Un libro edito da Einaudi, I posseduti di Elif Batuman, sottotitolo: storie di grandi romanzieri russi e dei loro lettori. Mmmhhhh, un po’ criptico, come titolo e sottotitolo, ma l’ho acquistato ugualmente, affascinato da un assurdo Dostoevskij intento a una surreale partita a tennis. Sul retro di copertina, comunque, è scritto:
I posseduti non è solo un libro di lettura: è prima di tutto una storia d’amore, il racconto della passione che si scatena quando ogni lettore, ogni lettrice incontra Anna Karenina, Oblomov, Evgenij Onegin…
Bene, tutto ciò detto, il libro si è rivelato una delusione. Non una delusione atroce, intendiamoci, ma comunque una delusione, un qui pro quo librario che se fossi stato abbastanza attento avrei potuto evitare. Mi aspettavo un saggio non troppo ponderoso, una storia della letteratura russa un po’ meno ingessata, al limite un breve e saporoso gossip su alcuni miei personali miti… Viceversa mi sono trovato a leggere delle avventure di una studentessa di origine turca a Stanford, California, della sua passione per gli scrittori russi, ma anche per la letteratura e la lingua Uzbeka (più o meno metà del libro), con lunghe parti dedicati alla formazione personale di Elif Batuman e ai suoi incontri, discussioni, piccoli e grandi contrattempi, sogni e desideri.
Sono riuscito, è pur vero, a raggranellare qualche info in più su Tolstoi, Cechov, Dostoevskij e Babel – soprattutto su quest’ultimo – ma mi sono dovuto sopportare la compagnia e le allegre chiacchiere della cara Elif, scritte con uno stile che inclina talvolta verso quello dei messaggini scritti su FB e con l’incrollabile ottimismo del quale spesso si accusano gli americani.
Per farla breve, se cercate notizie, fatti o fattoidi sugli scrittori russi evitate senza farvi nessun problema il libro di Elif Batuman e cercate magari una buona, vecchia storia della letteratura russa. Potrà magari essere un po’ noiosa ma non quanto può esserlo, nei suoi momenti peggiori, una garrula ed entusiasta scrittrice e critica turca.
«Sempre così. A parlare con insufficiente garbo dei tuoi amati russi reagisci sempre come un moujik incannato».
No, non ci siamo capiti. Io se compro un barattolo dove c’è scritto “fagioli spezzati” e vi trovo – per l’appunto – fagioli spezzati, non mi incazzo. Se però ne compro uno dove c’è scritto “piselli finissimi” e dentro vi trovo fagioli spezzati, beh, capirai che… E comunque non ho ben capito che senso abbia porre sullo stesso piano la vita degli autori russi con quella di una laureanda in lettere moderne. È per poter dire: «In fondo siamo tutti uguali»? No. Nemmeno in tempi di social networks e di world wide web a manetta lo si può affermare. Piccolo ma non del tutto trascurabile motivo del mio disappunto – fossi stato più attento nel leggere «prima di tutto una storia d’amore»… – il prezzo di 20 eurini, (sia pur scontati del 15%), che mi è costato il libro.
Elif Batuman, I posseduti, Einaudi 2012, pp. 320, € 20,00, trad. Eva Kampmann
idem ediz. In e-book: € 9,99
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