Si dice che in questo paese si legge poco. È vero. Tuttavia, andando a guardare i libri che vanno per la maggiore, la figura del non-lettore dovrebbe essere prepotentemente rivalutata.
Il problema non sta solo in chi legge, ma anche in chi scrive, certamente. Ma il problema sta anche in chi dimora nel mezzo tra chi legge e chi scrive. Mi riferisco al cosiddetto mondo editoriale, fatto di editori appunto, editor, premi letterari, uffici stampa, e della stampa stessa, specializzata o meno che sia. Il livello culturale è basso, inadeguato, approssimativo, lo spessore consumato, il taglio televisivo e la prospettiva ridotta, se non nulla. Perché è ora di cominciare a dirle come stanno realmente le cose.
A riprova di questo, il fatto che accentrano l’attenzione alcuni libri fondamentalmente vuoti, retorici, insipidi, sia nella forma che nella sostanza, per chi ancora crede che la forma e la sostanza siano cose diverse. Mentre altri libri, interessanti e pulsanti, rimangono ai margini. Riguardo il primo genere di libri, non starò a citare esempi, mentre riguardo il secondo genere, intendo segnalare il romanzo di Simona Rondolini, Dovunque, eternamente, edizioni Elliot.
Opera prima, finalista al premio Calvino nel 2013, con il titolo originale Il costruttore di ponti. Una storia divisa in due parti: nella prima la figura di una donna, il suo doloroso rapporto con il padre, un famoso direttore d’orchestra dalla personalità complessa quanto carnivora, e quello non da meno con la madre, altrettanto famosa cantante lirica. La musica di Mahler, reminescenze letterarie, una famiglia che non è chiusa in un mondo a parte, ma è un mondo a parte a tutti gli effetti.
Dopodiché leggiamo quasi un altro libro, apparentemente. La donna taglia nettamente con il suo passato, la sua famiglia, la sua vita com’era sempre stata, e si ritrova a lavorare in una fabbrica dove si macellano conigli che scorrono appesi a dei ganci lungo una catena di montaggio. Apparentemente, perché il libro è sempre lo stesso.
Dopo il dipanarsi di un’atmosfera protetta e incorporea, la Rondolini disegna scene forti, improvvisamente distoniche, ma senza compiacimento. Il libro conserva equilibrio, misura, rispetto delle proporzioni, ma senza perseguire quella quadratura del cerchio tanto cara agli artigiani del settore.
Dovunque,eternamente non spiattella un tema definito e fruibile, non racconta di com’eravamo comunisti, dell’anoressia e dell’ennesima mafia di questo paese. Non è neanche un giallo che ci ripropone la figura dell’ennesimo e simpatico investigatore.
Racconta della vita di una donna, di una famiglia, di una trasformazione. La musica di Mahler detiene il suo peso specifico, ma così come lo detengono i conigli che scorrono appesi sui ganci. Non esiste un centro. L’essenza si rivela impercettibile quanto trasversale, comprende e trascende.
Dovunque, eternamente presenta un solo difetto: è un bel libro. Un difetto che difficilmente viene perdonato di questi tempi.
Simona Rondolini, Dovunque Eternamente
Elliot, 2014, pp. 320, € 17,50
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