Mike Resnick è un tuo vecchio amore e sulla copertina leggi PREMIO HUGO. Sul retro del volume incellofanato scopri che questo è un romanzo ambientato nella Gola di Olduvai, dove i Leakey e altri hanno ritrovato splendidi fossili di Homo. Qui, in un lontano futuro, un gruppo di alieni tenterà di ricostruire la storia della specie umana estinta. Magnifico. Fili a casa, pregustando una bella serata. Invece no.
Nulla lo rivela all’esterno, ma questo NON è un romanzo bensì la somma di tre racconti di argomento diverso, il primo dei quali, vincitore dello Hugo, è stato riassunto in quarta di copertina. L’unica affermazione vera è che li ha scritti Resnick.
Per fortuna, perché nonostante la presentazione scorretta, il prezzo non indifferente e qualche sbavatura nella traduzione, sono una lettura piacevole. Resnick non sarà probabilmente mai un Grande Scrittore, me è generoso e rispetta i suoi personaggi, ha il coraggio – oltre che il gusto – del paradosso e coltiva quel genere un po’ particolare, parente più dei romanzi di Wells che di quelli di Asimov, che è la sf di speculazione sociale. E ha una vecchia passione per l’Africa, i suoi popoli e le loro culture. Tutte questi elementi si intrecciano in maniera originale nei suoi libri. «Com’è possibile non scrivere un paio di racconti di fantascienza ispirati ad una società che viene ripetutamente sterminata dai suoi stessi capi?», si è chiesto Resnick, pensando alla storia recente dell’Uganda. E ha scritto tre romanzi, fra cui Inferno, ispirato appunto ad una «società che può generare tre maniaci genocidi uno dopo l’altro»
Torniamo a questo volume. Il primo racconto, Nell’abisso di Olduvai, è il meno stimolante. É bella l’idea di una spedizione di alieni di specie diverse, disposti a collaborare per capire l’Umanità, quella specie aggressiva e micidiale che ha portato la violenza nella galassia e preparato la propria autodistruzione. Interessante anche l’espediente narrativo di ricostruire la nostra storia attraverso un esame mentale di manufatti umani disparati, rivivendo le vicende di cui gli oggetti sono stati testimoni. Il racconto, però, è troppo breve e gli spunti restano promesse sincere in gran parte non mantenute.
Più avvincente il secondo, Bibi, storia sospesa tra realismo e fantasia (non fantascienza) di un WASP sieropositivo che, avendo contagiato il proprio amante, va ad espiare in Uganda, tra i malati di AIDS. Lo svolgimento non è verosimile ma suggestivo e offre a Resnick l’opportunità di esplorare le diversità tra le culture.

Mike Resnick
Il terzo, Bully, avrebbe davvero meritato un premio, anche se è giunto soltanto in finale. É un piacevole pastiche storico, non classificabile come steampunk perché si svolge nel 1912 in Congo belga e non nell’Ottocento vittoriano e nemmeno come ucronia perché il possibile snodo temporale – la conquista pacifica del Congo alla democrazia parlamentare da parte di Theodore Roosevelt e di un pugno di avventurieri guidati da un abile opportunista – non si realizzerà nemmeno nella fantasia. Eppure, per pochi mesi i due personaggi (che tra l’altro si sono davvero incontrati): Roosevelt l’idealista ambizioso, che adora i bagni di folla e si cimenta con i progetti più grandiosi e John Boyes, che accumulò e perse tre ingenti fortune in Africa, vivono la stessa avventura e sognano, sia pure di stretta misura, un unico sogno. Se Teddy è un giocatore accattivante e geniale, John, con la sua visione del mondo pragmatica e la sua conoscenza un po’ cinica degli esseri umani, rispetta gli altri – i Manghetu del Congo – più del «re dell’America», che li vuole civilizzare. Il finale, sorprendente nella sua inevitabilità, lascia la porta aperta ad altre avventure di Roosevelt, che Resnick ha puntualmente scritto.
Non sarebbe stato meglio riunire i racconti imperniati su Roosevelt invece di stampare questa coperta patchwork? A proposito, Louis e Mary Deakey di controcopertina non sono i personaggi di una parodia, né di una raffinata narrazione ucronica, ma il frutto di un banale errore di stampa!
Mike Resnick, Nell’Abisso di Olduvai, Nord Cosmo 1997 pp.220, trad. Fantini N., opera esaurita, disponibile in forma di usato.
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