New Weird è un sottogenere della narrativa fantastica, soprattutto fantasy caratterizzato dalla presenza di elementi fantasy, come la magia, mescolati ad altri di tipo fantascientifico, come una tecnologia futuristica o retrofuturistica, ed altri horror. Il sapore della miscela dipende dal prevalere di uno o più ingredienti, ma il retrogusto è sempre «bizzarro», frutto di ambientazioni particolarmente originali, creature strane, nonostante, anzi forse proprio per una grande attenzione alla coerenza generale e alla verisimiglianza. Un esempio valga per tutti, la Trilogia dell’Area X di Jeff VanderMeer Il Il New Weird si affermò negli anni Novanta, grazie ad autori come Michael Swanwick, China Miéville, Neil Gaiman; Jeff VanderMeer e Ann Kennedy ne hanno definito i contorni, ma l’area New Weird si estende nel passato (si potrebbero fare nomi come Mervyn Peake ed Edwin A. Abbott, Shirley Jackson e H.P. Lovecraft o, più vicino a noi, John Harrison, Clive Barker, Michael Moorcock, Angela Carter, per non parlare di un maestro come Ramsey Campbell, e ha tentato autori sperimentali come Paul Di Filippo, Alan Campbell, Hal Duncan, Steph Swainston, K. J. Bishop, Felix Gilman, Jay Lake, Luca Tarenzi e vari altri.
Tra gli aspetti peculiari del genere, codificati da Jeff VanderMeer, ci sono anche una propensione alle tematiche socio-politiche, e un rigetto per la scritttura consolatoria e d’evasione. Si tratta, a ben vedere di una letteratura «alta», con la tendenza a trascendere i singoli generi e a sperimentare senza tuttavia cadere in quello che viene definita Bizarro fiction, sottogenere che persegue in maniera sistematica la dissacrazione, l’ironia, il grottesco fino al nonsense e il divertimento puro. Ovviamente come la letteratura mostra continuamente chi scrive buone storie se ne frega delle etichette, che servono a orientare più o meno i lettori senza influenzare più che tanto la riuscita della narrazione.
Quindi questa premessa vale quel che vale e lo dimostra il volume Nuovi Incubi, traduzione di Year’s Best Weird Fiction. Vol. 1, curata da Michael Kelly e Laird Barron. Si tratta di un’antologia ambiziosa che farà ciò che ancora non è stato fatto, anche a causa della fluidità del genere: pubblicare volumi che diano conto delle migliori opere dell’anno, a cura di curatori sempre differenti. Quest’anno Kelly ha optato per Laird Barron, autore egli stesso e studioso del genere.
Qualcuno di recente mi ha chiesto quale sia, a mio parere, il più grande racconto weird di tutti i tempi e io ho risposto I Salici di Algernon Blackwood.
Ha dichiarato Barron. Non posso dargli torto. E I Salici è uno dei miei racconti preferiti. Più avanti, il curatore spiega che:
Il weird non è confinato a uno spettro limitato. Così come horror e fantasy, le sue competenze sono incredibilmente vaste e sovrapposte.
Insomma il compito che Kelly e Barron si sono assunti ha qualcosa di eroico. A guidare la scelta dei racconti per questa prima antologia (pubblicata in originale nel 2014) è la ricerca di
… un senso di dislocazione dalla realtà ordinaria, di sospensione delle leggi della fisica, di inversione e sovvertimento dell’ordine di un pizzico di alieno. Le storie weird toccano un registro diverso da quello di altri generi […] Io percepisco il weird come una tradizione letteraria distinta, intimamente collegata al fantasy e all’horror, e questa relazione è fluida, e forse anche un po’ complicata.
Leggere per credere. Ora basta chiacchierare. Apriamo il volume.
Il diciannovesimo gradino di Simon Strantzas è un buon inizio, introduce al weird in maniera sommessa, permettendo al lettore di dare uno sguardo al genere dal buco della serratura. Protagonisti una coppia in cerca di una casa da ristrutturare e la casa stessa, in particolare un suo elemento. Se non amate i finali apertissimi, forse non vi piacerà, ma non fatevi smontare e continuate a leggere.
SWIM vuole sapere se va davvero così male come pensa SWIM di Paul Tremblay ci proietta nella mente di una madre fragile e tossicodipendente, determinata a tenersi vicina la figlioletta affidata alla nonna; la definizione di weird si adatta al racconto, a suo modo struggente, come un abito su misura. Il dottor Blood e l’Ultra favoloso squadrone glitterato di A.C. Wise mi pare soprattutto un esempio di Bizarro fiction. Chen Qiufan con L’anno del Ratto firma un racconto di fantascienza su un regime manipolatore che usa ogni risorsa tecnologica per tenere sotto controllo i propri sudditi. Il fantasma di Olimpia di Sofia Samatar è una rivisitazione del racconto di Hoffmann con risvolti psicoanalitici. Non è uno dei miei preferiti ma non sfigura nell’antologia. Fornace di Livia Llewellyn è la trasfigurazione onirica, oscura e intensa di un soffocante rapporto madre-figlia. Dovrei sussurrarti del chiaro di luna, del dolore, di pezzi di noi?, di Damien Angelica Walters, è una ghost-story originale ed efficace, rievocazione piena di rimpianto e di senso di colpa di un amore troncato dalla morte.
