Solitamente quando entro in libreria cerco di fare presto e di andarci con le idee chiare. Prendo quello che c’è da prendere e mi dirigo rapido alla cassa. Il tutto per difesa personale. Qualche tempo fa tuttavia, durante il tragitto non ho potuto fare a meno di notare Andorra di Peter Cameron, stretto tra un legal thriller e l’ennesimo libro con i fiori, i profumi, lo zenzero e la cannella. Non so se per una sorta di pietas o perché fosse il solo libro di Cameron a non aver letto, ma me lo sono preso e portato via pure a lui.
Che dire… Andorra è la storia di un uomo che si trasferisce ad Andorra per l’appunto, deciso a cambiare vita dopo una terribile tragedia. Nel suo soggiorno incontrerà altre persone che devono superare altre più o meno terribili tragedie.
Detta così, potrebbe essere un capolavoro come una stronzata, come tutte le storie dette così, d’altronde. E allora proviamo a dirla in un altro modo.
Innanzitutto Peter Cameron è uno di quegli scrittori che mi piace leggere mentre lo leggo. E non è una cosa così scontata come si potrebbe credere. Cioè, tu lo leggi e intanto ti chiedi quanto sia profondo il libro e dove lo scrittore voglia arrivare, ma comunque sarà il risultato finale, tu sei contento. Non si tratta di intrattenimento, ma di piacere della lettura. Una cosa diversa insomma. E comunque, dovunque voglia arrivare, Cameron arriva, eccome se arriva. Diciamo pure che arriva appena parte:
Tanti anni fa lessi un un libro ambientato ad Andorra e l’idea del paese che ne ricavai mi rimase talmente impressa che quando, costretto dalla circostanze, dovetti ricominciare in un posto nuovo, mi fu immediatamente chiaro dove andare. E arrivarci, visto il mondo di oggi, non era difficile, così partii, lasciandomi alle spalle quel che mi era necessario lasciare – cioè tutto. E’ incredibile la facilità con cui, volendo o avendone necessità, si può cambiare vita. Tuttavia, com’è ovvio, non l’ho cambiata veramente. La mia vita è sempre la stessa, però in un altro paese: Andorra.
E’ stato scritto molto riguardo questo libro e anche molto bene, a mio giudizio. Andorra come simbolo, come luogo mentale, come luogo dell’animo, come luogo di confine. Architetture astratte, metaforiche, l’atmosfera che conta più della trama, fughe tra le montagne o in mare che rimandano alla fuga da se stessi come tratto ineludibile dell’esistenza. Nello stesso tempo, molti hanno storto il naso di fronte a questo romanzo giovanile di Cameron, ritenendolo meno riuscito dei successivi.
Non sono di quest’opinione. Mi è piaciuto assai. Anche perché – essenzialmente – mi piace quando uno scrive così:
Era una felicità esteriore, legata al luogo, una felicità che a volte mi prende quando mi pare di essere al posto giusto nel momento giusto, quando il mondo intorno a me sembra perfetto, ogni cosa disposta ad arte come nella vetrina di una boutique, e io m’arrendo: credo in quella perfezione, mi sento al sicuro e senza responsabilità, quasi la bellezza del mondo visibile impedisca che mi accadono delle brutte cose.
Insomma, lo trovo un grandissimo libro, se non si era capito. E oltre ad averlo trovato molto bello, ho trovato anche un’altra cosa: Franz Kafka. Non solo per il timbro di alcuni personaggi apparentemente secondari. Non solo per il vento di polizia (e di giudizio) che soffia per tutto il corso del romanzo. Non solo per la patina di sogno che si fa strada dalla prime pagine e non se ne va più. In alcune scene Kafka c’è mancato proprio che lo vedessi fisicamente, seduto a un tavolino o come semplice passante. Perché Kafka non è un uomo o uno scrittore. Kafka è uno spirito trasversale, che vaga dai tempi dei presocratici (la natura ama nascondersi) . E continua a vagare tutt’oggi (vedi i racconti di Lydia Davis, per esempio).
Non ha letto il libro, ma ha visto il film scriveva Ennio Flaiano. Personalmente, una frase che come poche racconta la natura di questi tempi. Dato che ogni romanzo di Cameron ci fanno poi un film, non è escluso che lo facciano anche con questo. Ecco, in tal caso, non fate che andate a vedere il film e poi non leggete il libro, considerato anche cosa è stato fatto in pellicola degli altri suoi romanzi.
Uno che certamente il libro l’ha letto, è Roberto Calasso, il quale in un’intervista afferma che gli scrittori contemporanei, i grandi scrittori contemporanei, si possono contare sulle dita di una mano. Il tutto per dire che tra questi scrittori c’è Kundera.
Gli altri non è dato sapere. Appena finito il libro, mi sono chiesto se Cameron ci stesse nella mano di Calasso. Per quanto mi riguarda, non so se i miei grandi scrittori contemporanei si contino nelle dita di una mano, e non so neanche se ci sia Kundera tra questi. So invece che Peter Cameron c’è. E l’ho saputo – irreversibilmente – proprio attraverso questo libro.
Peter Cameron, Andorra
Adelphi Fabula 2014, pp. 236, € 18,00, trad. Giuseppina Oneto
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