Soldati di Salamina di Javier Cercas prende spunto dalla vera storia di Rafael Sánchez Mazas, poeta, romanziere, fondatore (insieme a José Antonio De Rivera) e principale ideologo della Falange e padre del romanziere progressista Rafael Sánchez Ferlosio. Personaggio contraddittorio, timoroso della violenza fino alla vigliaccheria, Sánchez Mazas fu uno dei principali artefici della guerra civile spagnola e della dittatura franchista. Verso Franco ebbe sempre un atteggiamento duplice, di opportunismo venato di fastidio verso il bigottismo del regime, i compromessi e la routine politica, il tradimento del credo falangista, un ibrido improvvisato, ispirato direttamente alla dottrina del primo fascismo che
pretendeva di amalgamare in un composto brillante, demagogico e impossibile la salvaguardia di certi valori tradizionali con l’urgenza di profondi cambiamenti nella struttura sociale ed economica del paese, il terrore dei ceti medi di fronte alla rivoluzione proletaria e l’irrazionalismo vitalista.
Personaggio scomodo che Franco avrebbe volentieri giubilato, ma influente proprio per i suoi trascorsi «eroici» e il suo impegno della prima ora, Sánchez Mazas venne nominato dal generalissimo ministro senza portafoglio, presenziò poco e malvolentieri alle riunioni del Consiglio dei Ministri, fece la fronda come l’intellettuale gentiluomo che voleva rappresentare. Nel dopoguerra scrisse molto e raggiunse la notorietà, ma non si diede nemmeno seriamente da fare per «costruirsi una carriera» come scrittore. Forse fu, come dice Cercas, «un bravo scrittore minore […] come scrittore era bravo, ma non era un grande scrittore». Trascorse gli anni successivi a defilarsi elegantemente, frequentando pochi amici, morì nel 1966 e pochi parteciparono al suo funerale.
Ha pagato con l’oblio la sua brutale responsabilità in un massacro brutale; però è altrettanto vero che, vincendo la guerra, perse se stesso come scrittore […] Oggi sono pochissimi a ricordarsi di lui, e probabilmente è ciò che si merita.
«Di Sánchez Mazas, che ha avuto un ruolo di primissimo piano negli anni della guerra civile e anche in seguito, in Spagna non si sa quasi niente, e anche i riferimenti nel passato sono scarsi», ha commentato Cercas in una intervista pubblicata in rete su «InfiniteStorie.it».Che di lui si parli poco, che se ne sia parlato poco anche ai suoi tempi, è verissimo, tanto che, dopo aver cercato invano su un’enciclopedia storica e alcuni saggi il suo nome, avevo cominciato a nutrire qualche dubbio sulla sua esistenza, del tutto fugato dalla gran quantità di materiale pescato in Rete, quasi tutto riferito al romanzo di Cercas. La forza letteraria del personaggio, comunque, deve meno alla sua realtà storica e più al fascino di un episodio accaduto nei primi mesi del 1938, dopo essere stato arrestato dalle forze repubblicane in rotta verso la Francia e trasferito a Collell, in Catalogna. Già davanti al plotone d’esecuzione Sánchez Mazas riesce fortunosamente a fuggire. Si nasconde nella boscaglia, rimpiattato sotto i cespugli… a pochi passi da lui, nella scarsa luce dell’alba, alcuni miliziani lo stanno cercando. Improvvisamente compare un soldato giovane, uno sconosciuto che pochi giorni prima ha ballato tutto solo, come abbracciato a una compagna immaginaria, un romantico pasodoble molto in voga. I due si fissano, nessuno dei due dice parola. «Qui non c’è nessuno» afferma il miliziano e se ne va. Raccontato infinite volte a parenti e amici, insieme alla successiva vita alla macchia nell’assurda compagnia degli «amici del bosco», tre ragazzi della milizia, sfiduciati e desiderosi soltanto di lasciar passare la guerra, di tornare a una vita «normale», l’episodio inspiegabile andò a far parte della leggenda costruita da Sánchez Mazas su se stesso, a nascondere, forse prima di tutto a se stesso la sua scarsa attitudine a esporsi, a rischiare fisicamente. Certo è che Sánchez Mazas era capace di gratitudine e che, negli anni a venire, aiutò sempre generosamente gli «amici del bosco» e tutti coloro che gli avevano dato ospitalità in quei giorni. Per il narratore, evidente alter ego dell’autore, giornalista e scrittore un tempo di belle speranze che ha rinunciato a scrivere romanzi, la storia di questo incontro, il passato e il futuro dei due uomini che si sono fronteggiati in silenzio per pochi attimi, diventa una specie di ossessione. La ricerca storica si intreccia alle riflessioni, alla speranza di aver ancora qualcosa da scrivere, alla convinzione che quella sia davvero una grande storia. E piano piano la scrittura scivola dalla pacatezza del saggio, sia pure in chiave narrativa, alla passione della narrativa per una verità che non è quella dello storico ma quella privata, e quindi universale, di ogni essere umano. Cercas segue le tracce evanescenti di un nome, Miralles, di un soldato catalano che sembra destinato a combattere tutte le guerre di quegli anni, di un’altra storia, di segno opposto a quella di Sánchez Mazas: personaggio pubblico, monumento a se stesso, il falangista, persona viva, con una storia quotidiana che ha sfiorato la grande storia, e ne è stata travolta il miliziano. Chi è l’eroe? Che cos’è un eroe?
Qualcuno che ha il coraggio e l’istinto per conservare la dignità, e quindi non sbaglia mai, o per lo meno non sbaglia nell’unico momento in cui è importante non sbagliare, e di conseguenza non può non essere un eroe […]
Chi è il predestinato inchiodato a ricordare i compagni di allora, tutti morti?
A volte me li sogno, e allora mi sento in colpa: li rivedo tutti, sani, che mi salutano scherzosi […] e mi chiedono perché non sono con loro, come se li avessi traditi, perché il mio posto era lì […] o come se in realtà io fossi morto da sessant’anni in qualche fosso della Spagna o dell’Africa o della Francia e stessi sognando una vita futura con moglie e figli, una vita che sarebbe finita in questa stanza di un ospizio, dove chiacchiero con lei.
Soldati di Salamina sembra raccontare di Sánchez Mazas, della sua imprevedibile salvezza e del suo sopravvivere a se stesso. Terminato il libro, però, ho scoperto che il vero personaggio, l’eroe se vi piace chiamarlo così, è Miralles, un uomo con un destino altrettanto strano, che per tutta la vita ha semplicemente tenuto duro, senza compiere gesta eclatanti e senza diventare altri che un se stesso più vecchio, disilluso eppure capace ancora di sorprendersi e di mettersi in gioco. Un gran personaggio che il lettore può essere contento di aver conosciuto e di avere come compagno negli anni a venire.
Javier Cercas, Soldati di Salamina
Guanda, Le Fenici tascabili 2002, 2004, pp. 210, € 8,00
Trad. P. Cacucci
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