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    Colpa d’amore e commedia di equivoci

    • di Consolata Lanza
    • Novembre 9, 2014 a 6:25 pm

    colpa d'amore

    Sarà il tempo deprimente, sarà che in questo momento non sono proprio di buon umore, sarà che son fatta così e non c’è bisogno di cercare scuse, sarà soprattutto che Elizabeth von Arnim è una brava scrittrice, ma raramente un libro mi ha dato tanta soddisfazione quanto questo Colpa d’amore, la cui edizione originale è del 1929. Leggendolo mi sono divertita, ho avuto qualche momento di stringicuore, ho ammirato l’autrice, avrei voluto che continuasse ancora, e mi chiedo che cosa troverò stasera che sia alla sua altezza. Quello che mi ha entusiasmata è la perfidia di questa storia: forse Elizabeth von Arnim aveva qualche sassolino da togliersi nei confronti della buona società inglese, certo che è un romanzo pieno di intelligentissima e spiritosa cattiveria, e il ritratto della ricca, ipocrita e perbenista borghesia che ne viene fuori è senza pietà. Leggetevi la biografia dell’autrice, e forse ci troverete qualche elemento per capire i motivi della sua animosità. Comunque l’importante è che il risultato è esilarante, perfido e appassionante. Allora. Molly Bott, appena diventata vedova, scopre che il marito la ha diseredata, a parte un offensivo lascito di mille sterline, devolvendo il suo ingente capitale a un ospizio per donne perdute. Questa è una tegola terribile non solo per lei ma anche per la tremenda famiglia dei Bott, che giustamente la interpretano come una meschina vendetta postuma del morto per un tradimento della moglie. Da queste premesse si sviluppa la trama che, prendendo le mosse dal fatto che Molly se ne va di casa gettando nel panico tutta la famiglia, in certi punti sfiora la pochade, quando i quattro fratelli del defunto con le loro consorti, e al traino le cinque sorelle non più Bott ma pur sempre parte della famiglia, si arrabattano per salvarsi da uno scandalo che impedirebbe a tutti i membri di uscire a testa alta nel sobborgo di Londra di cui sono i più illustri abitanti, e sicuramente si ripercuoterebbe negativamente sugli affari. Da parte sua Molly vede crollare quelli che credeva i suoi punti di riferimento, la sorella che vive in Svizzera, quello che per dieci anni è stato il suo amante, e non le resta che tornare nelle braccia dei Bott.

    von-arnim-da-c

    Elizabeth von Arnim

    Commedia degli equivoci perché tutti si sbagliano continuamente sul conto degli altri fraintendendo comportamenti e indizi, commedia spietata perché tutti mentono e non c’è nessuno che si salva, neppure la “povera Molly” che è vittima e colpevole allo stesso tempo e suscita alternativamente pietà, concupiscenza e rifiuto nei vari membri della famiglia. Commedia divertentissima, ricca di figurine indimenticabili (l’affittacamere, il maggiordomo che ansima, la cognata sopra le righe, il notaio bacchettone) e situazioni ridicole e angosciose. Elizabeth von Arnim è particolarmente spietata con le donne, che sono stupide, bigotte, invidiose, competitive, spietate, avide, tranne la vecchia madre Bott che dall’alto del suo essere vecchia ha raggiunto un olimpico distacco dalle piccinerie della vita; mentre Molly, mite, grassottella e sempre pronta a essere d’accordo con tutti, non ha neanche la giustificazione dell’amore per il suo peccato d’adulterio. Gli uomini non se la cavano bene, soprattutto il marito defunto e l’amante sventato, mentre i cognati, pur nella loro indignazione contro Molly, si ammorbidiscono davanti alle sue morbide grazie. Il tutto è condito da una dovizia di notazioni concrete sulla vita del tempo (quei terrificanti crespi vedovili, le reazioni della servitù, i cibi, i trasporti). Traduzione di Simona Garavella.
    Avvertenza finale: il titolo italiano è melenso e davvero fuorviante (in inglese è l’anonimo Expiation), a meno che non voglia essere sarcastico: qui d’amore non si parla proprio mentre si parla molto, e si pensa sempre, al vero dio da tutti venerato e servito, l’onnipotente Denaro.

     

    Elizabeth von Arnim, Colpa d’amore

    Bollati Boringhieri Varianti 2010, pp. 313, € 17,50, trad. Simona Garavella

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