo gli esclusi – e offrire almeno due parole su qualche titolo d’interesse. 

    Anche quest’anno il piatto del Lettore spaventoso è piuttosto ricco e andrò veloce. Ovviamente in questi giorni sono già stati presentati al TOHorror con focus a parte libri di autori che fa piacere ricordare, non solo e non tanto perché sono amici (sarebbe un po’ limitativo basare su ciò la mia selezione, al di là dell’affetto) ma perché scrivono cose straordinarie. Penso per esempio a Danilo Arona, che con Edoardo Rosati propone per Ink in una nuova edizione (2018) il grande horror La maledizione della croce sulle labbra, inaugurando una nuova collana dal titolo “Medical Noir”; penso a Cristiana Astori con il suo bellissimo Tutto quel buio per i tipi Elliot (sempre 2018). Ma veniamo ad altre nuove uscite – e a qualche anticipazione.


    Anzitutto questo è l’anno di una ricorrenza importante, il bicentenario del Frankenstein, e ovviamente si sono già moltiplicate edizioni di vario genere, sia del romanzo che di saggistica in tema. In generale gli editori – tutti i grossi, ma non solo quelli – hanno in catalogo un’edizione del Frankenstein del 1831, che è la versione più levigata, compiuta e adulta varata da Mary Shelley: ma in realtà una parte dei lettori preferisce la prima versione, quella del 1818 più ruvida e schierata, che ora qualcuno anche in Italia presenta. Mi limito qui a citare un paio di edizioni annunciate come di prossima uscita che spiccano nel panorama. La prima è Mary Shelley, Frankenstein, sontuosa edizione critica e traduzione dal testo 1818, note e apparato a cura di Sara Noto Goodwell, con prefazione di Nicoletta Vallorani, per i tipi della torinese Lindau: un’operazione benvenuta, che permette di confrontare i testi delle due principali edizioni storiche, appunto del 1818 e del 1831, evidenziando le differenze. Un’operazione di tipo diverso è quella varata da Fabio Camilletti grazie a Nova Delphi nel volume (pure di prossima uscita) Villa Diodati Files. Il primo Frankenstein: dove non si ferma al testo edito, unità formale canonica, ma riporta il contenuto originario del manoscritto di Mary senza l’editing del suo partner-editor Percy Bysshe Shelley: dunque un testo più rozzo e letterariamente “imperfetto” di quello pubblicato, ma più coerente, fresco e vivido, fluito dalla penna e dai turbamenti dell’autrice senza forzature e innesti del geniale partner. L’edizione contiene però anche materiali di Percy utili per la messa a fuoco del contenuto, più testi di Danilo Arona e Cecilia Muratori (nonché una piccola introduzione del sottoscritto). Data l’ottica diversa delle due differenti edizioni, il consiglio è di comprarli entrambi.

    Tra l’altro, di Mary Shelley è comparso anche Il segreto di Falkner (a cura di Elena Tregnaghi, nella collana “I grandi inediti” diretta da Giorgio Leonardi, Edizioni della Sera, Roma 2017): non un horror ma una storia drammatica a tinte forti, molto interessante, datata a quel 1837 anno di avvio dell’età vittoriana, quindi cerniera ideale tra due mondi che in quel punto si incontrano.

