Il sesto romanzo di Marie Hermanson, La spiaggia (Musselstranden, 1998), divenne in poco tempo un vero successo in Svezia. In effetti, è un romanzo di grande atmosfera, accattivante e capace di evocare con maestria luoghi e personaggi che poi, a libro chiuso, restano a lungo nella mente, legandosi ai ricordi dei lettori, perchè ognuno di noi ha qualche luogo e qualche tempo intenso e ormai irraggiungibile come la spiaggia per i protagonisti.
Il personaggio che occupa la maggior parte della vicenda è Ulrica, narratrice al presente e soprattutto al passato. A 39 anni, etnologa – specializzata in miti e leggende sul rapimento di esseri umani da parte dei troll – la donna è madre separata di due ragazzini. Un giorno, senza un vero motivo, Ulrica li porta a visitare la penisola di Tangevik in cui da ragazzina per molti anni aveva trascorso le vacanze ospite della famiglia Gattman e dei loro figli: il maschio, Jens, le due figlie maggiori, per lei modelli da imitare, e la coetanea Anne-Marie, amica e complice idolatrata. I coniugi Gattman erano allora all’apice della celebrità: intellettuali impegnati a sinistra (l’infanzia di Ulrica coincide con gli anni di Olof Palme), scrittori e giornalisti molto apprezzati, fautori di una educazione molto libera dei figli. A confronto con la vita più grigia e ordinaria che la famiglia piccolo borghese offriva a Ulrica ragazzina, le lunghe estati trascorse nella loro villa, brillano ancora, dopo più di vent’anni, di una luce magica colore del miele e del succo di mela. È con questo spirito nostalgico che la donna, insieme ai figli, si ferma a osservare la vecchia villa dei Gattman, a spiare dalle finestre le stanze intatte dove si muoveva allora, racchiuse in una bolla di atemporalità. Attraversando il boschetto Ulrica e i ragazzi raggiungono la spiaggia dove lei e le amiche avevano trascorso ore perfette. Perdendosi nel passato la donna rammenta che proprio in quella spiaggetta la piccola Maja – figlia adottiva e molto problematica dei Gattman – era stata ritrovata dopo alcune settimane di misteriosa sparizione durante l’ultima estate trascorsa insieme. Intanto i figli perlustrano gli scogli e in un anfratto fra i massi invisibile dal basso trovano un cranio umano. Le ultime settimane difficili e dolorose trascorse con loro e l’assurdo ritrovamento presente collidono, inducendo Ulrica a saldare i conti con il passato e a chiudere il cerchio, aiutata da un incontro inaspettato con Jens.
La sparizione e la riapparsa inspiegabile di Maja ha segnato la vita di Ulrica, orientando perfino il suo interesse divenuto professione per le leggende sulle sparizioni misteriose. Ma ancora più profondamente, ha marchiato quella dei Gattman che in un tempo sorprendentemente breve si sono allontanati gli uni dagli altri. L’adozione della bambina venuta da lontano e bisognosa di aiuto, invece di coronare il loro ammirato equilibrio famigliare lo frantuma, come se avessero approfittato in modo eccessivo della loro buona sorte.
Alla vicenda principale si intreccia e si salda quella – non meno importante e non meno suggestiva – di Kristina, una ragazza segnata dall’autismo; la voce di lei è resa in un indiretto libero suggestivo che rivela efficacemente la sua interiorità difficile e solitaria: il senso di inadeguatezza, la fuga dai propri simili, e finalmente l’equilibrio precario ma felice con la natura, l’identificazione con i colori della vegetazione e del mare, i suoni e gli odori degli animali; Kristina esprime senza parole, con materiali trovati durante lunghe passeggiate, la propria accettazione dei ritmi inumani di un mondo nel quale la maggior parte delle persone non riuscirebbe a vivere. Le pagine dedicate a Kristina avvincono e suscitano inquietudine ma aiutano anche a considerare con più rispetto la vita e la morte.
I temi toccati dall’autrice: l’infanzia, le famiglie felici che si disintegrano poco a poco, i diversi – e tutti lo siamo, ognuno a suo modo – che faticano a inserirsi nella quotidianità emergono in altre sue opere, maturati anche a contato con i pazienti di una clinica per malati mentali dove Hermanson ha lavorato per qualche tempo. Nella grande attenzione alle emozioni della quotidianità e all’attualità La spiaggia segue anche il rinnovato interesse per il realismo che caratterizza la letteratura nordica del tardo ventesimo secolo.
Nel proprio sito web, l’autrice rivela con quanta lentezza scriva le proprie opere, sottolineando che la sua mente le rielabora a livello inconscio, come sogni alogici che poi devono essere ricondotti nei binari della leggibilità. Fra i suoi autori favoriti indica significativamente Ray Bradbury, Michel Tournier, Italo Calvino, Ruth Rendell, P.D. James, Anne Tyler, Yoice Carol Oates.
Due parole sulla fortuna che arride a chi ama frugare fra i tesori delle bancarelle di libri usati: in un colpo solo mi sono portata a casa La spiaggia, Il pensionante di Marie Belloc Lowndes, recensito ottimamente da Consolata Lanza in questo sito, e un romanzo di Simenon che sarà la mia prossima lettura.
Marie Hermanson, La spiaggia, Guanda, «Narratori della Fenice», 2001, pp. 271, trad. C. Giorgetti Cima, disponibile esclusivamente come usato.
idem, Guanda «Le Fenici tascabili», 2002, € 12,90
idem, edizioni TEA «Teadue», 2004, € 7,80
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