Gennaio 1864. Nella Londra vittoriana, William Monk – un tempo detective di polizia, poi investigatore privato e ora fresco comandante di una sezione della polizia fluviale – sta svolgendo il proprio faticoso apprendistato, fra lo scetticismo dei sottoposti e la prevenzione dei superiori. Personaggio complesso e non sempre simpatico, Monk è segnato da un’amnesia permanente che risale a otto anni prima e dal successivo sforzo di ricostruirsi un’identità. Episodi di un tempo e sfumature detestabili della propria personalità scoperte in seguito, gli hanno insegnato la cautela verso gli altri e il matrimonio recente con Hester – una giovane donna indipendente che ha partecipato alla guerra di Crimea come crocerossina – hanno addolcito il suo carattere spigoloso ma non possono cancellare il passato che egli stenta a ricordare ma è conosciuto dai colleghi e la diffidenza ispirata dai suoi abiti eleganti e i modi raffinati che ha imparato per allontanarsi dalle proprie origini provinciali. Eppure Monk ha bisogno come non mai di alleati perché ancora non conosce l’ambiente del fiume, fatto di commerci illegali, di furti grandi e piccoli, di miseria e malattie provocate dai liquami trasportati dalle fogne verso il Tamigi.
La vicenda comincia con la fatale caduta di due giovani fidanzati dal ponte di Waterloo nelle gelide acque del Tamigi. Ma forse non si è trattato di un’incidente, forse è stato un doppio suicidio… o forse un omicidio accompagnato dalla caduta accidentale dell’assassino… L’indagine subito si complica, perché Londra in quegli anni sta subendo grandi trasformazioni urbanistiche e un imponente progetto fognario sta buttando all’aria il sottosuolo della capitale. Molte ditte hanno in appalto i lavori e – proprio come nella nostra epoca – grandi appalti implicano un fiume di denaro, tempi rigidi di consegna, risparmi rischiosi sulle forniture di materiale. E corruzione.
Presto il detective Monk comprende di avere per le mani un caso estremamente difficile, che ha radici nel passato recente. Intanto i lavori nel sottosuolo continuano a ritmo serrato, grazie all’impiego di imponenti macchinari di nuova costruzione che giorno e notte scavano, mettendo in apprensione i molti londinesi poverissimi che campano letteralmente della ricchezza delle fogne. Un mondo intero, umido, buio e deprivato, si palanca letteralmente sotto i piedi di Monk e della fidata Hester che, per risolvere il caso dovranno avvalersi della collaborazione di gente di ogni classe sociale: il sottoposto più fidato, qualche accattone, un piccolo orfano, un antico collega e rivale, un maggiordomo fedele, domestici impiegati nelle dimore dell’alta borghesia, una nobildonna generosa e un giovane lord deputato alla Camera dei Comuni.
Nella sua semplicità funzionale, il romanzo della Perry ha rimandi letterari alti al mainstream e al romanzo d’appendice: per Hester e Monk, i protagonisti, l’esplorazione delle fogne è una specie di discesa agli inferi e ognuno di loro ha una guida: Scuff per Monk e Sutton per Hester. Le notizie che entrambi porteranno dagli inferi indurranno altri a intervenire. La caccia al malvagio, comunque, avviene all’inferno.
Il rapporto tra Scuff e gli adulti fa parte di un collaudato topos letterario che ricorda ad esempio i tanti bambini descritti da Dikens ma anche, immagino volutamente, gli irregolari di Baker Street. Tra l’altro, l’ultima opera compiuta di Dickens, Il nostro comune amico, fu scritta proprio negli anni in cui è ambientato il romanzo di Perry.
D’altra parte i complessi intrecci famigliari con buoni che sembrano un po’ malvagi e malvagi che sembrano buoni e il continuo rimescolamento di personaggi e ambienti ricchi e altri miserevoli rimanda suggestivamente al feuilleton.
Come nella miglior tradizione dickensiana e non solo, l’autrice mette a contatto il West End degli aristocratici, la ricca borghesia, gli affaristi della City e l’East end buio delle fogne e dei poveracci, lo stesso o quasi nel quale si aggirerà Jack lo squartatore. Durante la lunga indagine, i protagonisti passano da un ambiente all’altro, trascinando il lettore dalle case più sfarzose alle catapecchie, alla City, ai centri di potere della capitale dell’Impero nei quali, con ipocrita «decenza» vengono trattati gli affari più lucrosi e sottintesa la peggiore corruzione, esattamente come avvenne nella realtà di quegli anni. Proprio questo viaggio tra i quartieri e le classi sociali è – insieme al rigoroso impianto storico – il pregio maggiore del libro.
A lettura ultimata resta la curiosità di saperne di più sui luoghi e sugli avvenimenti di quegli anni. Ho quindi cercato un po’ di notizie in rete e scritto un post sul mio blog.
Per avere un’idea più chiara della situazione dell’East End, delle rivolte causate dalla povertà e dal disinteresse dello Stato, ma anche della variegata provenienze della popolazione del quartiere, vale davvero la pena di leggere un saggio su Jack lo Squartatore recensito su Librinuovi, documentato e curatissimo, per nulla splatter e, a tratti, davvero sorprendente, che non si propone di risolve il mistero dell’identità di Jack, ma piuttosto quello di ricostruire il milieu socio-culturale della Londra di allora, potere dei media compreso.
Anne Perry, il fiume mortale
Fanucci, 2009, pp. 400, € 18,00
Trad. S. Brambilla
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Attualmente dato da Fanucci come «non disponibile», il romanzo è stato ripubblicato nel 2013 su licenza in Biblioteca Repubblica –L’Espresso, collana Il noir entra nella storia
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Paul Begg: Jack Lo Squartatore, la vera storia
Utet 2006, p. 314, illustrato, € 23,50
trad. D. Pantieri
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