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    TerraNova

    Il viaggio sotterraneo di Niels Klim di Ludwig Holberg

    • di Silvia Treves
    • Giugno 14, 2018 a 6:41 pm

    Delizioso conte philosophique di Ludwig Holberg (1684-1754), padre della letteratura e del teatro danesi. Intellettuale di vastissima cultura e di curiosità insaziabile, l’autore viaggiò a lungo per l’Europa; visse a Oxford e fu a Londra, a Parigi, a Roma, in Olanda, in Germania; ebbe così occasione di entrare in contatto con l’arte della sua epoca: dalla musica alla letteratura, al teatro cui si dedicò per un breve, fecondo periodo di ritorno dai suoi viaggi, nei primi anni del ‘700. Quando in Danimarca prese piede il pietismo e i teatri vennero chiusi, Holberg tornò ad occuparsi di attività accademiche, scrivendo saggi di filosofia, geologia e diritto. Inizialmente bersagliato dalla critica per le sue posizioni aperte e spregiudicate in campo culturale e religioso, divenne in breve un personaggio notissimo, amato dal sovrano e intoccabile per l’autorità ecclesiastica, anche in occasione della pubblicazione di questo particolarissimo romanzo.

    Citato spesso in compagnia de I Viaggi di Gulliver, il Viaggio sotterraneo ha in comune con il testo di Swift lo spirito satirico, ma se ne discosta per un intento didascalico di stampo illuminista – Holberg parla di ammaestramento – che non dimentica mai. Gli stati del variegato e complesso mondo sotterraneo nel quale il giovane baccalauro Klim, tronfio del suo titolo e pieno di pregiudizi, precipita visitando una profonda grotta, sono anche una spassosa e ironica rappresentazione dell’Europa del tempo, ma soprattutto sono un modo divertente – per Holberg divertire e insegnare sono i due fini dell’arte – di educare il gusto del lettore e di suscitare un punto di vista relativo sui costumi e la mentalità di popoli e individui. Il Viaggio non può nemmeno essere considerato un romanzo utopico perché, a differenza delle opere di Moro e Campanella cui a volte viene apparentato, non propone alcuno stato ideale, ma soltanto la fiducia tipicamente illuministica, nella tolleranza e nella capacità degli individui di imparare dall’esperienza, come farà, gradualmente e spesso a proprie spese, Klim. La contrapposizione tra il rigido, moralistico punto di vista del protagonista, che a fatica riesce ad ammettere la validità o almeno la non inferiorità di abitudini e usanze diverse, e le brevi annotazioni illuminate di Tanian, viaggiatore sotterraneo che vaga per l’Europa, non fanno che sottolineare proprio questo relativismo che tanto turbò l’autorità religiosa danese all’uscita del libro.

    Va poi sottolineata l’originalità linguistica e stilistica dell’opera, che è leggibile non solo come racconto di viaggi fantastici ma anche come un omaggio agli autori classici tanto amati: Holberg la scrive in latino, rivolgendosi ad un pubblico di intellettuali europei con i quali sa di spartire, oltre che l’erudizione, anche l’amore per autori come Virgilio, Ovidio, Orazio e per la lingua.

    Benché le sfumature più minute si apprezzino soltanto in originale, anche in traduzione (la prima in Italia in assoluto) il romanzo di Holberg è godibilissimo. Gustosissima ad esempio è la descrizione di uno degli sport preferiti dagli abitanti di Nazar – alberi semoventi, intelligenti e civilissimi – che si dilettano ad ascoltare dispute di retorica fra due «litiganti» facendo un tifo sfegatato per i campioni e pungolandoli con appositi forconi:

    Con stupefacenti fiumi di parole quel campione abbatteva, costruiva, faceva quadrare il cerchio, strepitava con insidiosi sillogismi e sofismi dialettici, e con distinzioni, eccezioni e limitazioni si prendeva gioco di qualsiasi oppositore e lo riduceva facilmente al silenzio. Talvolta assistetti alle dispute, ma non senza amarezza, poiché mi sembrava crudele e vergognoso trasformare in spettacoli quegli esercizi tanto nobili che solitamente costituiscono un vanto per i nostri ginnasi. E quasi non riuscivo a trattenere le lacrime se ripensavo che per ben tre volte avevo partecipato a dispute pubbliche con gran successo, meritandomi così la corona del vincitore.

    L’ospite al quale Klim chiede indignato come un popolo civile possa relegare simili pratiche dell’intelletto al rango di giochi da circo risponde che:

    una volta, nei secoli barbari, quelle competizioni erano molto stimate, ma l’esperienza aveva insegnato che le dispute possono nascondere la verità, rendere sfrontata la gioventù, provocare sommosse e soffocare gli studi più solidi e tali esercizi furono perciò trasferiti dalle accademie ai circhi.

    Come non pensare ai nostri tuttologi – politici, giornalisti, scrittori – che si affrontano, strepitando appunto come galletti da combattimento, sotto lo sguardo compiaciuto del telespettatore in attesa dell’immancabile rissa?

    Ludwig Hollberg

    Ludwig Holberg, Il Viaggio sotterraneo di Niels Klim, Adelphi pp.276, 17 t.f.t., € 18,00, a cura di Bruno Berni

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