Gianrico Carofiglio letto da Piero Fabbri
C’è un momento, nel ben mezzo di Ragionevoli Dubbi di Gianrico Carofiglio, nel quale l’autore fa rispondere al telefono ad uno dei personaggi della storia. Il personaggio in questione è un vecchio collega del protagonista di tutti i romanzi dell’autore barese, che nel rispondere chiama subito per nome l’amico, mostrando così sia al personaggio sia al lettore di avere in rubrica il numero del chiamante. L’episodio, di per sé, non è affatto determinante ai fini della storia, e rimane nell’economia del racconto per niente più che una piccola descrizione di vita quotidiana; ma è comunque un metodo narrativo per descrivere il tipo di rapporto: se un vecchio amico che non senti da anni tiene ancora il tuo numero in rubrica, probabilmente ti tiene ancora in buona considerazione. Insomma, quello che potrebbe sembrare solo un banale appunto descrittivo ha in realtà anche una sua valenza informativa, narrativa. Ma non solo: c’è probabilmente dell’altro ancora, ma di carattere così generale che bisognerà allontanarsi anche da Carofiglio, per parlarne; ma siccome è poco cortese abbandonare un autore subito dopo averlo nominato, torneremo sulla cosa solo più avanti.
Gianrico Carofiglio è nato nel 1961, a Bari, ed è magistrato. Anzi, forse è meglio dire era magistrato, visto che alle ultime elezioni è stato eletto Senatore della Repubblica nelle fila del Partito Democratico; la sua professione nel seno della magistratura deve pertanto considerarsi quantomeno sospesa. Ma è certo dalla sua professione che nasce l’idea di scrivere le avventure dell’avvocato Guerrieri. Nel leggerle si sente indiscutibilmente la familiarità dell’autore con gli ambienti e i personaggi narrati: tribunali, carceri, magistrati, commissari, piccoli e grandi delinquenti, bravi e cattivi avvocati. Ed è probabilmente in questa sua padronanza del soggetto che risiede gran parte del suo successo: se gli italiani riescono a divorare tutti i romanzi di John Grisham, che pure non lesina complessi particolari tecnici sul sistema giuridico americano, era prevedibile che anche un legal thriller autenticamente nazionale potesse avere il successo che ha avuto. Probabilmente non riuscirà a chiudere la cesura esistente nella cultura popolare: l’italiano medio, gran fruitore di telefilm, continuerà a conoscere per osmosi molto meglio il codice di procedura penale statunitense di quello italico; ma di certo le avventure di Guerrieri contribuiscono a rendere meno misteriosi gli arcani procedimenti delle aule giudiziarie nazionali.
Certo è che non basta il genere a giustificare il successo editoriale, che è davvero molto buono (39 edizioni per Testimone inconsapevole, 30 per Ad occhi chiusi, già 20 per Ragionevoli dubbi, che è solo del 2006); devono esserci per forza altri elementi di seduzione del lettore. Uno di questi è probabilmente la complicità generazionale: l’autore indugia molto sulle gioie e i dolori della sua generazione, con citazioni abbondantissime dei gusti, manie, idoli e ideali del cinquantenne medio di sinistra. E se il cinquantenne medio di sinistra è un buon cliente del mercato librario, almeno un’altra tesserina del puzzle del successo editoriale trova il suo posto. A dire il vero, leggendo tutti i suoi tre romanzi a breve distanza l’uno dall’altro, si rischia addirittura un’indigestione di questi punti fissi narrativi, che senza la mediazione dei tempi naturali di pubblicazione possono apparire troppo simili a ripetute strizzate d’occhio al lettore coetaneo.
Sta di fatto che leggere Carofiglio non stanca, e questo è sempre un pregio. Si può avere talvolta la spietata sensazione che non stanchi per eccesso di leggerezza di scrittura, talvolta per una scarsa profondità dei personaggi, ma questo accade assai di frequente, nei gialli e nei thriller. Un persecutore di donne non può avere chiaroscuri, pena la debolezza del’impianto della storia: può essere solo assolutamente cattivo. Un povero immigrato venditore di paccottiglie sulla spiaggia, se accusato dell’omicidio di un bambino, non può non essere assolutamente innocente. Infine, i rapporti con le donne di un avvocato che, al pari di Indiana Jones, dovrebbe almeno provare a cambiarne una ad ogni romanzo non possono non essere sofferti e problematici. Per non parlare del fatto che, in genere, per avere rapporti sofferti e problematici con le donne non serve neppure chiamare in causa Indiana Jones: basta e avanza il cinquantenne medio di sinistra già citato.
