Nel pomeriggio assolato due creature sfidano la calura camminando lungo i binari della linea Brighton-Eastbourne. Passeggiare lì è molto pericoloso, il vecchio signore che li guarda lo sa benissimo, se esita ad avvertirli è per due motivi importanti: la prima è che a novant’anni e passa alzarsi dalla poltrona davanti alla finestra è una vera impresa, l’altra è che… santo cielo, le creature sono un ragazzino di forse nove anni e un pappagallo, che gli sta appollaiato sulla spalla, e sono immerse in una arcana forma di comunicazione preclusa ai comuni mortali. Una vera stranezza, e tanto tempo prima il vecchio signore, quando non era ancora un vecchio e godeva di credito in certi ambienti, andava a caccia proprio di stranezze. Quando si ha quel genere di fiuto è impossibile restare indifferenti a quei due che camminano sui binari come se il mondo intorno non esistesse. Ormai il vecchio signore è stato dimenticato da molti, e tra i paesani quasi nessuno sa che nel piccolo cottage, vicino a un prato pieno di arnie, vive proprio… Oh, beh, è passato davvero tanto tempo, il vecchio non è più tanto giusto di testa, e poi i bravi inglesi hanno altro per la testa, nel 1941. Ma il vecchio a suo tempo era in gamba, faceva scintille, faceva i miracoli, era come un mago. E lo sapevano in tanti. Non che lui curasse di dirlo in giro, gli bastava risolvere le stranezze, appunto. Ma c’era chi raccontava per lui. Adesso invece… Così è proprio un’idea balorda, quella dell’ispettore Bellows, nipote di un altro Bellows anche lui poliziotto, di andare a consultare il vecchio quando scompare il pappagallo e compare un cadavere. Questo è il parere dell’agente investigativo Quint, convinto che il caso sia il solito squallido omicidio con rapina. Il rapinato è il morto, naturalmente, derubato del volatile che aveva a sua volta sottratto al bambino… Insomma, una storia davvero cretina. Ma il vecchio, con la fortunaccia di sempre, era seduto nella poltrona davanti alla finestra proprio quel pomeriggio afoso, e guardava le due assurde creature, il bambino muto e il pappagallo troppo loquace… Travestito da indagine, questo è l’atto d’amore di un lettore affezionato. È l’ultima, inaspettata avventura di un vecchio, amatissimo investigatore privato inglese, sopravvissuto al proprio autore e ormai più famoso di lui, tanto da aver ricevuto in regalo dai suoi fan scrittori decine di storie «impossibili». Se non avete ancora capito quanto speciale sia il vecchio signore, peggio per voi, altre possibilità non ve ne dò, e non ve concede Chabon, che rievoca l’anziano investigatore, il suo spirito beffardo, la sua passione fredda e razionale e il suo assurdo amore per le api, senza mai pronunciare il suo nome. Così chiunque – anche chi nutre una immotivata diffidenza verso i polizieschi e i gialli – potrà gustare senza ombre la storia di quest’ultima ricerca, non troppo consistente dal punto di vista del genere, ma delicata, divertente, commovente dal punto di vista narrativo e ricca di buoni personaggi di contorno: il reverendo Paniker, uomo pio e affidabile che improvvisamente comincia a interrogarsi sul senso di una vita anonima e piena soltanto di doveri; la signora Paniker, donna energica e piena di risorse che riesce a tenere insieme la famiglia con la stessa ostinazione con la quale ha scelto a suo tempo un marito straniero; il pappagallo Bruno, creatura chiacchierona ma che non pensa a vanvera, non dimentica nulla e sa fare tesoro delle esperienze accumulate nella sua vita longeva; Linus, il bambino ebreo che ha scampato il lager per, beh, questo ve lo leggerete. Non si possono raccontare i gialli.
Michael Chabon, Soluzione finale
Rizzoli 2005, pp. 166, € 12,00, trad. L. Crepax
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