    Torniamo però ai mostri. E s’impone la citazione di un testo stavolta di cinema, destinato senz’altro a restare di riferimento, a firma di Fabio Giovannini, il monumentale Dracula il vampiro. Il capolavoro gotico della Hammer 60 anni dopo (2018, cfr. sito): autoprodotto a tiratura limitata perché “nessuno degli editori con cui sono in contatto o collaboro abitualmente avrebbe mai pubblicato un volume illustrato, di molte pagine, tutto a colori e con le caratteristiche che desideravo”. Il risultato è straordinario e ricchissimo, otto capitoli più introduzione e allegati, con un corpo impressionante di foto – da quelle più note alle rarissime –, una esaustiva presentazione del film (di Terence Fisher, con Christopher Lee e Peter Cushing), la sceneggiatura con tanto di scene rimosse o invece aggiunte rispetto a quella di partenza, il cineromanzo che ne è stato tratto, un commento puntuale alle scene e poi uno generale, più tutto il resto che si può chiedere su una pellicola. Un regalo che l’autore si fa per i suoi sessant’anni, quelli del film e la sessantina di pubblicazioni al suo attivo, a celebrare l’opera che anche più profondamente de La maschera di Frankenstein dell’anno prima ha segnato l’avvio di un revival di massa e di una terza grande stagione del gotico su schermo – e più in generale di vitalità del gotico.

    Citavo Fabio Camilletti, professore associato e Reader a Warwick: ha nel giro di pochi anni pubblicato non solo ottime curatele di classici gotici ma illuminanti studi saggistici e anche testi divulgativi di qualità come una Guida alla letteratura gotica per Odoya (2018). Ma il successivo volume Italia lunare. Gli anni Sessanta e l’occulto per i tipi Lang (2018) amplia il campo delle discipline: parte dallo sceneggiato Il segno del comando e lo usa come una cartina tornasole per tornare indietro nel dedalo di un decennio tra narrazioni, cinema e storia sociale. Compattezza e ricchezza d’analisi che lo rendono fin d’ora un testo preziosissimo.

    Restiamo in zona letteratura nera con un ottimo saggio di Vanessa Pietrantonio, Maschere grottesche. L’informe e il deforme nella letteratura dell’Ottocento per Donzelli (2018), che considera l’impatto della Rivoluzione francese – o meglio dei suoi aspetti convulsivi, perturbanti, davvero orrifici – sulla letteratura ottocentesca, soprattutto ma non solo francese. Un volume che si sposa ottimamente con la riproposta in una bella edizione per i tipi Robin (2018), del grande classico di Alexandre Dumas, I Mille e un Fantasma, con i Brogliacci di Paul Lacroix e il saggio introduttivo I fantasmi di Dumas e Lacroix, a cura di Marco Catucci. Storia di vampiri e di teste tagliate, fino ai più macabri dettagli medico-legali, questo breve romanzo che abbraccia una serie di racconti attorno a un tavolo fungeva da preambolo di una più ampia raccolta compilata da Dumas con la complicità dell’amico erudito Paul Lacroix di vari romanzi neri, appunto Les mille et un fantômes.

    Un registro di saggistica divulgativa è invece quello scelto da Fabio Lastrucci e Vincenzo Barone Lumaga per Com’era weird la mia valle. Sei percorsi tra orrore, paura e perturbante, per le napoletane Milena edizioni (2018). Come detto in altra occasione, taglio divulgativo non significa serie B: significa solo che non è un saggio accademico, ma di buona divulgazione c’è assoluto bisogno e tale è il caso di questo volume, un’ottima sintesi di storia della letteratura fantastica. Con due pregi: da un lato di raccordare al fantastico classico la storia di una narrativa molto più vicina a noi, italiana e contemporanea – con tanto d’interviste – e dall’altro di fornire un pendant più pop alla riflessione sul weird, quest’anno approdata a un dibattito letterario che ha suscitato una certa coda di riflessioni, puntualizzazioni e polemiche (alcune, nei gruppi Facebook, anche piuttosto vivaci). L’occasione è stata il pezzo-monstre di Carlo Mazza Galanti (a cura di), Il canone strano. Da Calvino a Evangelisti, da Buzzati a Moresco: per una possibile storia della weird fiction in Italia, in “Not”, 8 maggio 2018, con schede curate da un’intera squadra di autori tra i quali è stato cooptato il sottoscritto. Nel dibattito seguito si sono per esempio contestati l’inserimento di autori non congrui a uno specifico discorso sul fantastico e il taglio troppo pregiudizialmente “alto” della selezione (legato al pop, si osserva, figura nell’elenco solo Evangelisti). Trattandosi però soltanto di una primissima ricognizione generale, indubbiamente da arricchire (come anche chi scrive aveva rimarcato a suo tempo al curatore), e che si limita a offrire alcune provocazioni, possono escludersi intenti “discriminatori”. Quanto alla presenza di autori non così chiaramente “fantastici”, il termine weird resta in sé (altra osservazione formulata a suo tempo) piuttosto ambiguo, guardando da un lato ai Weird Tales di certo fantastico popolarissimo ma difficilmente incasellabile nelle alternative horror/SF/fantasy e dall’altro allargamenti fino ai concetti di insolito e di visionario, con un passo persino oltre il tradizionale “fantastico”. La domanda che dunque mi pongo è se weird possa costituire davvero un’efficace etichetta classificatoria di (sotto)genere e non invece un’etichetta descrittiva (dunque non esclusiva) trasversale. Contributi come quello di Lastrucci e Barone Lumaga sono insomma utilissimi per arricchire il dibattito.

