Qualche tempo fa è ritornato in libreria, edito nella famosa collana Stile Libero di Einaudi, quello che fu il secondo libro di Aldo Nove, dal titolo Puerto Plata Market.
Nel 1996 (vent’anni fa, Dio mio…), mi dissi felicemente stupito dal suo primo libro, Woobinda, una folle e scombinata galleria di ritratti umani visti minacciosamente da vicino. Pensai (e evidentemente mi illusi) di aver incontrato un autore in grado di affrontare la sfida con la stupidità seriale, con la confusione aggressiva di una classe sociale inesistente, chiusa com’è nel breve spazio compreso tra centro commerciale e la TV, perennemente in attesa di un evento qualunque che ne spieghi l’esistenza.
In questo Puerto Plata Market, Nove sembra aver sciolto ogni raffinata ambiguità: il suo personaggio è semplicemente un povero cretino, afflitto da due passioni incontenibili, la pornografia hard e la Juventus, vittima di lunghe stasi della coscienza durante le quali rievoca pubblicità televisive anni ’70 e che parla come un intellettuale suppone debba parlare un cretino. Giustificato dalla povertà culturale del suo personaggio Nove può così divertirsi a infilare anacoluti decisamente troppo contorti, anche per un barbaro televisivo. Nascosto dietro il personaggio può andare di mestiere, rimestando nei fondi della pentola, inzeppando studiate ripetizioni, concordanze accortamente fallite, lunghissime (interminabili) digressioni, pensierini flebili e larvali, pulsioni e desideri tanto elementari che persino un babbuino se ne sentirebbe offeso. Ciò che ne viene fuori è un libercolo noioso e ripetitivo, supponente e affrettato, per una buona metà basato su piccoli ricordi (pagine e pagine di puntuali descrizioni di vecchie pubblicità, angosce adolescenziali sbrigate a colpi di un lessico troppo mimetico per essere genuino, telecronache di partite semidimenticate) e per l’altra metà menandola (scusate, ma Nove è contagioso) con la fatale solitudine dei maschietti, guarda caso, alle prese con donne nevrotiche o confuse che non la mollano e se la mollano sarebbe meglio non l’avessero fatto.
Apparentemente ci sono gli stessi ingredienti di Woobinda, ma malamente ricucinati, esibiti piuttosto che offerti, come se l’intenzione dell’autore fosse quella di strappare un «Ooohhh» di meraviglia piuttosto che un’emozione. Si presenta Puerto Plata come « … un continuo esilarante borborigma… », « una polifonia struggente e nevrotica… » ma, terminata la lettura, ci sarebbe da eliminare l’aggettivo ‘esilarante’ nella prima frase, mentre dalla seconda si dovrebbe omettere ‘struggente e’. Nel romanzo non arrivano a comparire veri personaggi, agiti dalla realtà o divenuti interlocutori obbligati di oggetti e trasmissioni. C’è solo, accampato in mezzo alle pagine, uno sgradevole narciso adolescente, nel contempo misogino e sentimentale, che trascina per quasi 200 pagine la sua stucchevole confusione in fatto di donne.

Aldo Nove
Curioso come nessuno abbia dedicato finora una qualche riflessione al maschilismo lagnoso e aggressivo di tante pagine degli autori autopresentati come “Pulp”. Non sono così letti come si dice? Non è più di moda parlare di maschilismo? Bisogna considerarlo una semplice ironica citazione? Ma se l’ironia è l’unica chiave per decodificare un messaggio di per sé affatto ambiguo, cos’è più reale, la chiave posticcia o il messaggio in sè? L’ironia sempre più spesso gioca la semplice funzione di un grimaldello culturale, grazie al quale affermare senza affermare e, in più, esercitare aggressivamente la scelta di decidere a posteriori cosa si è detto seriamente e cosa no. Non è un caso che l’ironia sia ormai la parola d’ordine degli spettacoli più corrivi e idioti. Di fronte a qualsiasi critica scatta subito il riflesso: ma come non hai capito? Era ironico! Permettetemi quindi di rifiutare a priori di giocare a un gioco truccato. Prendere tutto seriamente, anche a rischio di passare per noiosi, è diventata una dolorosa necessità. Ci tengo a chiarire che non sto processando il testo, sto solo considerando l’estrema povertà di personaggi e vicende, costretti ad ancorarsi saldamente a cliché troppo ovvi per essere digeribili. Un po’ come l’eterna penultima commedia all’italiana con Christian De Sica, Massimo Boldi eccetera eccetera.
Aldo Nove, Puerto Plata Market, Einaudi Stile Libero 2010, pp.208, € 10,50
Idem e-book, 2008, € 6,99
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