Tra le tante distopie create dalla narrativa di speculazione le due che presento oggi sono ormai ricordate con brevi note a margine, sia perché scritte in epoca molto lontana, sia perché “surclassate” da altre di autori entrati di diritto nella storia della letteratura. Eppure meriterebbero nuova attenzione sia per il loro carattere profondamente politico, sia perché decisamente singolari. La loro natura di opere a tesi può forse far storcere il naso a molti lettori di fantascienza, ma trama e stile sono di tale efficacia da potere ancora indurre chi legge a esplorare i loro mondi totalitari e a immedesimarsi nei personaggi. I due testi coprono curiosamente entrambi i campi dello spettro: uno, di autore americano, esaspera le tendenze sociali del capitalismo, l’altro, di autore russo, quelle del comunismo.
Il primo è Il Tallone di ferro di Jack London, pubblicato nel 1907; usando l’espediente di un manoscritto ritrovato quattro secoli dopo, il romanzo racconta l’epocale conflitto tra capitalismo e classe operaia americana dei primi decenni del XX secolo. Il romanzo si divide in due parti, la prima narra gli anni precedenti la presa del potere da parte del “Tallone di ferro”, la seconda, invece, descrive la resistenza contro la dittatura. Preso il potere, dopo aver portato dalla propria parte o spazzato via la classe media e l’aristocrazia operaia, il capitalismo domina con il terrore, costringendo la resistenza alla clandestinità. Filo conduttore della vicenda è l’amore tra il capo della resistenza, Ernest Everhard, di estrazione operaia e Avis, ragazza di buona famiglia borghese che aderisce alla resistenza e autrice del manoscritto. Il Tallone di ferro manterrà il potere per tre secoli, fino a che verrà sconfitto dai proletari e dal sottoproletariato, quelli che lo stesso London chiamò il «Popolo dell’Abisso» in un memorabile reportage dall’East End londinese dove visse per mesi come uno straccione fra gli straccioni.
Il romanzo è una vera chicca nell’edizione Feltrinelli grazie alla prefazione interessante di Goffredo Fofi e alla stupefacente “recensione” indirizzata alla “compagna” Joan, figlia di London, nella quale Lev Trotzskji – avendo appena letto l’opera con trent’anni di ritardo – celebra la lucida anticipazione di London delle tendenze in atto nei primi anni del XX secolo, divenute attualissime tre decenni dopo.
Il secondo testo, NOI dello scrittore russo Evgenij Zamjatin (1920), si svolge invece all’inizio del terzo millennio, quando lo Stato Unico è governato dal Benefattore, guida suprema “liberamente” rieletta annualmente dai cittadini da ben 39 anni. I cittadini dello Stato Unico indossano tutti le stesse identiche uniformi grigio-azzurre, non hanno nomi ma vengono identificati con una sigla, vivono costantemente sorvegliati dai Guardiani (che spiano e incoraggiano la delazione). Vivono sotto un’enorme cupola di vetro in edifici di vetro, in cui il tempo personale non esiste tranne per poche ore al giorno durante le quali tutti indistintamente devono fare le stesse cose, compresa la comune passeggiata pomeridiana. Gli unici momenti di intimità riguardano gli incontri sessuali, che richiedono speciali biglietti rosa in cui viene riportata la sigla del partner prescelto.
L’io narrante è un matematico, D-503, il costruttore dell’Integrale, una nave spaziale di vetro che porterà sugli altri pianeti il verbo dello Stato Unico. Egli racconta in brevi note scientifiche i giorni che precedono il varo della nave e il suo incontro con una donna ribelle che insieme ad altri vuole impadronirsi della nave.
L’opera di Zamjatin venne pubblicata 20 anni prima che Stalin prendesse il potere, quando la rivoluzione sovietica era appena avvenuta e i segnali di come sarebbe, in seguito, mutato il regime erano ancora poco avvertiti. NOI fu il primo romanzo a essere messo al bando dalla censura sovietica nel 1921. Apparve in inglese nel 1924 ma in Russia venne pubblicato integralmente soltanto nel 1988. Inevitabile il confronto con 1984 di Orwell, ma va ricordato che mentre Orwell attinse alla realtà sovietica per creare un ritratto esasperato ma plausibile di un regime in atto, Zamjatin lo previde lucidamente.
Jack London Il Tallone di ferro, Feltrinelli 2014, trad C. Sallustro, prefazione G. Fofi, con uno scritto di Lev Trotskij, € 8,50
Evgenij Zamjatin, NOI, prima ed. Minerva Italica 1955, trad E. Lo Gatto, ed. 2007 da Lupetti, trad. B. Delfino, ed. 2013 da Voland, trad. A. Niero.
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