    Torniamo ai classici, stavolta Edgar Allan Poe, di cui sono uscite due raccolte importanti. La prima, per gli “Oscar Draghi” Mondadori, è il grande – in tutti i sensi – Obscura. Tutti i racconti di Edgar Allan Poe, a cura di Giuseppe Lippi, 2018: un’edizione massiccia con traduzioni di altissima qualità, perché si parla anche di Elio Vittorini, Giorgio Manganelli eccetera. La seconda è la raccolta delle Lettere di Poe, il monumentale volume (754 pp.) edito a fine 2017 dal Saggiatore a cura di Barbara Lanati: un corpus che corre dal 1824 (Poe quindicenne chiede al governatore della Virginia che i Giovani Volontari di Richmond possano tenere in custodia le armi loro affidate durante il trionfale passaggio del vecchio La Fayette negli USA) al fatale 1849 (tre lettere che precedono di meno d’un mese la morte). Dove sul dietro-le-quinte di una produzione che troppo spesso si presume nota, l’autore americano gigioneggia come su un palcoscenico in un continuo gioco di maschere, in un’autofiction che pone al lettore continue domande.

    Ma dalle ombre del passato veniamo a quelle del presente, tutte italiche e all’horror duro e puro. Con il ritorno in versione abbondantemente rivista e corretta del romanzo – ormai fuori circolazione – che aveva fatto conoscere il modenese Claudio Vergnani: il suo grande esordio Il Diciottesimo Vampiro si sdoppia in due volumi (o ebook, come preferite) per i tipi Acheron, a partire dall’appena uscito Grimjank, che riporta la prima metà della storia, già piena di avventure tra i non-morti. La seconda metà sarà pubblicata nel 2019 con il titolo Il Giorno dei Morti. Più in generale rinvio al catalogo Acheron che ha una serie di titoli significativi anche (non solo) sulle tinte dell’orrifico.

    Poi lo sappiamo, l’horror – o comunque un certo clima di oscurità – è pronto a contaminare altri linguaggi. Per esempio il romanzo storico e la fantascienza, come avviene col ritorno di un personaggio straordinario, con un piede nella storia e uno nel fantastico: sto parlando naturalmente dell’inquisitore Nicolas Eymerich di Valerio Evangelisti liberamente ispirato a un modello storico trecentesco, e protagonista già di un’intera saga di romanzi, che il 23 ottobre sarà in libreria con una nuova avventura, Il fantasma di Eymerich, tra cardinali romani votati a un culto pagano, bizzarro e dimenticato. Sta peraltro arrivando per Odoya un sontuosissimo studio di Alberto Sebastiani, Nicolas Eymerich. Il lettore e l’immaginario in Valerio Evangelisti, che consiglio caldamente.

