Personaggio tutt’altro che facile e oggetto di una mole impressionante di studi storiografici, Ivan IV, principe di Moscovia e autoproclamato discendente diretto degli imperatori bizantini, è stato nel corso del tempo utilizzato quasi a ogni possibile scopo politico.
Intrepido nemico dell’aristocrazia, benefico protettore del popolo, autocrate sanguinario e fautore dell’introduzione della servitù della gleba in Russia, modernizzatore di uno stato premedievale, padre della patria e fanatico religioso, amorevole figlio e marito e brutale assassino di un proprio figlio. Il problema vero è che Ivan IV «il temibile», come veniva chiamato con una sfumatura di ammirazione dal popolino di Mosca, è stato – contemporaneamente o in diversi momenti della sua vita – tutte queste cose, tanto da prestarsi a incarnare sia il padre della Patria nemico dei teutoni e amico del popolo della propaganda staliniana sia il brutale e religiosissimo autocrate della vulgata illuminista sia, infine, l’incarnazione psicoletteraria e del tiranno paranoico. Si potrebbe tranquillamente affermare che Ivan IV sia stato un personaggio con il quale prima o poi il pensiero politico moderno ha dovuto scontrarsi e fare i conti.
Il saggio di Isabel de Madariaga si pone così come l’ultimo e più aggiornato tentativo di rappresentare Ivan il Terribile al di là delle troppe riscritture e revisioni che ha dovuto subire. Il problema è che il peso stratificato di tali operazioni pregresse è tale da rendere il saggio di de Madariaga assai poco accostabile per il lettore semplicemente curioso.
L’autrice, infatti, fa precedere e seguire ogni episodio cruciale della vita del sovrano da un lungo excursus relativo alla descrizione e all’interpretazione di tale episodio, alla validità delle fonti utilizzate e all’attendibilità dell’autore con il quale si trova a concordare o dissentire. Il risultato è una lettura spezzettata e faticosa nella quale la prudenza del cattedratico prevale costantemente sull’audacia del narratore, tanto che episodi come il massacro di Novgorod, la creazione e l’operato dell’Opri¹nina, o l’uccisione per sua propria mano del figlio Ivan perdono molta della loro originale drammaticità per diventare semplici elementi di un vasto e accuratissimo mosaico. In molte occasioni il lettore è simbolicamente escluso da tale impresa, chiamato com’è a testimoniare essenzialmente dell’accuratezza e della cautela dell’autrice.
Come capita forse troppo spesso, un saggio storico che ha come funzione principale il confronto con altri storici, ovvero lo scontro tra cattedratici come funzione accessoria la polemica politica, sia pure molto postdatata – costante la polemica con la storiografia e gli storiografi marxisti presentati costantemente come dei fresconi fissati con la lotta di classe anche quando le classi erano rudimentali come nella Russia del XVI secolo – e soltanto come ultima quella di fornire un’interpretazione coerente e moderna di un personaggio e di un’epoca.
Scontati questi limiti, a consolare il lettore resta comunque il fascino del personaggio, la novità delle informazioni raccolte e della loro interpretazione condotta dall’autrice e il quadro complessivo di un mondo pochissimo noto al lettore europeo occidentale. Quanto basta, forse, a ricercare il libro in biblioteca e/o ad affrontare altri saggi sul tema, a partire dal quello di Henry Troyat, pubblicato nel 2001 da Bompiani.
Isabel de Madariaga, Ivan il Terribile
Einaudi BCS, 2006, pp. XXIV+494, € 38,00
Trad. Raffaella Fagetti
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