Quel che non c’è, in Carofiglio, è proprio quello che adesso abbonda on televisione: CSI, NCIS, RIS, sono tutte sigle di polizie scientifiche che hanno invaso i salotti degli italiani convincendoli che lo scopo essenziale della scienza è quello di mandare i cattivi in galera: la scienza, probabilmente, continua a pensarla in maniera assai diversa, ma è indubbio che i telefilm polizieschi e persino quelli di genere medico hanno recentemente consolidato una figura di detective abbastanza nuova, decisamente scientificizzata. Se qui mancano, è solo perché a Carofiglio, più ancora che Grisham, piace Erle Stanley Gardner, il creatore di Perry Mason. Alcune delle trame principali dei suoi romanzi (come in Testimone inconsapevole) e tutte le piccole storie dei casi collaterali dell’avvocato Guerrieri si basano su veri e propri concetti – se non proprio artifici – giuridici. Quindi le lenti di ingrandimento, le torce alla masonite, il luminol, i microscopi elettronici e i database informatici sono davvero solo accessori, nell’economia delle sue storie.
E allora si può felicemente lasciare l’avvocato Guerrieri e il suo senatoriale autore ai loro placidi successi, e provare a ritornare alla telefonata d’inizio articolo. L’ormai familiare cinquantenne medio di sinistra sei o sette lustri orsono leggeva fantascienza. I suoi quindici anni lo portavano a leggere quella che allora veniva chiamata narrativa d’evasione, ed era splendidamente riassunta, nella nostra amata patria, dalla mondadoriana distribuzione in edicola del Giallo Mondadori e di Urania. Giustizia vorrebbe che oltre ai pulp casalinghi di colore bianco (Urania) e giallo (indovinate quale) si rammentasse anche il nero di Segretissimo, che raccoglieva i fan della spy-story, ma il terzo elemento della triade era probabilmente assai meno diffuso. Il nostro eroe, comunque, se appena appena era interessato alla scienza (e fino a tutti gli anni ’70 era davvero difficile non essere adolescenziali prede di una visione eroica della scienza) avrebbe senz’altro iniziato a rincorrere gli Urania su tutte le bancarelle del regno. Questo perché, una volta, la scienza in narrativa trovava spazio solo nella fantascienza; facile no? Lo dice la parola stessa… Poi, deve essere successo qualcosa di strano, che il cinquantenne medio di sinistra (almeno uno della categoria, come minimo: quello che si ritrova a scrivere queste righe) non è più in grado di capire. Nella narrativa, la scienza è diventata importante, ma accessoria: il fantastico è cresciuto, ma solo nelle versioni infantili ed adolescenziali, scomparendo dalla narrativa adulta.
Così, ci si ritrova a descrivere un’azione quotidiana (la ricezione di una telefonata mentre si è all’aperto, attraverso un magico device che occupa lo spazio di un pacchetto di sigarette ed è al tempo stesso telefono, radio, televisione, scrittore di testi, riproduttore audio-video, macchina fotografica, cinepresa, agenda, collezione di giochi e navigatore satellitare – per non parlare del fatto che adesso ci vorrebbe un altro paragrafo per spiegare al quindicenne di allora che diavolo sia un navigatore satellitare) assolutamente fantascientifica, senza che la fantascienza abbia fatto in tempo a narrarla, ad anticiparla. I giallisti si adeguano (facile, per loro: possono permettersi il lusso di scrivere tutto ex-post), e le cento trame che si basavano sul fatto che l’assassino era per certo nel tal posto perché alla tale ora aveva risposto al tal telefono cadono immediatamente nel cestino della carta straccia, ma sono ampiamente rimpiazzate dalle localizzazioni via GPS e dagli inseguimenti attraverso i canali di Internet. E la fantascienza, soprattutto quella italiana, rimane con i razzi a combustibile chimico spenti, su rampe di lancio grondanti ragnatele.
Nel frattempo, i quindicenni di oggi completano la rivoluzione, usando i loro Blackberry per commentare via SMS la fine della saga di Harry Potter, o peggio ancora l’estrema fichitudine dell’ultimo libro di Moccia.
Gianrico Carofiglio
Testimone Inconsapevole
Sellerio 2002, pp. 336, € 12,00
Gianrico Carofiglio
Ad Occhi Chiusi
Sellerio 2003, pp. 272, € 12,00
Gianrico Carofiglio
Ragionevoli Dubbi
Sellerio 2006, pp. 320, € 12,00
da LN-LibriNuovi n° 46 – marzo 2008