    Chiuderei con il cenno a un’antologia saggistica apparsa a fine 2017 che mi sento di poter citare perché il mio è stato solo un ruolo di co-curatore insieme a Fabrizio Foni (oltretutto il mio contributo in questo caso non riguarda l’horror, quindi davvero il riflettore lo punterei sugli altri), cioè la raccolta Jolanda & Co. Le donne pericolose, per i tipi CutUp di La Spezia: tra i profili repertoriati – si partiva da Salgari ma per andare molto oltre – potete incontrare vampire e vamp, damigelle sadiane, entità malefiche riemerse attraverso disturbanti esperimenti, fantasime decollate, eccetera. Su quest’impresa che ha arruolato Danilo Arona, Fabio Camilletti, Antonio Daniele, Alessandro Defilippi, Antonino Fazio, Anna Ferrari, Fabio Giovannini, Liudmila Gospodinoff, Irene Incarico, Giulio Leoni, Davide Mana, Darwin Pastorin, Claudia Salvatori, Vanni Santoni, Massimo Soumaré, Antonio Tentori più i due curatori potete trovare online notizie più precise.

    Fin qui in generale sui titoli maturati dalla precedente edizione del TOHorror…

    (1-continua)

    I testi citati:

    Danilo Arona – Edoardo Rosati La maledizione della croce sulle labbra, Ink edizioni, Milano 2018

    Cristiana Astori, Tutto quel buio, Elliot, Roma 2018

    Mary Shelley, Frankenstein, edizione critica e traduzione dal testo della prima stampa (1818), note e apparato critico a cura di Sara Noto Goodwell, Lindau, Torino 2018 (di prossima uscita)

    Mary Shelley – Percy Bysshe Shelley, Villa Diodati Files. Il primo Frankenstein, a cura di Fabio Camilletti, Nova Delphi, Roma 2018 (di prossima uscita)

    Mary Shelley, Il segreto di Falkner, a cura di Elena Tregnaghi, Edizioni della Sera, Roma 2017

    Fabio Giovannini, Dracula il vampiro. Il capolavoro gotico della Hammer 60 anni dopo, volume autoprodotto a tiratura limitata, 2018

    Fabio Camilletti, Guida alla letteratura gotica, Odoya, Bologna 2018

    Fabio Camilletti, Italia lunare. Gli anni Sessanta e l’occulto, Lang, Oxford-Bern-Berlin-Bruxelles-New York-Wien 2018

    Vanessa Pietrantonio, Maschere grottesche. L’informe e il deforme nella letteratura dell’Ottocento, Donzelli, Roma 2018

    Alexandre Dumas, I Mille e un Fantasma, con i Brogliacci di Paul Lacroix e il saggio introduttivo I fantasmi di Dumas e Lacroix, a cura di Marco Catucci, Robin, Torino 2018

    Fabio Lastrucci e Vincenzo Barone Lumaga per Com’era weird la mia valle. Sei percorsi tra orrore, paura e perturbante, Milena edizioni, Napoli 2018

    Il canone strano. Da Calvino a Evangelisti, da Buzzati a Moresco: per una possibile storia della weird fiction in Italia, a cura di Carlo Mazza Galanti, “Not”, 8 maggio 2018

    Obscura. Tutti i racconti di Edgar Allan Poe, a cura di Giuseppe Lippi, “Oscar Draghi” Mondadori, Milano 2018

    Edgar Allan Poe, Lettere, a cura di Barbara Lanati, il Saggiatore, Milano 2017

    Valerio Evangelisti, Il fantasma di Eymerich, Mondadori, Milano 2018 (di prossima uscita)

    Alberto Sebastiani, Nicolas Eymerich. Il lettore e l’immaginario in Valerio Evangelisti, Odoya, Bologna 2018 (di prossima uscita)

    Claudio Vergnani, Grimjank, Acheron Books, 2018

    AA.VV., Jolanda & Co. Le donne pericolose, a cura di Fabrizio Foni e Franco Pezzini, CutUp Publishing, La Spezia 2017

    L’autore dell’articolo, Franco Pezzii al ToHff

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