Michael Zadoorian
Second Hand
Marcos y Marcos
€ 16,00
trad. M. Foschini
Retrogusto al gusto di sospiro, per un libro che va degustato e centellinato, ma prima o poi finisce, e non vorresti, è la vita che va così, e quando finisce sospiri e pensi: chissà quando me ne capiterà un altro altrettanto bello. Mi è piaciuto molto, se non si fosse capito. Mi è piaciuto talmente tanto che stimola una certa fiducia nell’editoria, perché mentre lo leggi pensi che non è tutta carta sprecata quello che finisce sugli scaffali di una libreria. Va bene, confesso, sono di parte, mi piacciono le cose trovate, e il top della goduria sarebbe stato trovare questo libro su una bancarella di una fiera o seppellito in un Libraccio fra fratelli dimessi, come vecchie auto da rottamare. Invece l’ho preso immacolato in una libreria normale e, stranamente, per averlo tanto amato non l’ho nemmeno sottolineato. Per stare in tema con Richard, potrei rivenderlo quasi al prezzo intero, se mai volessi liberarmene.
Richard, il protagonista, potremmo definirlo in tanti modi, Junker, Hipster, o cultore della memoria, e anche se non sembrano sinonimi a mio parere lo sono. Richard è un rigattiere, potremmo definirlo così in termini più eleganti, insomma è uno che va alle vendite di sgombero e porta nel suo negozio oggetti usati da persone morte o in casa di riposo, per venderli ad altre persone, che prima o poi moriranno anch’esse. Non conosco le vendite di sgombero, mi sa che in Italia non usano tanto, ma un paio di negozi dove c’è ammassata questo tipo di roba li ho visitati e mi sono portata a casa dei bicchieri, delle sedie, e poco altro, ma fra i miei libri molto viene dal Libraccio, e il concetto è lo stesso; trovare fra le pagine un biglietto, o una dedica, o una sottolineatura, mi commuove quasi.
Ma questo non ha niente a che vedere col libro, o forse sì, perché ha a che vedere con una delle ragioni per cui il libro mi è piaciuto, a parte questo potrei dire che è scritto a ruota libera, una sorta di lungo monologo di Richard che racconta, e ti sembra di essere al bar con un amico e mentre una birra tira l’altra lui non smette di raccontare. È una storia con dentro tante storie. Ha delle trovate esilaranti, e altre commoventi, i personaggi non sembrano tirati fuori da sotto lo zerbino, e ogni cosa ha il suo giusto peso. È un libro che ha equilibrio, come si dice in gergo funziona. Un personaggio come Richard non può che avere una fidanzata in sintonia, Theresa. Ma Theresa lavora in un centro anticrudeltà dove ci si occupa di randagi, a volte occupandosene fino in fondo, e questo ha il suo peso. Ha il suo peso su Theresa e di riflesso su Richard, così come potremmo interrogarci sulla forza che spinge un individuo verso il suo lavoro e viceversa. Forse questo è uno dei punti di forza di questo libro, stimola delle riflessioni che ne stimolano altre in maniera esponenziale. E finisce che magari non hai fatto solo una lettura ma un gran viaggio dentro quel paio di cassetti che di solito stanno ben chiusi nelle tue viscere. È un viaggio dentro la vita e la morte, e dentro la catarsi, necessaria, indispensabile. Forse ti lascia addosso un profumo appena accennato di malinconia, ma è una malinconia buona, come l’abbraccio di un vecchio amico.