Questo è il titolo (The Dying Earth) del libro pubblicato da Jack Vance nel 1950. Un testo che impressionò non poco il pubblico della fantascienza dell’epoca. All’epoca non furono pochi coloro che ritennero che il nome con il quale venne firmata l’antologia fosse uno dei tanti pseudonimi di Henry Kuttner. Una volta chiarito che il vero autore era un ex-marinaio poco più che trentenne, al vasto mondo degli appassionati di sf non restò altra possibilità che imparare ad apprezzare uno degli autori più curiosi, abili, personali e anticonvenzionali del mondo fantascientifico americano.
La Terra di Dying Earth è un pianeta giunto molto vicino alla fine del primario del sistema. Senza curarsi particolarmente della vera sorte del nostro sole, destinato, secondo i maggiori esperti, ad attraversare una fase di crescente attività prima della rottura del suo equilibro interno e della sua prima espansione, Vance immagina un sole “antico” di colore vermiglio che splende in un cielo azzurro scuro e illumina una Terra dove sono passate e scomparse milioni di generazioni, una Terra ancora viva ma vecchia e consumata, che assiste stanca alla lenta agonia del sole.
La Terra ospita ancora esseri umani, anche se in numero molto inferiore all’attuale, umani divenuti fatalisti, irrazionali, inclini a credere alla magia, unica ed ultima forma di interazione con il mondo reale in un universo dai colori terminali. Che cosa ne sia stato degli altri umani non è chiaramente spiegato, ma si può immaginare che il pianeta, nel corso degli eoni trascorsi si sia gradualmente svuotato nella conquista di altri pianeti. I terrestri raccontati da Vance sono creature ciniche, incoerenti e paradossali, prive di sogni e di desideri, che vivono gomito a gomito con creature orribili originatesi nel corso dei secoli precedenti e dotati di un senso estetico perverso, curioso, innaturale e spesso crudele. Ed è proprio la crudeltà – una crudeltà spesso condotta ai limiti dell’inatteso, del ridicolo e dello humour nero – a costituire uno degli elementi sorprendenti di questa curiosa antologia, tanto più curiosa pensando al genere di sf che andava per la maggiore negli anni ’50.
Il libro è articolato in sei episodi, i cui titoli potrete trovare qui, fiabe surreali, dove individui di indole perfida e meschina come Liane il Viaggiatore o ingenui sognatori come Guyal di Sfere o donne bellissime ma prive di anima come T’Sais sono chiamati a risolvere dilemmi pericolosi o combattere avversari stravaganti, grotteschi o resistere e/o collaborare con maghi e stregoni sapienti, folli o monomaniaci. Il risultato è una serie di bozzetti abili e potenti, situazioni curiose e imprevedibili in un mondo terminale curiosamente conscio di esserlo.
Il legame con il fantasy per ciò che è diventato in questi ultimi anni – ambientazione paramedievale, onnipresenza della magia, destini predefiniti, personaggi troppo spesso incololori o monocordi – è del tutto casuale. La magia in Vance è ciò che resta all’indomani di una perdita definitiva della scienza, che infati viene ricordata con nostalgia e timore dagli ultimi uomini. Uomini e donne i cui destini sono perennemente in discussione, non avendo nessuna garanzia né della fatale vittoria sul Male né del loro valore in quanto più o meno eroici combattenti. Proprio ciò che rende questo volume prezioso.
Vance riprese in seguito la Terra al tramonto nel suo in The Eyes of the Overworld [1966] (Le avventure di Cugel l’astuto) e con altri due volumi: La saga di Cugel [1983] e Rhialto il Meraviglioso [1984], con protagonista Cugel l’astuto, nomignolo che secondo uno dei personaggi di Vance egli merita sia per la sua mancanza di scrupoli che per il suo comportamento da perfetto bietolone…
Di recente è uscito in traduzione italiana per Urania un volume di racconti curato da George R.R.Martin e Gardner Dozois. Uscito in edizione originale nel 2009, Songs of Dying Earth, è nato per commemorare Jack Vance e la sua Terra morente. Sette buoni racconti che riportano sul palcoscenico il suo sole vermiglio e il suo cielo azzurro scuro, scritti da Dan Simmons, George R.R.Martin, Neil Gaiman, Tanth Lee, Byron Tetrick, Elizabeth Hand e Howard Waldrop. Particolare non secondario, tutti gli autori convenuti per la celebrazione ammettono di non ritenersi all’altezza della sua prosa. Come scrive Neil Gaiman: «… Vance non è uno scrittore che mi sognerei mai di imitare. Non credo sia imitabile.»
Jack Vance, La terra morente (Il Crepuscolo della Terra)
Fanucci TIF, 2013, pp. 176, € 9,90, trad. Maria Teresa Aquilano e Roberta Rambelli
Jack Vance, Le avventure di Cugel l’astuto
Fanucci TIF, 2013, pp. 224, € 9,90, trad. Maria Teresa Aquilano e Roberta Rambelli
Jack Vance, La saga di Cugel
Fanucci TIF, 2013, pp. 352, € 9,90, trad. Maria Agnese Grimaldi
Jack Vance, Rhialto il Meraviglioso
Fanucci TIF, 2013, pp. 256, € 9,90, trad. Gianluigi Zuddas
G.R.R. Martin, G. Dozois [a cura], La terra al tramonto
Mondadori Urania, pp. 274, € 4,90, trad. Marcello Jatosti
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