Michael Berg è un adolescente alla fine degli anni ’50, di famiglia benestante, mediamente studioso e senza grossi problemi. Conosce Hanna, una donna ormai adulta dalle abitudini misteriose e dai modi ambigui.
Tra i due sorge uno strano rapporto. Lei acconsente all’amore con Michael e lui, quasi per contrappasso, deve leggerle in occasione di ogni loro convegno erotico numerose pagine di un romanzo da lui proposto e da lei scelto in base alla lettura dell’incipit.
La loro storia d’amore, tanto diseguale e inconsueta, termina bruscamente – dopo un breve periodo di crisi – quando lei si trasferisce senza preavviso e senza lasciare il nuovo indirizzo.
Michael incontrerà nuovamente Hanna in circostanze diverse. Studente di legge parteciperà in veste di uditore a un processo per crimini contro l’umanità dove Hanna, una delle guardiane del campo di sterminio di Auschwitz, è accusata di complicità nell’omicidio dei deportati.
Raccontato in prima persona il libro di Schlick è un’ininterrotta, ansiosa, serie di domande senza risposta. Perché Hanna nel 1943 aveva scelto di abbandonare il suo lavoro presso la Siemens per entrare nelle SS? Perché aveva continuato a traslocare da una città all’altra pur senza essere ricercata dalla polizia? Perché, infine, e quale senso aveva avuto la loro strana storia d’amore? E da queste poche domande Michael, trascinato alla riflessione dall’andamento del processo, arriva infine alla domanda definitiva: come è potuto accadere ciò che è accaduto? Come ha potuto Hanna, e come lei migliaia di altri individui, rendersi complice dello sterminio, la stessa Hanna che gli dormicchiava sul petto mentre lui le leggeva “Guerra e Pace” e che aveva l’abitudine di fargli il bagno come a un bambino, prima di fare l’amore.
E il lettore partecipa dello smarrimento, delle oscillazioni, dei dubbi di Michael, combattuto tra il sentimento della condanna e la coscienza dell’unicità di Hanna in quanto persona, del mistero della sua storia personale che è poi il mistero della vita di ognuno.
É un grande libro A voce alta, non solo per ciò che racconta, ma anche per quello che suggerisce o che ha il coraggio di tacere, per il terribile sentimento dell’errore umano che contiene e per il pudore disperato che esprime. Michael vive profondamente l’ambiguità tra la Giustizia che impone di condannare e il suo sentimento personale, fatto di ricordi dolci-amari vissuti con una Hanna che non riesce a immaginare nella divisa nera dell’ausiliaria SS.
E questo senso di smarrimento, questa amnesia dell’orrore che sembra ingoiare lunghi tratti di vite di carnefici e vittime è l’ultima e definitiva domanda di Michael (e di Schlick), quella per cui non sembra esistere alcuna risposta definitiva. La stessa, a ben vedere, che Primo Levi affidò al suo ultimo libro, i Sommersi e i Salvati: Com’è accaduto, com’è potuto accadere? Accadrà ancora?
Bernhard Schlick, A voce alta
Garzanti Elefanti, pp. 192, € 9.90, traduzione dal tedesco di Rolando Zorzi
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