Il tema non è affatto nuovo, ma non è troppo comune incontrarlo posto in questi termini. Molti ricorderanno Hal 9000, il computer impazzito di 2001 Odissea nello spazio, e molti ricorderanno la drammatica scena nella quale il computer viene gradualmente privato delle sue facoltà superiori, ritornando ad essere un semplice idiot savant. In Apocalisse su Argo, Robert J. Sawyer racconta di un altro computer di bordo impazzito, ma scegliendo proprio il punto di vista della macchina.
Il risultato è un ottimo giallo basato sul duello tra l’intelligenza sintetica di Jason, il potente elaboratore, e quella, assolutamente umana, di Aaron, l’uomo al quale Jason ha ucciso l’ex-fidanzata. Ciò che risulta inconcepibile per la macchina è proprio il fatto che Aaron, tormentato dai sensi di colpa, non riesca a darsi pace per la morte della ragazza, inscenata da Jason come suicidio.
Perfettamente equilibrato e avvincente fino oltre i tre quarti, il romanzo perde parzialmente mordente e coerenza, con la spiegazione finale dei moventi del computer ricca di catastrofici eventi dei quali il lettore non ha mai avuto sentore né sospetto. Lo so, le regole del giallo enunciate da Chandler non necessariamente devono valere all’interno di un altro genere, ma un minimo di malcontento lasciatemelo esprimere. In tutti i casi la sardonica e pacata intelligenza aliena di Jason, il suo peculiare modo di osservare e giudicare gli esseri umani, sono già di per sè ottimi motivi per leggere Apocalisse su Argo.
Robert J. Sawyer, Apocalisse su Argo, Mondadori Urania 1369 [Rist. 1609], 2014, ed. or. 1990, trad. Riccardo Valla * disp. anche in e-book
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