Ho letto Bor Urus di John Langan contemporaneamente a Il richiamo del corno, già recensito su Ln-LibriNuovi. Si tratta di due novelle molto differenti che hanno in comune soltanto la suggestione verso animali antichi e possenti, gli Uri, dei quali si incapricciarono anche alcuni gerarchi nazisti. Il racconto ne fa il punto focale della visione di un universo prossimo al nostro, che ossessiona e ammalia in protagonista:
Dall’altro lato di quel rilievo, qualcosa stava attraversando la strada da sinistra a destra. Era un animale, grande senza dubbio come un elefante. […] Ma il profilo era sbagliato: la schiena era più lunga, l’inclinazione verso il bacino meno pronunciata, la testa più corta, più smussata, sormontata da un paio di pesanti corna lunghe quanto la mia auto. A ogni passo la testa dell’animale ondeggiava da un alto all’altro con una lentezza quasi disinvolta, come se fosse uscito per una passeggiata in una leggera foschia…
Probabilmente è la mia anima di naturalista, ma non solo, che mi fa ritenere Bos Urus, con la sua evocazione lieve di un mondo vicino e irraggiungibile, uno dei racconti migliori.
Nei Meandri del sogno di W.H. Pugmire è un racconto con evidenti debiti lovecraftiani, sia per i riferimenti alle terre del sogno, sia per lo stile prezioso che ricorda un po’ anche Lord Dunsany. Weird un po’ calligrafico, secondo me. Il cracatoano di Maria Dahvana Headley è… Be’ l’ho già riletto un paio di volte e con questa, appena prima della recensione, fa tre. Sono certa che dica qualcosa di importante sulla realtà, e su come molte donne e molti uomini non riescano a comprendersi. I personaggi sono vivi, leggetelo. La quarta volta riuscirò a fare meglio. La ragazza con il cappotto azzurro di Anna Taborska, regista e scrittrice horror britannica, affronta un tema pesante, quello della shoah, nella maniera obliqua e suggestiva della ghost story. Nel limbo di Jeffrey Thomas è una piccola gemma che mette radici nella mente, nella mia quantomeno, narrando di un uomo ordinario e moderatamente infelice alle prese con un apparente blocco nella connessione del PC… Anche Una caverna di mattoni rossi, di Richard Gavin, è un racconto ben riuscito; il suo protagonista giovane e inesperto non potrà godersi una delle solite estati dai nonni e scoprirà che la realtà non è come appare e che le scelte possibili spesso sono tutte sbagliate. Il suo sguardo di Moreno Pavanello, vincitore della prima edizione del Premio Hypnos, è un racconto breve ben condotto, scritto in seconda persona in uno stile abbastanza efficace da scuola di scrittura; porta avanti un tema estremo e mi ha indotto, nel caso ce ne fosse ulteriore bisogno, alla riflessione su quel genere di fanatismo violento e rabbioso in stile Stato Islamico. Racconto weird, non c’è dubbio. Aspetto Pavanello ad altre prove. Fox into lady di Anne-Sylvie Salzman e Come piuma, come osso di Kristi DeMeester sono due brevi scritti suggestivi, che mi sono piaciuti e che, mi viene da pensare, non potrebbero essere stati scritti che da due donne. Non saprei motivare il mio giudizio ma la scrittura è questione di sfumature, di trovare le parole giuste, di visione. Queste funzionano, ecco. Un piccolo demone di Jeffrey Ford è un gioiellino elegante, che strizza l’occhio alla letteratura colta e che illumina una protagonista un po’ inaspettata ma suggestiva e divertente. Un giudizio molto simile scriverò per Successo di Michael Blumlein, racconto colto che strizza l’occhio alla letteratura scientifica. Non cominciate a sbadigliare educatamente, per favore, dategli una possibilità. Non state a farvi troppe domande, qui la scienza c’entra solo fino a un certo punto, i protagonisti sono divertenti e l’operazione compiuta dall’autore ricorda alla lontana quella di Fritz Leiber in Conjure wife (che ho recensito su LN-LibriNuovi): cercare la logica linguistica di una disciplina (per Leiber era, audacemente, la stregoneria, qui la genetica) e rivoltarla come un calzino. Finale davvero a sorpresa.
La chiave del tuo cuore è fatta d’ottone di John R. Fultz è un ben riuscito racconto weird di sapore steampunk: niente androidi superbiologici ma veri, luccicanti autonomi meccanici. Con Colpo di Luna di Karin Tidbeeck purtroppo non sono riuscita a sintonizzarmi, nonostante lo stile e il tema onirico, sospetto che la colpa sia mia. Peccato anche peggiore: non mi è piaciuto il racconto di Jeff VanderMeer Nessun altro al mondo all’infuori di te. A mia discolpa posso ricordare il mio apprezzamento per la Trilogia dell’Area X e l’eccessiva passione dell’autore per le descrizioni accuratissime che qui inclinano alla Bizarro fiction.
E con quest’ultimo sacrilegio mi congedo: «La letteratura weird è qui per restare» , afferma Michael Kelly nella prefazione. A me sta benissimo.
Nuovi Incubi. I migliori racconti weird 2013, A cura di Laird Barron & Michael Kelly, Edizioni Hypnos, pp. 490, € 18,90, trad. Elena Furlan
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