L’edizione originale del saggio è uscita nel quattrocentesimo anniversario della nascita di René Descartes; l’edizione italiana, guarda caso, coincide con i 350 anni dalla morte. Da un breve calcolo risulta che Cartesio morì a 53 anni, ufficialmente di polmonite, nell’ambasciata francese a Stoccolma, dove si era recato per dare lezioni di “filosofia moderna” alla 23enne regina Cristina. La regale alunna era instancabile (il poveretto doveva presentarsi alle cinque del mattino, perché Sua Altezza dormiva pochissimo e aveva giornate molto piene) e interessata più a collezionare artisti di fama e pensatori illustri che a studiare filosofia. I protagonisti della vicenda, lui, il filosofo – capelli lunghi, fronte spaziosa e naso imponente, l’espressione arrogante fissata dai ritrattisti dell’epoca – e lei, la regina col sorriso misterioso e androgino che le regalò Greta Garbo, si incontrarono poche volte, vuoi per la scarsa abilità diplomatica di Cartesio (manifestò da subito scarsa considerazione per i “filologi” di corte e gli eruditi tradizionalisti lo ricambiarono di cuore), vuoi per l’intenzione di Cristina – educata come un re ma insofferente degli impegni di corte – di abdicare per venire a Roma e vivere liberamente. Perché investigare su fatti accaduti 350 anni fa e consegnati alla storia e all’agiografia? Eike Pies l’ha fatto perché bis bis nipote del dr. Wilhelm Pies (Piso alla latina), laureato a Leida, decano della scuola medica di Amsterdam e fondatore della medicina tropicale. Ma soprattutto amico del dr. Johann van Wullen (Vullenius), uno dei medici personali di Cristina, che visitò Cartesio – fiaccato dalla malattia ma ancora abbastanza arrogante da rifiutare le sue cure – e fu testimone della sua morte. Una morte serena benché dolorosa, secondo i biografi seicenteschi e i comunicati della Corte svedese, ma non secondo i cortigiani, che parlarono di avvelenamento. La lettera di Vullenius a Piso, inviata appena qualche ora dopo la morte del filosofo, è un capolavoro di prudenza ma, scritta da medico a medico e da amico ad amico, dice fra le righe molto più di quanto appaia… Piso, discreto e corretto, bruciò l’originale, ma ne conservò una copia, giunta secoli dopo in mani giuste: quelle di Eike Pies, medico e storico.
Documentato, ben costruito, gran bel lavoro di deduzione, alla Philo Vance (non faccio il nome di Sherlock Holmes che era alla fin fine più intuitivo e meno razionale di quanto vorrebbe lasciarci credere). Da regalare all’amico medico e/o appassionato di gialli all’inglese, ma divertente anche per chi su Cartesio ha letto soltanto i capitoli interminabili della Storia della Filosofia Occidentale adottata al liceo.
Eike Pies, Il delitto Cartesio: documenti, indizi, prove
Sellerio 1999 – Ed. orig. 1996 – pp. 158, € 8,00
Trad. Mario Rubino
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