Una categoria narrativa assai poco frequentata in Italia, dove si preferisce mostrarsi tutti un sacco ironici, è quella dell’assurdo. Ovvero: partite da una situazione paradossale (un resuscitato che non trova un telefono per avvisare i suoi cari, un assassino non troppo abile nell’inviare per posta un cadavere, un marziano giunto nel bel mezzo di Roma), conducetela in maniera conseguente fino alla sua ancora più assurda conclusione e avrete un perfetto calco di quanto di idiota c’è nei comportamenti umani, siano essi politici o intimi.
Ma non è necessario che facciate da soli questo esperimento, ci ha già pensato un grande della letteratura italiana, ovvero Ennio Flaiano, del quale Bompiani ristampò a suo tempo Un Marziano a Roma e altre Farse.
Si tratta di testi brevi, amaramente divertiti, che vennero rappresentati con scarsa fortuna nei teatri italiani. In particolare il malinconico Un Marziano a Roma venne fischiato fin dalla prima rappresentazione. A rileggerlo oggi, a distanza di molti anni, non ha perso nulla della sua terribile dolcezza.
Il Marziano sbarcato crea grande eccitazione, egli diviene per breve tempo l’argomento preferito di quotidiani, spettacoli, mezzi di comunicazione. Ma ben presto anche il Marziano scivolerà via dalla prima pagina dei giornali, diventerà una presenza fin troppo ovvia nei salotti, sarà obbligato a discutere di stupidaggini e chiamato a dare il suo giudizio su inezie. Perderà il suo distacco, le sue speranze, arenandosi definitivamente. L’ultimo verso della canzone che chiude la farsa dice: « L’uomo che scende in questo mare / non torna – non torna a navigar».
Lo sceneggiatore Sergio Donati affermò che Flaiano prese spunto sia dal film Ultimatum alla Terra, di Robert Wise, uscito nel 1951, che dalla vicenda di Re Faruk d’Egitto, giunto a Roma in esilio e dimenticato dai paparazzi dopo un paio di mesi di permanenza nella capitale.
Non credo che Flaiano avesse in mente una semplice satira della mondanità romana anni ’60. Il dramma del suo marziano ha qualcosa di universale, ed è un dramma dai connotati ambigui. In fondo che diritto ha qualcuno che scende dai cieli di dirci come è giusto vivere? Ma, d’altro canto, senza una presenza nettamente separata dalle meschinità del reale, chi arriverebbe anche solo a immaginare una vita migliore?
Ennio Flaiano, Un Marziano a Roma e altre farse, Bompiani 1998 (prima edizione Einaudi 1960, rist. Rizzoli 1975), pp. 300. Disponibile come usato su Ebay e presso Amazon.it.
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