Che cosa rispondereste se qualcuno vi chiedesse quali notizie occupavano le prime pagine del «Daily News» e del «Daily Mirror» nel 1936? Probabilmente indichereste vicende politiche e conflitti che entro pochi anni avrebbero trascinato il mondo nella Seconda guerra mondiale. Forse anche Edward Sorel – illustratore di libri, disegnatore di copertine per il «New Yorker», collaboratore di famosi periodici e quotidiani, avrebbe risposto così, prima di aver cominciato, nel 1965, la ristrutturazione del proprio appartamento newyorkese. Lì, proprio sotto il linoleum malconcio della cucina portò alla luce uno strato di giornali ingialliti dedicati, con caratteri cubitali, al processo contro l’ex marito intentato da Mary Astor all’ex marito per riottenere la custodia della figlioletta.
Nel 1936 l’attrice (1906-1987, vero nome Lucile Vasconcellos Langhanke) era all’apice di una carriera a Hollywood iniziata nel 1922; Astor aveva recitato in dozzine di film muti e era approdata felicemente al sonoro. Il suo 74simo film, Infedeltà – adattamento per lo schermo di romanzo Dodsworth di Sinclair Lewis – era in produzione, e Mary vi recitava la parte dell’«altra donna», una delle sue migliori interpretazioni. Negli anni, l’attrice era apparsa sullo schermo a fianco di Douglas Fairbanks, John Barrymore, William Powell, Jean Harlow, Myrna Loy, Edward G. Robinson, Frederic March, Clark Gable e Paul Muni, in classici come Don Q figlio di Zorro, Don Juan, Beau Brummel, Il pugnale cinese, e Lo schiaffo (Red Dust). E soprattutto Mary aveva alle spalle una storia complessa di infelicità famigliare, problemi matrimoniali, dipendenza dall’alcol, avventure extraconiugali che ne avevano fatto la protagonista ideale di uno scandalo.
Sorel si appassionò subito alla sua storia, negli anni lesse tutte le biografie pubblicate sull’attrice, nonché l’autobiografia ma solamente nel 2016 riuscì a completare questa opera singolare, un po’ graphic novel, un po’ ricostruzione puntuale del processo che Adelphi, ha pubblicando,sorprendendo i lettori affezionati con la rinuncia alla solita impeccabile veste editoriale per essere più fedele allo spirito del testo.
Non appena Mary, figlia di un uomo dispotico e avido e di una donna rancorosa e incapace di opporsi al marito, ottenne il primo contratto da attrice cominciò ad essere sfruttata dalla famiglia.
[…] se per Inferno s’intende un luogo del tutto privo di qualsiasi cosa somigli anche lontanamente alla gioia, casa Langhanke coincideva uno a uno con l’idea.
Per liberarsi dei genitori la ragazza si sposò presto, con un regista che non amava e che morì in un incidente di scena durante le riprese di un film. Nel 1931, dopo un periodo di depressione sposò il proprio medico, Franklyn Thorpe, anche lui ben deciso a vivere a spese della moglie. Quando il matrimonio giunse squallidamente al termine, Thorpe intentò a Mary una causa di divorzio per crudeltà mentale e incompatibilità, ottenendo la custodia di Marylyn, la loro figlia di tre anni, e 60.000 $ in proprietà e beni immobiliari. Nell’estate 1936 Astor intentò un’azione legale contro Thorpe, accusandolo di maltrattare la bambina e chiedendone la custodia. La causa riempì a lungo le prime pagine dei quotidiani e calamitò l’attenzione del pubblico perché metteva in piazza la vita di una diva; l’acme venne raggiunto quando Thorpe, per dimostrare che Mary era una madre indegna minacciò di rendere pubblico i diari personali della moglie, ricchi di dettagli a luci rosse sui propri incontri sessuali, in particolare quelli con «G.», la cui descrizione corrispondeva perfettamente a quella di un famosissimo commediografo di Brodway.

Mary Astor con Clark Gable sul set di Red Dust
Sorel racconta la vita di Mary Astor con attenzione e rispetto senza farne un’eroina, mettendo in luce pregi e difetti, strappandoci il sorriso e riuscendo nel gioco di prestigio di intervistare la sua diva trent’anni dopo la morte di lei. Grande illustratore e caricaturista, narratore divertente e sagace, Sorel riesce a mantenere per tutta l’opera un equilibrio ammirevole raccontandoci due vite, quella di Mary e la propria, scivolando con grazia dall’una all’altra, dagli anni Trenta agli anni Sessanta, rievocando un modo di fare cinema e di guadagnarci sopra con tutte le somiglianze e le differenze con quello della nostra epoca.
Edward Sorel, I diari bollenti di Mary Astor – il grande scandalo a luci rosse del 1936. Adelphi 2017, pp. 169, illustrato, € 20,00, trad. Matteo Codignola
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