Rosa Matteucci è l’autrice di Lourdes, uno dei romanzi più intelligentemente e impietosamente crudeli del panorama letterario italiano. E questo suo romanzo promette già dal titolo altrettanta lucida perfidia. «La donna» – così, anonimamente, è presentata la protagonista – raggiunge all’Asmara il suo amico, «il ragazzo che aspettava qualcosa». Tra i due, in patria, non vi erano legami né promesse, soltanto gusti comuni e un certo affiatamento. Il «ragazzo», insegnante di una scuola italiana in un’Eritrea attraversata da una guerra infinita, si sente sperduto e il legame non troppo solido né urgente con «la donna» si arricchisce di echi e promesse dovuti alla distanza. L’arrivo di lei si incaricherà di distruggere crudelmente il sogno del «ragazzo che aspettava qualcosa». Nel Corno d’Africa «la donna» incontrerà «il soldato», uomo semplice ma appassionato, e nascerà tra loro un legame tormentato e fatale.
A raccontarla così una storia di sentimento e sofferenza, ambientata nella romantica cornice dell’Africa Orientale, cronaca di un amore contrastato, con la presenza obbligata di una Lei, un Lui e un Rivale. Questo se si dimentica che a scriverlo è stata Rosa Matteucci… «La donna» è un’illusa, una pasticciona, un’idiota a piede libero che non si accorge di nulla e insegue «il soldato» con la cieca dedizione di un cane abbandonato, «il soldato» un individuo infantile dalle emozioni rudimentali ma leale fino al masochismo nei confronti dell’amico, «il ragazzo che aspettava qualcosa», Quest’ultimo, infine, è un tipo meschino, irascibile, ipocrita e vendicativo, la cui unica consolazione per il rifiuto della donna è compiacersi delle umiliazioni che le infligge il soldato. In quanto all’Africa si rivela incomprensibile e soprattutto inospitale, aliena, scomoda, violenta e troppo carica di odori e sapori per il grigiore intellettuale dei protagonisti.

Rosa Matteucci
L’elemento comico di Matteucci nasce da un’eccellente scelta dei tempi della narrazione, da un gusto dissacrante fino alla ferocia – lo stesso che segnava l’ottimo Lourdes – e dalla precisione iperreale delle descrizioni, apparentemente svilite a evocare incontri sgraditi, momenti di confusione mentale, abbagli, errori e piccole cose estratte da una quotidianità prosaica, con un irresistibile effetto di grottesco e straniamento. Le pagine di Matteucci fanno sorridere con pena, o soffrire con un sorriso. Si assiste, nostro malgrado divertiti, alla gioiosa autopsia delle illusioni e dei confusi sogni e desideri di una generazione molto «intellettuale» ma molto «delusa» da un mondo ostile e indifferente. Il referto finale parla di «insondabile stupidità».
Rosa Matteucci, Libera la Karenina che è in te, Adelphi Fabula 2003, pp. 165, € 14,00
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